«Pendolare disperata, attendo la pensione»
Ho 62 anni, mi alzo da 17 anni alle 5 del mattino e con il treno vado a Milano partendo dalla stazione di Pavia. Nel 2011, attivato il passante S13 ferroviario che collega Milano a Pavia, mi sembrava di essere in paradiso: ogni mezz’ora un treno, nuovo, pulito, dotato di aria condizionata, dopo anni di finestrini bloccati e caldo impossibile o freddo da Siberia. Il sogno, piano piano, è svanito lasciando un totale vuoto organizzativo: sono mesi che i convogli sono mercé di decisioni capricciose di non si sa chi. Viaggiare è diventato improvvisamente un inferno e, per essere sicura di prendere un treno che mi permettesse di non arrivare in ritardo, mi sono rassegnata ad alzarmi alle 4.30. Ho scritto all’ufficio relazioni con il pubblico (Urp) della regione Lombardia: mi è stato risposto di aver inviato la protesta all’urp della giunta. Non ci sono più santi a cui votarsi: l’unica santa rimasta è Santa Fornero che, per fortuna, presto mi darà la possibilità di raggiungere, dopo 41 e 10 mesi, l’agognata pensione. Mi consola, purtroppo, che mia nipote di 34 anni, emigrata in Cina dopo il dottorato in chimica, essendosi rotta un piede e dovendo tornare a casa, all’aereoporto di Parigi è stata costretta a raggiungere l’imbarco aereo da sola, con le stampelle e di fretta. La pianta della malagrazia ormai cresce ovunque: grazie Trenord e grazie servizi francesi!