Slash: il rock senza età
«I Guns uniscono le generazioni L’alcol? Ho smesso da 12 anni La chitarra è vita, mi ha salvato»
C’eravamo tanto odiati. O meglio uno dei due aveva deciso di odiare l’altro. Ma come quelle belle storie rock a lieto fine, ora van di nuovo d’amore e d’accordo: «Beh, ha smesso di arrivare in ritardo, adesso è puntualissimo: ed era una delle condizioni che avevo posto per tornare a suonare insieme» scherza ma non troppo Slash, al secolo Saul Hudson, la zazzera riccioluta più iconica del rock, ancora oggi che ha 53 anni.
Il suo alter ego, ovviamente è Axl Rose, con cui, dopo anni di insulti (più che altro unidirezionali) ha fatto pace, rimettendo in piedi i Guns N’roses, come abbiamo avuto modo di vedere a Firenze a giugno: il chitarrista ora si è preso una pausa dal mastodontico tour post reunion e ha inciso un disco «Living the dream», il quarto in solitaria, questa volta con la collaborazione di Miles Kennedy dei rockettari Alter Bridge.
Un disco che per alcuni suonerebbe antico, tutto costruito intorno ai riff della sua celebre Gibson. Slash, col suo inglese forbito e pacato, lui che è nato a Londra prima di diventare losangelino a tutti gli effetti, non è per nulla d'accordo: «Per me il rock è invece genere modernissimo e la chitarra è la mia vita. E la prova che l’appetito è sempre forte ce l’ho avuta proprio nel tour dei Guns: a Firenze: c’erano persone di ogni generazione, dai ragazzini agli anziani».
Eccoli di nuovo, i redivivi Guns. E la curiosità è troppa: già, a parte questioni di mera com’è stato possibile seppellire definitivamente l’ascia di guerra con Axl? Slash la fa semplice: «Non so spiegarlo: credo sia questione di chimica. Non ci siamo visti per molto tempo, ma una volta in sala prove la scintilla è scattata di nuovo come se tutto quel è successo non fosse mai accaduto»».
Come sembra far parte di un’era remota la stagione in cui Slash (come tutti gli altri Guns, del resto) non faceva altro che bere (nella migliore delle ipotesi) dalla mattina al- la sera, venendo circondato da un'aura di maledettismo, seconda a nessun altra band a cavallo tra gli '80 e i '90. Ma, appunto, è storia vecchia «Ho smesso da dodici anni — spiega infatti il chitarrista — e la vita da tour, con tutti i vizi annessi e connessi, non mi ha offerto alcuna tentazione: è una cosa del passato, di quando mi sono accorto che era una schiavitù che non mi dava più alcun piacere». Quel che è rimasto è un defibrillatore piantato sul cuore: glielo misero nel 2000, a 35 anni, dicendogli che avrebbe avuto al massimo sei settimane di vita. Oggi è ancora lì, al suo posto. «Sarebbe più faticoso toglierlo: quindi me lo tengo stretto, a eterna memoria» sorride Slash. Eppure c’era ben poco da ridere allora, una sentenza simile sarebbe stata terribile per chiunque. «Al tempo non ho pensato a niente, se non che ero preoccupato di non riuscire a portare a termine i concerti che avevo in programma: così mi sono attaccato al lavoro e sono sopravvissuto».
A differenza di tanti suoi coetanei dell’ultima, tragica, Spoon River del rock: Chester Bennington dei Linkin Park, Chris Cornell dei Soundgarden, Scott Weipuntualità, land degli Stone Temple Pilots, gente con cui Slash ha condiviso collaborazioni, palchi, eccessi. «Non riesco a fare un discorso generale, perché li ho conosciuti tutti. Certo, a volte scendi dal palco, sei il numero uno e poi ti ritrovi nella solitudine di una camera d’albergo con i tuoi pensieri e può non essere facile».
Uno che invece è sopravvissuto come lui è il nostro Vasco, a cui Slash prestò la chitarra ne «Il mondo che vorrei», ormai dieci anni fa: «Simpatico, mi avevano detto quanto fosse famoso da voi e mi ero incuriosito: ci siamo divertiti molto a incidere insieme». L’icona nazionale assoluta per Slash però è Dario Argento: il chitarrista ha prodotto diversi horror, ma il vero sogno sarebbe lavorare con lui «Ho qui davanti un suo manifesto, è un maestro, ha inventato un genere». E delle battaglie della figlia Asia cosa dice?: «Lei non la conosco invece, ma è certo che il movimento Metoo ha sicuramente sollevato dei problemi che stavano sotto il tappeto».
E, oltre a produrre un film col maestro Dario, che altri sogni ha Slash, oltre a quelli che sta vivendo, per parafrasare la sua prossima fatica?: «Mah, vivo alla giornata, mi abbuffo di presente, al futuro non penso mai». Già, quando ti danno sei settimane di vita è difficile pensare al domani.
La pace con Axl, il disco«living the dream», la solitudine: parla il musicista Con Vasco Rossi mi sono divertito, il mio idolo è Dario Argento: vorrei produrre un horror per lui