Piano per ridurre le spese: 780 euro al mese, ma si parte dagli over 70
L’avvio nel 2019 per gli indigenti a riposo dal lavoro
Dopo il vertice di ieri mattina a Palazzo Chigi sulla manovra, c’è nella maggioranza più ottimismo sul fatto che il reddito di cittadinanza verrà almeno avviato nel 2019. Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, fanno trapelare dal Movimento 5 stelle, avrebbe finalmente trovato le risorse per finanziare l’assegno fino a 780 euro al mese. In realtà, al Tesoro frenano e ribadiscono la linea della prudenza.
Il ministro, spiegano, è consapevole che il programma di governo va attuato, dal reddito di cittadinanza alla «quota 100» sulle pensioni alla flat tax, ma certo non si potrà fare tutto subito. Sul reddito di cittadinanza come sulle altre priorità, aggiungono, nel 2019 si farà quello che è possibile in base alle risorse che potranno essere trovate nel Bilancio e comunque senza far saltare l’equilibrio dei conti pubblici.
Le richieste dei 5 stelle prevedono che dal primo gennaio prossimo scatti la pensione di cittadinanza, cioè che la pensione minima salga dagli attuali 507 euro al mese a 780 euro. Per contenere i costi i tecnici del governo stanno ragionando su una platea limitata. Per esempio, circoscrivendo l’intervento solo ai pensionati al minimo con più di 70 anni e già beneficiari, in quanto privi di altri redditi, della maggiorazione sociale (che fa salire l’assegno sui 630 euro), bisognerebbe aumentare la pensione di circa 150 euro al mese a 840 mila anziani, per una spesa intorno a 1,6 miliardi l’anno.
Sempre i 5 stelle vogliono che dal primo gennaio 2019 parta, anche utilizzando fondi europei, il potenziamento dei centri per l’impiego, presupposto per attivare il reddito di cittadinanza per i disoccupati poveri. Per cominciare a erogare l’assegno di cittadinanza bisognerebbe invece trovare molti miliardi (15 l’anno a regime, secondo la proposta iniziale). Per questo la prima operazione che verrà fatta è una ricognizione di tutte le poste di spesa attualmente destinate a sostegno dei poveri, dal Rei, il reddito di inclusione per il quale il precedente governo ha già stanziato 2,5 miliardi nel 2019 e 2,8 miliardi dal 2020 alle pensioni sociali per le quali si spendono 4,7 miliardi l’anno alla Naspi, la nuova indennità di disoccupazione che vale circa 3 miliardi. Fatta questa ricognizione bisognerà decidere quali risorse utilizzare e la platea dei beneficiari. Per fare tutto questo ci vorrà forse una legge delega al governo. In ogni caso i 5 stelle vorrebbero partire con l’assegno a marzo, massimo aprile, cioè prima delle elezioni europee.
Più ancora delle risorse un problema insormontabile potrebbe essere quello di escludere dal reddito di cittadinanza gli stranieri residenti in Italia, in particolare i cittadini comunitari (1,5 milioni quelli presenti in Italia, in gran parte rumeni, spesso poveri), come vorrebbero Lega e 5 stelle.tria ha ricordato alla Camera tre recenti sentenze della Corte costituzionale (la 106, la 107 e la 166 del 2018) che hanno bocciato norme dello Stato e delle Regioni Liguria e Veneto che discriminavano l’accesso degli stranieri alle case popolari, agli asili nido e al bonus affitti. Norme in contrasto anche con i trattati e le direttive Ue.