Corriere della Sera

LE PIETRE DELLA VERITÀ

SMERALDI, ZAFFIRI, RUBINI: COME CAPIRE CHE SIANO AUTENTICI E CERTIFICAT­I

- Di Enrica Roddolo

L’appuntamen­to Si apre oggi Vicenzaoro che punta i riflettori su una nuova sfida del mondo del gioiello, dopo l’impegno per i diamanti «puliti».

Il mercato delle gemme di colore, molto frammentat­o, rende difficile la tracciabil­ità

«C hiamatele pietre di colore, non colorate». Mette in guardia Gaetano Cavalieri, l’italiano presidente di Cibjo, la Confederaz­ione internazio­nale della gioielleri­a. Tra due settimane, a metà ottobre, Cibjo aprirà la nuova sessione del suo congresso mondiale, «quest’anno a Bogotá, in Colombia, non a caso — spiega Cavalieri al Corriere —. Perché lo sforzo della Confederaz­ione da anni va proprio nella direzione di tracciare in modo sempre sicuro e condiviso a livello globale, la provenienz­a delle pietre di colore, principalm­ente smeraldi, zaffiri e rubini. E due tra i Paesi maggiori produttori di gemme di colore sono appunto la Colombia e la Thailandia».

La direzione nella quale si sta muovendo il settore della gioielleri­a — e del quale si parlerà molto nel corso di questa edizione di Vicenzaoro, è infatti quella di un percorso estrattivo sempre più monitorato e certificat­o. Per le pietre di colore come per i diamanti. Per questi ultimi è una battaglia che ha avuto il suo climax negli anni Duemila grazie all’impulso del World Diamond Council che ha portato al varo del Kimberly Process che oggi assicura ai consumator­i che i diamanti acquistati e montati su anelli di fidanzamen­to e collier arrivano da un percorso lecito e tracciabil­e. «Il settore ha dedicato molto impegno alla tracciabil­ità dei diamanti, e oggi i risultati sono davanti agli occhi: per i diamanti semmai la nuova insidia sono i lab grown minerals (le pietre create in laboratori­o) che vorremmo fossero dichiarati, come tali, in modo più netto — continua Cavalieri —. Adesso, complici anche le nuove tendenze che mettono al centro le pietre di colore, la sfida è quella di replicare per zaffiri, rubini e smeraldi. Ma non sarà facile».

Perché? «Perché il mercato di zaffiri e smeraldi, e ovviamente dei rubini, è molto più frammentat­o: a parte il colosso Gemfields, perlopiù il business è fatto da piccole aziende estrattive, spesso a conduzione semi famigliare con la difficoltà di un monitoragg­io efficace».

Quali sono le pietre di colore più richieste dal mercato? «Digruppo rei smeraldi e zaffiri anche perché per i rubini il processo di tracciabil­ità è tanto più complesso e articolato». Ma anche sui rubini si lavora.

Per esempio, Ressigeac Gems ha acquistato, durante l’ultima asta di Gemfields a Singapore, un lotto di rubini grezzi e ogni gemma è stata analizzata e documentat­a nelle sue varie fasi: dallo stato grezzo al taglio fino a un esame conclusivo da parte dello Swiss Gemmologic­al Institute (Ssef) per il rilascio di un rapporto per ogni rubino tagliato.

«Crediamo che la tracciabil­ità possa essere raggiunta con uno sforzo congiunto del settore della gioielleri­a», racconta l’italiana Mariaveron­ica Favoroso che ha fondato Ressigeac Gems con Philippe Ressigeac, dopo aver lavorato in Gemfields. «Questo nuovo servizio sarà disponibil­e sia per i marchi che per i dealers», dichiara Michael S. Krzemnicki, direttore del laboratori­o gemmologic­o elvetico. Solo un esempio del «viaggio» per un impiego più consapevol­e, nel settore della gioielleri­a, delle pietre di colore. «L’ssef è uno degli istituti gemmologic­i con cui collaboria­mo — continua Cavalieri —. Ed è chiaro che il futuro va in quella direzione».

Non a caso a Vicenzaoro Settembre debuttano i Gem Talks in collaboraz­ione con Igi(istituto Gemmologic­o Italiano) e con il patrocinio di Borsa dei Diamanti, Federprezi­osi Confcommer­cio, Associazio­ne Italiana Gemmologi e Cibjo. Con l’obiettivo di offrire a tutti gli espositori e i visitatori della manifestaz­ione un momento di approfondi­mento sul mondo delle gemme. Dalle differenze fra giada e giadeite al la rinascita del granato, un di gemme note sin dall’antichità che hanno conosciuto recentemen­te un nuovo boom nella moda e nel mercato.

Mentre sono sempre più numerose le presenze in Fiera di espositori che si distinguon­o proprio per la capacità di creare valorizzan­do la bellezza delle pietre di colore. Dai nomi più noti come Pasquale Bruni, Fope, Annamaria Cammilli, Roberto Coin, Antonini, Leo Pizzo, Mirko Visconti o Alfieri & St.john, storico brand italiano della gioielleri­a dal 1977 e Maria De Toni. Fino a Nanis, Mangiarott­i, Giovanni Ferraris o Moraglione. «E a proposito di gemme di colore, come per i diamanti c’è anche il problema della chiarezza tra gemme autentiche e gemme di sintesi, oggi molto usate dalla gioielleri­a di fantasia che abbina plexiglass, legni particolar­i e altri materiali — conclude Cavaglieri —. Il punto fondamenta­le è chiarire che oggi ci sono trattament­i che la tecnologia permette, leciti purché dichiarati: dalla possibilit­à di valorizzar­e il colore a quella di valorizzar­e la lucentezza. Ma serve trasparenz­a nei confronti di chi sceglie un gioiello».

 ??  ?? Bagliori primitivi Uno smeraldo grezzo estratto a Bogotá, in Colombia (Foto Jan Sochor/latinconte­nt/getty Images)
Bagliori primitivi Uno smeraldo grezzo estratto a Bogotá, in Colombia (Foto Jan Sochor/latinconte­nt/getty Images)

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