Corriere della Sera

Un Volo autobiogra­fico

«Lo specchio della realtà nel mio finto documentar­io In tv vince la nostalgia, non c’è spazio per le novità»

- Renato Franco

Su Comedy Central al via la seconda serie di «Untraditio­nal»

Fabio Volo che interpreta se stesso senza essere se stesso. È il cortocircu­ito metatelevi­sivo di Untraditio­nal 2, seconda stagione della serie (al via martedì 25 su Comedy Central) in cui l’attorenon attore racconta il suo sogno: produrre una serie tv ambientata a New York.

Dunque Fabio Volo, interpreta se stesso perché non sa recitare?

Ride. «In realtà è molto più difficile fare se stessi che recitare. Perché non devi interpreta­re un ruolo, devi sembrare naturale e anche chi ti sta intorno deve sembrarlo. Nella serie il mio agente è un amico che vende impianti stereo».

«Untraditio­nal» è girata come un mockumenta­ry, ovvero un finto documentar­io.

«È lo specchio di quello che capita davvero nella realtà. Rispetto agli altri Paesi del mondo in Italia il problema è che se proponi un progetto ti dicono subito di sì, sono tutti molto gentili e disponibil­i. Poi al momento del dunque si inizia con i vedremo. È anche la storia di un uomo che combatte tra famiglia e lavoro, un tema comune a molti: se ti dedichi troppo alla famiglia rischi di non essere competitiv­o sul lavoro; se ti butti sul lavoro ti ritrovi con un figlio adolescent­e che non sa nemmeno che sei suo padre».

E lei come vive tra famiglia e lavoro?

«La paternità mi ha cambiato. Ho imparato a relativizz­are tutto: prima per me il lavoro era centrale; adesso una birra con un amico vale come 10 giorni in Messico quando ero single».

È un prodotto per la pay tv. Si sta meglio senza ansia da Auditel?

«In realtà è una serie che non mi conviene fare. Sarebbe molto più vantaggios­o se mi mettessi ad aprire e chiudere pacchi (il riferiment­o è ad Affari tuoi, ndr)».

Non la attira la tv generalist­a?

«Ho tante richieste da Rai e Mediaset, ma alla fine ti propongono solo di intervista­re qualcuno. In Italia il David Letterman è impossibil­e, là hanno Obama, un mondo dello spettacolo mondiale; qui non hai gli ospiti per fare programmi così. Luttazzi era bravissimo ma poi gli toccava invitare uno come me...».

Cosa non le piace della tv di oggi?

«La regola è che non c’è posto per le cose nuove. Tornano format come Portobello o La Corrida per rincorrere l’effetto nostalgia. La sindrome del ricordo non c’è solo in tv, ma anche in politica e nel costume. L’italia è una barca dove stanno tutti a poppa a guardare il golfo, mentre nessuno guarda dove stiamo andando. Lo diceva Bauman parlando di retrotopia, l’attitudine a collocare nel passato — e non nel futuro — l’immaginazi­one di una società migliore. Quando il futuro è incerto e ti spaventa, ti rassicura il passato. Io sto a prua, a un certo punto arriverà qualcuno».

La differenza più grande rispetto a quando ha cominciato?

«La gavetta. Ora la palestra è Youtube, che è una tana delle tigri. Oggi nessuno ti insegna niente. Quando ho iniziato in radio Cecchetto mi mise a fare la pianta: mi disse di mettermi in un angolo e ascoltare. Dopo un po’ mi fece fare delle prove che non andavano in onda. Quando fui preso alle Iene all’inizio non andavano così bene, ma insistet- tero per tre anni. Adesso vai in onda tre mesi: o fai risultato o fai flop».

Tre lati positivi e tre negativi del suo carattere?

«Posso telefonare a casa?... In positivo diciamo che sono curioso; sono determinat­o; sono uno che ascolta. In negativo che dico sempre di sì perché ho paura che i miei no offendano; mi annoio facilmente; detesto le riunioni».

Fa tv, radio e cinema, scrive libri. Cosa preferisce?

«Mi piace scrivere, mi piace star da solo in una stanza. Sono sempre stato così, ma con l’età sto diventando sempre meno socievole, anche se non sembra».

La politica che sentimenti le suscita?

«Sono un deluso, ma ormai da molti anni. Oggi si parla tanto di immigrazio­ne e poco di quelli che se ne vanno. Non si investe sul futuro e il dibattito è incentrato sui supermerca­ti aperti o no alla domenica. Si dice sia per tutelare la famiglia, ma se una coppia è in crisi, almeno uno dei due esce di casa senza aspettare il lunedì».

Le proposte

«Ho tante richieste da Rai e Mediaset, ma alla fine ti propongono solo di fare interviste»

 ??  ?? Sul setFabio Volo, 46 anni, sul set di «Untraditio­nal». La seconda stagione della serie arriva da martedì 25 con 16 episodi da 30 minuti in onda su Comedy Central (il canale di Viacom presente su Sky al canale 128). La serie arriverà poi in chiaro sul canale Nove. «Untraditio­nal» è ideata e scritta da Fabio Volo
Sul setFabio Volo, 46 anni, sul set di «Untraditio­nal». La seconda stagione della serie arriva da martedì 25 con 16 episodi da 30 minuti in onda su Comedy Central (il canale di Viacom presente su Sky al canale 128). La serie arriverà poi in chiaro sul canale Nove. «Untraditio­nal» è ideata e scritta da Fabio Volo
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A New York Fabio Volo in una scena della prima stagione di «Untraditio­nal»

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