Olimpiadi, Toninelli sfida la Lega «Per me la scelta migliore è Torino»
Sala: «Il governo ci sostenga». E Salvini spinge la candidatura di Cortina e Milano
Le sorti della candidatura Milano-cortina alle Olimpiadi invernali, rimasta per ora in campo, sono appese al verdetto che ai primi di ottobre il Comitato olimpico darà a Buenos Aires e che dipenderà anche dall’esistenza di qualche forma di impegno da parte del governo. È questa ora la preoccupazione del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che sta cercando una soluzione per far fronte a questa richiesta, compresa l’ipotesi di recuperare Torino. Una soluzione difficile dopo che il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti ha chiuso il dossier (e le casse) di palazzo Chigi sulle Olimpiadi al venir meno della disponibilità di Torino di essere parte del «tridente». «Vicenda chiusa» ha ribadito ieri.
Intanto il vicepremier Matteo Salvini ha confermato al Corriere Veneto il proprio appoggio alla candidatura della regione: «Mi impegnerò a far di tutto perché il Veneto non perda le Olimpiadi, grande occasione di promozione per il territorio». All’entusiasmo e all’impegno dovrà però far seguito un appoggio del governo. Ben lo sa anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ieri ha chiesto al Coni e all’esecutivo che sul punto «la prossima settimana si faccia chiarezza». «A Losanna — ha spiegato riferendosi al precedente esame del Cio — siamo passati immuni, malgrado alcune osservazioni, la prima delle quali sul commitment del governo. Che serve. Può non essere la conferma dei fondi, che vengono garantiti dalle Regioni, però ci deve essere il governo che dice: “Poi noi ci siamo”». Su quel «poi» però non sembra convergere il M5S che vuole sbarrare la strada a qualsiasi forma di coinvolgimento dell’esecutivo nel breve e nel lungo termine.
Lo ha ribadito volutamente ieri il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, scegliendo l’occasione di una visita a Torino. «Ha ragione Di Maio — ha osservato — quando dice che lo Stato non deve mettere soldi sulle Olimpiadi
perché dobbiamo mettere in sicurezza ponti, viadotti, gallerie abbandonati dai precedenti governi». E ancora: «So che sulle Olimpiadi la Lega fa ragionamenti diversi. Appena sarà utile, faremo un giusto Consiglio dei ministri e troveremo come in tutte le questioni una soluzione condivisa».
L’invito è chiaro: giocare a carte scoperte. Per questo tatticamente Toninelli ieri ha rilanciato la candidatura unica di Torino, a sostegno della sindaca Chiara Appendino, sia pure a «titolo personale»
— «resto dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore da tutti i punti di vista» —, così sfidando la Lega a un confronto. Mentre per sbarrare la strada a un rientro di Torino nel «tridente», il ministro ha detto che è un’idea «quantomeno caotica e difficilmente percorribile» ma anche «la più costosa». Quanto a Grillo, anche lui ieri in Piemonte, ha detto che «il progetto era quello di Torino: bisogna investire e rivalutare le valli».
Spera ancora nel tridente il governatore piemontese, Ser-
gio Chiamparino: «Lo schema a tre era il migliore, non capisco perché Giorgetti l’abbia fatto saltare. E perché il M5S, polemiche interne a parte, non possa rientrarvi. Così il problema economico sarebbe risolto. E poi senza la garanzia pubblica l’esame del Cio non si passa...». Torino 2006 costò circa 3,5 miliardi di euro: 1,4 miliardi del governo, 600 milioni di Comune e Regione. Il resto da privati, diritti tv, sponsor, marketing.
Talvolta si rinuncia a candidarsi ai Giochi per la paura che le spese sommergano chi li
Chiamparino
«Lo schema a tre era il migliore, non capisco proprio perché l’abbiano fatto saltare»