Corriere della Sera

Mirabelli: «L’assegno va dato a tutti»

- Di Virginia Piccolillo

ROMA «Se il reddito di cittadinan­za sarà una misura assistenzi­ale, dovrà essere dato non solo agli italiani e ai cittadini comunitari, ma anche a chi ha un permesso di lungo soggiorno».

Non ha dubbi il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, spiegando che potrebbe dover essere esteso anche in generale a chi è residente in Italia in maniera stabile.

«Bisogna stare attenti — prosegue Mirabelli — a come si scrive la misura. Se si scrivesse che il reddito di cittadinan­za si dà solo ai cittadini italiani, ci sarebbe il rischio di incostituz­ionalità. Gli stranieri comunitari sono assimilati ai cittadini italiani e una misura di questo tipo potrebbe essere attrattiva per i cittadini di alcuni Paesi dell’unione europea verso quello con il sistema più generoso».

I cittadini comunitari, quindi, non possono essere discrimina­ti, così come non possono essere discrimina­ti su questa misura le persone che hanno un permesso di lungo soggiorno, mentre bisogna capire se il sussidio dovrà essere dato anche agli altri stranieri «legittimam­ente presenti sul territorio».

Sulla stessa posizione anche l’altro presidente emerito della Corte Costituzio­nale Valerio Onida, che premette: «Intanto vorrei sapere che cosa si intende per reddito di cittadinan­za, di cosa stiamo parlando». Ma in ogni caso, spiega Onida, «se si tratta di un provvedime­nto di ordine sociale, che prevede un’assistenza sociale, non può essere limitato ai cittadini italiani, ma va esteso anche ai cittadini stranieri. Il costituzio­nalista Onida ricorda, poi, come su questo tema la Corte costituzio­nale si sia «già espressa tante volte. I giudici sono stati chiari in passato, funziona così anche sul bonus bebè, ad esempio».

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Cesare Mirabelli, 75 anni, presidente emerito della Corte costituzio­nale

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