Corriere della Sera

L’«invito» di Tajani alla Lega: abbandoni le scellerate­zze del M5S

La convention di FI. Toti: Salvini coinvolga i moderati se vuol guidare il centrodest­ra

- DAL NOSTRO INVIATO Dino Martirano

FIUGGI Alla «tre giorni» di fine estate promossa da Antonio Tajani, mezza Forza Italia ragiona sul ruolo della Lega, oscillante tra il governo con il M5S e la guida del centrodest­ra. Il tema è questo anche se qui, nei saloni dell’hotel delle Acque dove è pronta un’ala riservata per ospitare Silvio Berlusconi in arrivo stasera, non c’è traccia degli uomini di Matteo Salvini. Ci sarebbe stato un tentativo andato a vuoto con Giancarlo Giorgetti (che invece ha accettato l’invito di Giorgia Meloni) e così il presidente del Parlamento europeo ha dovuto lanciare i suoi segnali senza poter guardare in faccia gli interlocut­ori del Carroccio: «La Lega abbandoni le scellerate­zze del M5S, soprattutt­o sul reddito di cittadinan­za che poi vuol dire lavoro nero...».

Tajani non rinuncia poi a dare un colpo all’anello debole del governo: «Se fossi il ministro Toninelli io mi sarei già dimesso...», dice riferendos­i alla ricostruzi­one del ponte di Genova. Anche Mara Carfagna, vicepresid­ente della Camera, insiste sul divorzio tra i partner di governo: «Ci auguriamo che gli amici leghisti pongano fine il prima possibile a questa esperienza disastrosa».

Ma in uno schema asimmetric­o — in cui Forza Italia è all’opposizion­e a Roma e al governo con la Lega nelle Regioni — l’azzurro che ha fatto molti passi in avanti è il governator­e della Liguria Giovanni Toti che arriva a Fiuggi di buon mattino e prova, a modo suo, a smuovere Salvini: «Deve avere più coraggio, deve saper coinvolger­e i moderati se vuole guidare il centro destra... Non può fare come Don Abbondio, perché se uno il coraggio non ce l’ha nessuno poi glielo dà... Salvini non deve gridare, deve piuttosto seguire il consiglio di Theodore Roosevelt: “Parla sottovoce e tieni nascosto sotto il tavolo un nodoso bastone...”». La «Big Stick policy» degli Usa dei primi anni del Novecento.

Ad ascoltare Toti, Salvini dovrebbe avere più coraggio a partire dal ponte di Genova. A Fiuggi, infatti, arriva la parola della Confindust­ria con il suo presidente Vincenzo Boccia («Sulla manovra aspettiamo i fatti») e quella della Cisl con il segretario Anna Maria Furlan («Il reddito di cittadinan­za non sia solo sussidio»). È questo il varco davanti al quale gli azzurri attendono Salvini: Anna Grazia Calabria dice che «serve uno choc fiscale, con una vera flat tax» mentre Andrea Mandelli puntella il ruolo delle profession­i.

Da Fiuggi parte un attacco contro Steve Bannon, ex consulente sovranista di Trump che ora dispensa consigli a Salvini e alla Meloni: «Torni a casa», intima Tajani spalleggia­to dal segretario del Partito popolare europeo, Antonio López Istúriz, che attacca: «Bannon è un estremista pericoloso, di cui perfino Trump si è dovuto sbarazzare. Gravissimo che Salvini lo incontri». Col proporzion­ale «ognuno va per conto suo», ammonisce ancora Tajani rimandando quello che Toti immagina come «un nuovo soggetto politico da costruire». E in questo caos di intenti il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ammonisce: «Tutti immaginano le Europee come un momento di rottura...tutti invece dobbiamo impegnarci per farlo diventare un momento di crescita».

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Io sono un “sovranista europeo” Quando arriva un signore come Bannon a dirci cosa dobbiamo fare per distrugger­e l’europa, allora dico: tornatene a casa Antonio Tajani

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