Tribalistas, primo tour mondiale del trio
La band brasiliana torna dopo il successo travolgente di «Já sei namorar»: mai smesso di fare musica
Le date
● Quindici anni dopo il successo internazionale del primo album, che ha venduto oltre 3 milioni di copie, il trio brasiliano Tribalistas intraprende per la prima volta un tour che toccherà America e Europa per presentare il nuovo progetto discografico. A novembre arriveranno anche in Italia: l’8 a Milano (Teatro degli Arcimboldi) e l’11 a Roma (Auditorium Parco della Musica)
Era il 2003 quando l’estate italiana si fece conquistare da una canzone calda e sensuale intitolata «Já sei namorar» («So già amare»). Dietro quella hit travolgente, c’era un trio brasiliano di cui non si seppe più nulla, i Tribalistas: pubblicarono un album da 3 milioni di copie e 5 nomination ai Latin Grammy, ma non fecero concerti, né rilasciarono interviste. Riaffiorano alla memoria come semplici autori di un tormentone, ma sono tutt’altro che meteore, interpreti sofisticati della musica brasiliana contemporanea, fortemente affermati in patria sia individualmente sia insieme.
Quindici anni dopo, rieccoli con un nuovo disco, accompagnato per la prima volta da un tour mondiale che li porta in Italia per due date, l’8 novembre a Milano e l’11 a Roma. L’album si chiama «Tribalistas», proprio come loro e proprio come il primo disco, «perché è come un secondo capitolo dello stesso progetto», esordisce Marisa Monte, la superba voce femminile che si accompagna a Carlinhos Brown, cantante, compositore e percussionista, e Arnaldo Antunes, cantante, compositore e poeta. Ma come riassumere questi 15 anni di assenza? «Abbiamo sempre continuato a fare musica e il nostro legame si è mantenuto vivo — spiega Monte —. Quando abbiamo registrato il primo disco, lavoravamo già insieme da 10 anni, quindi ora celebriamo 25 anni di collaborazione e amicizia. Credo che dal vivo sarà molto evidente che il nostro sodalizio artistico va ben oltre due album».
La musica dei Tribalistas è frutto di un rapporto a distanza, capace di unire identità molto diverse, così come enorme e sfaccettato è il Brasile: Monte vive a Rio de Janeiro, Antunes a San Paolo e Brown nello Stato di Bahia. «Capita che ci vediamo a turno in una delle nostre tre città ed è bello incontrarsi in posti diversi — raccontano —. Riusciamo comunque sempre a sentirci via Whatsapp e spesso componiamo addirittura al telefono».
Quel che nasce dalla fusione delle tre sensibilità è una musica intensa e incalzante che parla dell’oggi: «Ciò che si sente nelle nostre canzoni è inevitabilmente un riflesso del periodo che viviamo, anche se lo spirito rimane sempre il nostro». Così i nuovi brani affrontano il tema dell’emergenza idrica del pianeta, oppure parlano d’amore o ancora di migrazioni, come il singolo «Diáspora». Un tema, I volti Carlinhos Brown, Marisa Monte e Arnaldo Antunes, i tre componenti del gruppo brasiliano Tribalistas quest’ultimo, per cui i loro animi si fanno appassionati: «È molto importante parlare di migrazioni in questo momento storico — spiega Antunes —. La cultura ibrida, lo vediamo in Brasile, è un contributo per l’umanità e la nostra speranza è quella di poter vivere in un mondo in cui le frontiere siano meno importanti delle persone». I migranti, continua Brown, «sfidano il mare alla ricerca di un porto sicuro perché dove vivono quella sicurezza non c’è. L’italia, come altri Paesi d’europa, ha l’opportunità di accogliere altri esseri umani con un atto di estrema generosità. Non possiamo basare tutto sull’economia: serve un’altra educazione mondiale, alla pace e all’armonia».
La musica, in questo contesto, può veicolare un messaggio di compassione: «Bisogna che le canzoni parlino — rimarca Marisa Monte —. Per questo è importante essere veri e affrontare i problemi contemporanei con la nostra anima e i nostri sentimenti».
Atmosfere
«Nei nuovi brani c’è un riflesso dei tempi che viviamo ma lo spirito è quello di 15 anni fa»