Corriere della Sera

Tra gaffe e scelte frettolose, Toninelli è un caso anche nel M5S

- Tommaso Labate

«Ma è sicuro, Toninelli, che l’europa ci consentirà di affidare la costruzion­e del nuovo ponte di Genova senza bandi? Perché io, a quanto ne so, credo proprio che non sarà così». Consiglio dei ministri, interno giorno, anche se giorno lo è ancora per poco visto che sono appena passate le 17. Giovedì scorso. Danilo Toninelli ha appena finito di leggere la relazione che accompagna il decreto su Genova, che a sua volta dovrà accompagna­re — anche se solo virtualmen­te — Giuseppe Conte nella trasferta nel capoluogo ligure, prevista per l’indomani. Matteo Salvini si prepara a sferrare l’attacco contro i 5 Stelle, di cui poi ci saranno ampie tracce nei giornali del giorno successivo. Ma a parlare, indirizzan­do — seppur con eleganza — un fendente all’indirizzo del ministro dei Trasporti, è il titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi. Che contesta la scelta di Toninelli di procedere all’assegnazio­ne dell’incarico per la costruzion­e del ponte che sostituirà il Morandi «senza bando».

Il ministro degli Esteri non fa neanche in tempo a prendere un bicchiere d’acqua che, contro Toninelli, parte lancia in resta anche Giovanni Tria. «I costi di questo decreto non sono chiari», è il ragionamen­to del titolare dell’economia. I due big «tecnici» dell’esecutivo, a cui s’è aggiunto anche il numero uno della Lega, bloccano di fatto il decreto che sarà approvato «salvo intese». E aprono, a Palazzo Chigi, la «questione Toninelli».

Sia chiaro. Nessuno, all’interno della squadra di governo, arriva a pensare che al ministro dei Trasporti venga chiesto un passo indietro. Così come nessuno, al momento, pensa che l’autonomina­tosi «governo del cambiament­o» possa permetters­i il ricorso alla procedura, antica come la Repubblica, del «rimpasto». Ma se mai ci fosse un’opzione del genere, il primo indiziato — al momento — sarebbe l’ex carabinier­e.

E dire che per i leghisti, a cominciare da Matteo Salvini, Toninelli era stato «bravissimo» a gestire l’emergenza del ponte Morandi. Poi qualcosa si è spezzato. Se sia stata colpa delle continue gaffe sui social o della fretta con cui ha voluto confeziona­re quel decreto che s’è rivelato «un colpo a salve», sta di fatto che oggi il titolare dei Trasporti ha iniziato una specie di parabola discendent­e che l’ha messo anche nel mirino di Luigi di Maio. Nelle ultime settimane, il termometro dei rapporti tra il ministro dello Sviluppo economico e Toninelli, complici anche le voci sul curriculum del consulente dei Trasporti Gaetano Intrieri, ha più volte sfiorato il gelo. Al punto che c’è chi scommette sul fatto che la sovraespos­izione mediatica del ministro cremasco, presenza fissa del M5S in tv, sia destinata a ridimensio­narsi. Alla Lega, pronta a rispedire al mittente tutte le proposte del M5S sui Trasporti — dalla nazionaliz­zazione di autostrade all’addio alla Tav — queste tensioni piacciono poco o nulla. Perché minano la tenuta di un governo che, e questo Salvini lo ripete spesso in privato, «se cade, cade per colpa dei loro problemi interni». A cui s’è aggiunto, da giorni, anche il «caso Toninelli».

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