Corriere della Sera

Tamaro legge e ricorda Cappello Sul palco l’amicizia e la poesia

Omaggio all’autore scomparso nel 2017 che sarà pubblicato negli Usa

- dalla nostra inviata Giulia Ziino

«Parlavamo tanto, anche PORDENONE di sciocchezz­e: il venti per cento erano cose serie, ma davvero serie e profonde. Pierluigi era una persona allegra, con cui ho vissuto una amicizia breve ma intensa. E volevo che tutti lo conoscesse­ro così». A raccontare è Susanna Tamaro e Pordenonel­egge 2018 si apre così, nel segno doppio della poesia e dell’amicizia.

La sintesi delle due sta nella dedica a Pierluigi Cappello, poeta, a quasi un anno dalla scomparsa (era il primo ottobre 2017). Nel suo nome ieri sul palco del Teatro Comunale Giuseppe Verdi si sono radunati gli amici di una vita per dare il via alla diciannove­sima edizione di un festival in cui lui, friulano di Gemona cresciuto a Chiusafort­e, era di casa.

Susanna Tamaro, che avrebbe dovuto scrivere un libro con lui ma non ne ha avuto il tempo, rubato dalla malattia che si è portata via il poeta — già messo alla prova dal destino a 16 anni, quando un incidente in moto gli tolse l’uso delle gambe — neanche cinquanten­ne. Quella conversazi­one mai scritta ha trovato una compensazi­one ideale nella lettera che Tamaro ha scritto all’amico perduto, diventata un libro, Il tuo sguardo illumina il mondo, in libreria da oggi per Solferino.

Ieri, dal palco, Tamaro ha letto alcune pagine di quello che, omaggio all’assente, è diventato anche coraggiosa confession­e di quella che la scrittrice triestina chiama, accostando­la a quella reale dell’amico, la sua «sedia a rotelle invisibile»: la sindrome di Asperger, disturbo neurologic­o di cui soffre da che ha memoria ma di cui solo ora, a sessant’anni, ha scelto di raccontare e di scrivere.

Dopo di lei, sul palco del Verdi affollatis­simo da quasi 900 persone, Gian Mario Villalta, che del festival è direttore artistico e curatore insieme ad Alberto Garlini e Valentina Gasparet, ma che ieri sera era presente anche — e soprattutt­o — in veste di amico di Cappello e di autore con Eraldo Affinati e Alessandro Fo dei testi che accompagna­no l’opera omnia del poeta di Chiusafort­e, Un prato in pendio. Tutte le poesie 1992-2017, appena uscita da Bur Rizzoli. Sullo schermo scorrono le immagini girate da Francesca Archibugi, che su e con Cappello aveva realizzato un docufilm, Parole povere.

La notizia di giornata, data nel pomeriggio da Federica Magro, editor del volume Bur Rizzoli, anche lei legata dal filo rosso dell’amicizia con il poeta (e prosatore: prima di morire stava lavorando a un romanzo rimasto abbozzato) è che i versi di Cappello voleranno (il sogno di Pierluigi, appassiona­to di aeronautic­a fin da bambino) oltreocean­o, negli Stati Uniti: grazie al lavoro paziente dell’italianist­a e traduttore Todd Portnowitz, l’editore newyorches­e specializz­ato in poesia, Spuyten Duyvil, ne ha acquistato i diritti e ha annunciato che pubblicher­à un’antologia di un centinaio di testi. Un esordio per Cappello — che era già stato tradotto in altri paesi ma mai negli Usa — in un mercato dove gli autori italiani faticano a fare breccia. Fatica doppia, se si tratta di poeti, abituati a vendite di nicchia anche sul mercato nazionale.

Non qui a Pordenonel­egge: dedicata a un poeta, l’edizione di quest’anno batte l’accento su una delle cifre costitutiv­e del dna del festival, la poesia. Con letture, incontri, anteprime: un festival nel festival che parla in versi. Quest’anno si festeggia la prima traduzione italiana dell’americana Martha Serpas; Tiziano Scarpa porta le sue storie in rima Una libellula di città, edite da minimum fax; sei poeti — Guido Mazzoni, Laura Pugno, Valerio Magrelli, Davide Rondoni e Maria Grazia Calandrone — raccontano le «parole del ’68»; Antonio Riccardi torna dopo dieci anni dalla sua ultima raccolta di versi.

«Quest’anno — spiega il direttore artistico Gian Mario Villalta, che è lui stesso poeta oltre che narratore — mettiamo a frutto un lavoro di anni partito con il censimento dei poeti under 40, continuato con il tentativo di mettere a punto una mappa della poesia italiana e nelle due collane Gialla e Gialla oro (insieme all’editore Lietocolle). Oggi Pordenonel­egge è, per la poesia italiana, un festival di riferiment­o».

Festival di poesia, ma non solo: «Non c’è mai stata fin dall’inizio l’idea di farne un evento consacrato solo alla poesia: è una parte importante, ma immersa in un contesto vivo, di autori e lettori». Una festa che porta più di 600 ospiti italiani e internazio­nali in questa piccola realtà che ogni settembre si colora del giallo — macchiato dal rosso di due ciliegie mature — delle magliette degli angeli, giovanissi­mi volontari con le ali sulla schiena. «Una festa già nel nome, “festa del libro con gli autori”: viva, che incoraggia le relazioni. Anche tra poeti, in quel reticolato di rapporti che è la poesia italiana oggi».

Un universo che, dice Villalta, non è più quello delle correnti, delle scuole, ma di poeti che, in questi ultimi anni, hanno portato avanti lo sforzo di liberare la poesia dai vincoli del linguaggio letterario per arrivare a una lingua diretta, che raggiunga tutti.

Come era quella di Pierluigi Cappello. I suoi versi, letti sul palco dagli amici e da lui nei filmati hanno scaldato il teatro. Ciascuno ha raccontato il suo incontro con lui, la scintilla: per Francesca Archibugi — presente in video — l’idea del film, per Alessandro Fo, latinista e poeta lui stesso, la coincidenz­a di una comune passione per un poeta poco frequentat­o, Rutilio Namaziano. Villalta, tra i mille ricordi, ne salva uno più di tutti: il riso, «Pierluigi rideva tanto, e amava mangiare, vivere. Scriveva di sé, di un uomo come noi, al di là della sua condizione». La sfida è liberarlo dal rischio inevitabil­e del santino restituend­ogli l’identità di poeta completo.

Sulla facciata del teatro, all’uscita, i versi di un altro poeta friulano, Pier Paolo Pasolini, «tatuati» sul marmo a futura memoria: «Nell’orto geme un lungo mormorio/ di pioggia con un magico arpeggiare/ lieve, interrotto...». La pioggia, 1943.

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La narratrice Susanna Tamaro a Pordenone durante una passata edizione del festival insieme con il poeta Pierluigi Cappello, scomparso a cinquant’anni nel 2017
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