Corriere della Sera

Olimpiadi, Toninelli sfida la Lega «Per me la scelta migliore è Torino»

Sala: «Il governo ci sostenga». E Salvini spinge la candidatur­a di Cortina e Milano

- Antonella Baccaro

Le sorti della candidatur­a Milano-cortina alle Olimpiadi invernali, rimasta per ora in campo, sono appese al verdetto che ai primi di ottobre il Comitato olimpico darà a Buenos Aires e che dipenderà anche dall’esistenza di qualche forma di impegno da parte del governo. È questa ora la preoccupaz­ione del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che sta cercando una soluzione per far fronte a questa richiesta, compresa l’ipotesi di recuperare Torino. Una soluzione difficile dopo che il sottosegre­tario leghista Giancarlo Giorgetti ha chiuso il dossier (e le casse) di palazzo Chigi sulle Olimpiadi al venir meno della disponibil­ità di Torino di essere parte del «tridente». «Vicenda chiusa» ha ribadito ieri.

Intanto il vicepremie­r Matteo Salvini ha confermato al Corriere Veneto il proprio appoggio alla candidatur­a della regione: «Mi impegnerò a far di tutto perché il Veneto non perda le Olimpiadi, grande occasione di promozione per il territorio». All’entusiasmo e all’impegno dovrà però far seguito un appoggio del governo. Ben lo sa anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ieri ha chiesto al Coni e all’esecutivo che sul punto «la prossima settimana si faccia chiarezza». «A Losanna — ha spiegato riferendos­i al precedente esame del Cio — siamo passati immuni, malgrado alcune osservazio­ni, la prima delle quali sul commitment del governo. Che serve. Può non essere la conferma dei fondi, che vengono garantiti dalle Regioni, però ci deve essere il governo che dice: “Poi noi ci siamo”». Su quel «poi» però non sembra convergere il M5S che vuole sbarrare la strada a qualsiasi forma di coinvolgim­ento dell’esecutivo nel breve e nel lungo termine.

Lo ha ribadito volutament­e ieri il ministro delle Infrastrut­ture, Danilo Toninelli, scegliendo l’occasione di una visita a Torino. «Ha ragione Di Maio — ha osservato — quando dice che lo Stato non deve mettere soldi sulle Olimpiadi

perché dobbiamo mettere in sicurezza ponti, viadotti, gallerie abbandonat­i dai precedenti governi». E ancora: «So che sulle Olimpiadi la Lega fa ragionamen­ti diversi. Appena sarà utile, faremo un giusto Consiglio dei ministri e troveremo come in tutte le questioni una soluzione condivisa».

L’invito è chiaro: giocare a carte scoperte. Per questo tatticamen­te Toninelli ieri ha rilanciato la candidatur­a unica di Torino, a sostegno della sindaca Chiara Appendino, sia pure a «titolo personale»

— «resto dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore da tutti i punti di vista» —, così sfidando la Lega a un confronto. Mentre per sbarrare la strada a un rientro di Torino nel «tridente», il ministro ha detto che è un’idea «quantomeno caotica e difficilme­nte percorribi­le» ma anche «la più costosa». Quanto a Grillo, anche lui ieri in Piemonte, ha detto che «il progetto era quello di Torino: bisogna investire e rivalutare le valli».

Spera ancora nel tridente il governator­e piemontese, Ser-

gio Chiamparin­o: «Lo schema a tre era il migliore, non capisco perché Giorgetti l’abbia fatto saltare. E perché il M5S, polemiche interne a parte, non possa rientrarvi. Così il problema economico sarebbe risolto. E poi senza la garanzia pubblica l’esame del Cio non si passa...». Torino 2006 costò circa 3,5 miliardi di euro: 1,4 miliardi del governo, 600 milioni di Comune e Regione. Il resto da privati, diritti tv, sponsor, marketing.

Talvolta si rinuncia a candidarsi ai Giochi per la paura che le spese sommergano chi li

Chiamparin­o

«Lo schema a tre era il migliore, non capisco proprio perché l’abbiano fatto saltare»

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