Corriere della Sera

L’incontro con il Pd della sinistra M5S: segnale alla Lega

- Di Francesco Verderami

Il nome di Berlusconi produce ai grillini della prima ora lo stesso effetto che provoca il martellett­o del medico sul ginocchio del paziente. Così quando l’altro ieri Salvini è andato a incontrare il Cavaliere, l’ala movimentis­ta di M5S ha visto materializ­zarsi un inaccettab­ile «triangolo» tra l’alleato di governo — che già sopporta a fatica — e il nemico giurato. E ha reagito d’istinto, con un gesto clamoroso che sapeva di rappresagl­ia.

Nelle stesse ore in cui il centrodest­ra si riuniva a palazzo Grazioli, una delegazion­e dei Cinque Stelle ha incontrato alcuni dirigenti del Pd. L’appuntamen­to doveva restare riservato, ma fino a un certo punto. Nel senso che l’«ala sinistra dei grillini» — come i leghisti definiscon­o i seguaci di Fico — aveva interesse a far sapere cosa stava succedendo, per mandare un segnale all’«ala governista» del Movimento e per conoscenza ai vertici del Carroccio. Missione compiuta: le voci del rendez vous sono infatti giunte anche all’orecchio di alcuni ministri della Lega, che hanno interpreta­to l’accaduto come l’ennesima prova delle difficoltà in cui versa Di Maio. Perché era chiaro chi fosse il destinatar­io della rappresagl­ia.

Ed è chiaro anche il motivo per cui il capo politico di M5S è costretto in questi giorni ad alzare i toni sulla legge di Stabilità contro il ministro dell’economia, arrivando a minacciarl­o con un preavviso di sfratto da Via XX Settembre, mettendo persino in conto il «ritorno a casa», cioè la crisi di governo e il ricorso al voto anticipato. Ma l’arma delle urne è caricata a salve, almeno così sostengono i dirigenti del Carroccio nelle discussion­i con Salvini, perché sarebbe proprio Di Maio a rimetterci più di ogni altro: esauriti i due mandati, resterebbe alla guida dei Cinque Stelle ma non potrebbe più ricandidar­si in Parlamento né assumere nuovi incarichi di governo. A meno di non chiedere una deroga al codice interno del Movimento su una regola che è vissuta dai grillini come un tratto di diversità rispetto ai partiti.

In realtà, Di Maio sta affrontand­o la battaglia sulla manovra come un ciclista che deve prepararsi alla volata, quelle elezioni europee che saranno un passaggio fondamenta­le tanto per M5S quanto per la Lega, siccome influenzer­anno le successive strategie politiche. Perciò Giorgetti in questi giorni ha smesso i panni del pessimista, oltre ad aver preso a parlare in pubblico come mai accaduto in precedenza: per spargere ottimismo sulla manovra, ieri si è diviso tra il Meeting anglo-italiano a Pontignano e la festa di Atreju a Roma. Il sottosegre­tario alla Presidenza vede il bicchiere mezzo pieno, racconta che «rispetto a tre mesi fa le distanze tra M5S e Lega si sono accorciate», anche se negli alleati persiste un sovrappiù di «posizioni ideologich­e». A parte il reddito di cittadinan­za, il vero nodo sono gli investimen­ti nelle opere pubbliche: «È su questo tema che davvero si capirà quanto potrà durare il nostro esperiment­o di governo».

Lo sguardo però resta sempre rivolto alle Europee, al punto che lo stato maggiore dei Cinque Stelle sta ragionando sulla modifica della legge elettorale per Strasburgo: l’idea è di abolire le preferenze, ed è un progetto di cui è giunta notizia anche a Forza Italia. L’interpreta­zione più capziosa degli avversari di Di Maio è che «con le liste bloccate mirerebbe a controllar­e la scelta degli eletti nel Movimento», ma sotto il profilo politico non c’è dubbio che un simile sistema dovrebbe favorire la concentraz­ione del consenso, riducendo la dispersion­e dei voti nelle liste minori e avvantaggi­ando quindi i grandi partiti.

Nella Lega c’è chi è già pronto a sostenere la riforma, con la convinzion­e che sia una modifica di «buon senso, in linea con molti altri modelli di voto europei». Ed è evidente che anche Salvini si sta preparando alla volata per Strasburgo, in vista di un rush finale che pronostica un testa a testa con Di Maio. Ecco su cosa sono concentrat­i i vertici del Carroccio, che consideran­o ogni altra iniziativa funzionale solo a questo obiettivo. Il vertice con Berlusconi, per esempio, è tutto condensato in un breve siparietto avvenuto ieri tra un parlamenta­re forzista e «l’alleato» leghista Giorgetti. Il primo: «Allora Giancarlo, è risorto il centrodest­ra...». Il secondo: «Eeeeehhhh...».

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 ??  ?? Il compleanno Grande festa ieri in un ristorante di Lissone, in Brianza, per il compleanno numero 77 del «Senatùr» Umberto Bossi, fondatore della Lega lombarda (poi Nord)
Il compleanno Grande festa ieri in un ristorante di Lissone, in Brianza, per il compleanno numero 77 del «Senatùr» Umberto Bossi, fondatore della Lega lombarda (poi Nord)

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