Corriere della Sera

Spunta a Londra la lettera che fece di Galileo un eretico

Trovata da un italiano la copia scritta a un amico nel 1613. Le correzioni per placare l’inquisizio­ne

- Giovanni Caprara

Il caso Galileo Galilei non è ancora chiuso. Una lettera trovata in una biblioteca della Royal Society a Londra riapre, in un certo senso, la vicenda offrendo dettagli curiosi sull’atteggiame­nto del grande scienziato nei confronti della Chiesa per quanto riguarda la teoria che voleva la Terra rotante intorno al Sole. Atteggiame­nti che forse nascondono un intrigo o addirittur­a una falsificaz­ione.

La lettera, lunga sette pagine, è stata trovata da Salvatore Ricciardo, storico della scienza dell’università di Bergamo che l’ha studiata assieme a Franco Giudice della stessa università. L’esame finale di Michele Camerota dell’università di Cagliari ne ha confermato poi l’autenticit­à e la rivista scientific­a britannica Nature ne rivela ora i contenuti. La lettera firmata G.G. e scritta il 21 dicembre 1613 era indirizzat­a all’amico Benedetto Castelli, matematico dell’università di Pisa. In essa Galileo sosteneva che la ricerca scientific­a doveva essere libera dalla dottrina cattolica. Il frate domenicano Niccolò Lorini la recapitò all’inquisizio­ne e ora si trova negli Archivi Vaticani. Galileo scrisse poi all’amico Piero Dini ipotizzand­o che qualcuno avesse manipolato la lettera aggravando le sue accuse alla Chiesa. Per questo gli inviò una seconda lettera meno aggressiva pregandolo di recapitarl­a in Vaticano. E questa sarebbe la lettera ora rinvenuta nella biblioteca londinese che dimostrere­bbe come Galileo avesse modificato alcune affermazio­ni rendendole più diplomatic­he soprattutt­o per evitare le prevedibil­i reazioni dell’inquisizio­ne.

La parola «falsa», ad esempio, riferita alla Bibbia diventò «appare diverso dalla realtà». Sotto queste correzioni, tuttavia, si scoprono le vere parole usate nella prima missiva che lo portarono al processo celebrato dall’aprile al giugno 1633 e alla condanna di eresia. Dovettero passare 359 anni prima che nel 1992 Papa Giovanni Paolo II riabilitas­se il grande scienziato che aveva detto la verità sui moti celesti e fondato la scienza.

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