Dal remix di «Bella ciao» una lezione alla sinistra
Bella ciao, si proprio lei, la canzone della Resistenza per eccellenza, è stata mixata è remixata. I primi a modernizzarla sono stati i 99 Posse negli anni 2000: nei cortei di sinistra i giovani ballavano su quelle note, gli anziani cantavano e assentivano. Sono passati gli anni e si è arrivati a La Casa de papel, ossia La casa di carta, serie spagnola che ha per protagonisti un gruppo di rapinatori a metà tra il vecchio (Robin Hood) e il nuovo (forse ancora per poco, perché al nuovo non
c’è fine, cioè Anonymous). Bella ciao versione «delinquente buono» è pur sempre un inno alla ribellione. Ora è Tom Waits, che con la sua voce strascicata e roca, la canta in un album collettivo anti-trump. E nelle vie di Parigi artisti di strada ben meno noti la ritmano in una versione trap. E fin qui niente di strano. In fondo, sia detto senza offendere nessuno, era, a suo modo, una canzone di successo ed è normale che in tanti l’abbiano adattata alle loro esigenze, mode e umori. Ma — questa la novità — nell’anno di grazia 2018 Bella ciao è diventata una hit da discoteca: chi, in una sera qualsiasi dello scorso agosto, sia andato a Mykonos si è imbattuto, almeno una volta se non di più, in una folla di ragazzi tra i 15 e i 20 che ballava la versione house dell’inno partigiano. Sapevano di che cosa parlasse quella canzone ? Rigorosamente no. Interessava saperlo? Ancora no. Il successo mondiale di Bella ciao, che ormai si canta ovunque, ha inesorabilmente svuotato la canzone del suo significato. Forse sarebbe d’uopo che i tanti (troppi?) dirigenti del centrosinistra che non si capacitano della vittoria delle destre, invece di litigare sulle cene, i pranzi e le colazioni, saltassero i pasti e facessero una capatina in discoteca. O che, almeno, prestassero un orecchio a un figlio o a un nipote per farsi raccontare come va il mondo.