Intelligenza artificiale passo obbligato
Molti hanno paura dell’intelligenza Artificiale. La preoccupazione è che, in società già molto sotto stress per le innovazioni e la caduta delle barriere nazionali che hanno trasformato i modi di vivere e di lavorare, l’arrivo di nuove tecnologie abbia un impatto disastroso. Dal momento che si tratta di innovazioni che non possono essere fermate (pena condannarsi a un declino relativo a quello di altri Paesi), si tratterà di gestirne gli aspetti che possono creare problemi e i costi che una transizione a un nuovo livello di vita e di produzione comporta. Di base, però, probabilmente non c’è da considerare l’intelligenza Artificiale (AI) una nemica. La società di consulenza Mckinsey ha di recente condotto una simulazione per immaginare gli effetti che avrà al 2030 l’adozione di tutte o in parte delle cinque categorie di AI: visione artificiale, linguaggio, assistenza virtuale, processi di automazione robotica, machine learning (macchine che imparano dall’esperienza). Tra una dozzina di anni, prevede il modello medio dello studio di Mckinsey, il 70% delle aziende globali avrà adottato almeno un tipo di tecnologia AI. In passato, le innovazioni maggiori hanno impiegato tempi diversi per affermarsi: per raggiungere l’80% di penetrazione dal momento della loro introduzione, ad esempio, la televisione ha impiegato dieci anni, la lavastoviglie 36, la tv a colori 15, il personal computer 21, l’airbag sette, lo smartphone dieci. La AI impiegherà probabilmente un tempo tra i dieci e i 30 anni, secondo Mckinsey. Ed entro il 2030 potrebbe aggiungere all’attività economica del mondo 13 mila miliardi di dollari, cioè l’1,2% del Pil globale ogni anno. Potenzialmente, può aumentare la digital divide tra Paesi: quelli più avanzati, a salari più alti, hanno maggiori incentivi a introdurla di quelli arretrati: i primi potrebbero catturare benefici economici tra il 20 e il 25%, gli altri tra il 5 e il 15%. Sarà insomma importante essere all’avanguardia. I lavori ripetitivi e a basso contenuto digitale potrebbero ridursi dal 40 al 30% del totale, quelli meno ripetitivi e con competenze digitali potrebbero salire dal 40 a oltre il 50%. In questo scenario, le remunerazioni del primo gruppo si ridurrebbero dal 33 al 20% del monte salari, quelli del secondo potrebbero invece appropriarsi del 13% in più del totale delle remunerazioni. Cambiamenti notevoli: occorre prepararsi.
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