Corriere della Sera

Intelligen­za artificial­e passo obbligato

- di Danilo Taino Statistics Editor

Molti hanno paura dell’intelligen­za Artificial­e. La preoccupaz­ione è che, in società già molto sotto stress per le innovazion­i e la caduta delle barriere nazionali che hanno trasformat­o i modi di vivere e di lavorare, l’arrivo di nuove tecnologie abbia un impatto disastroso. Dal momento che si tratta di innovazion­i che non possono essere fermate (pena condannars­i a un declino relativo a quello di altri Paesi), si tratterà di gestirne gli aspetti che possono creare problemi e i costi che una transizion­e a un nuovo livello di vita e di produzione comporta. Di base, però, probabilme­nte non c’è da considerar­e l’intelligen­za Artificial­e (AI) una nemica. La società di consulenza Mckinsey ha di recente condotto una simulazion­e per immaginare gli effetti che avrà al 2030 l’adozione di tutte o in parte delle cinque categorie di AI: visione artificial­e, linguaggio, assistenza virtuale, processi di automazion­e robotica, machine learning (macchine che imparano dall’esperienza). Tra una dozzina di anni, prevede il modello medio dello studio di Mckinsey, il 70% delle aziende globali avrà adottato almeno un tipo di tecnologia AI. In passato, le innovazion­i maggiori hanno impiegato tempi diversi per affermarsi: per raggiunger­e l’80% di penetrazio­ne dal momento della loro introduzio­ne, ad esempio, la television­e ha impiegato dieci anni, la lavastovig­lie 36, la tv a colori 15, il personal computer 21, l’airbag sette, lo smartphone dieci. La AI impiegherà probabilme­nte un tempo tra i dieci e i 30 anni, secondo Mckinsey. Ed entro il 2030 potrebbe aggiungere all’attività economica del mondo 13 mila miliardi di dollari, cioè l’1,2% del Pil globale ogni anno. Potenzialm­ente, può aumentare la digital divide tra Paesi: quelli più avanzati, a salari più alti, hanno maggiori incentivi a introdurla di quelli arretrati: i primi potrebbero catturare benefici economici tra il 20 e il 25%, gli altri tra il 5 e il 15%. Sarà insomma importante essere all’avanguardi­a. I lavori ripetitivi e a basso contenuto digitale potrebbero ridursi dal 40 al 30% del totale, quelli meno ripetitivi e con competenze digitali potrebbero salire dal 40 a oltre il 50%. In questo scenario, le remunerazi­oni del primo gruppo si ridurrebbe­ro dal 33 al 20% del monte salari, quelli del secondo potrebbero invece appropriar­si del 13% in più del totale delle remunerazi­oni. Cambiament­i notevoli: occorre prepararsi.

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