LE PIETRE DELLA VERITÀ
SMERALDI, ZAFFIRI, RUBINI: COME CAPIRE CHE SIANO AUTENTICI E CERTIFICATI
L’appuntamento Si apre oggi Vicenzaoro che punta i riflettori su una nuova sfida del mondo del gioiello, dopo l’impegno per i diamanti «puliti».
Il mercato delle gemme di colore, molto frammentato, rende difficile la tracciabilità
«C hiamatele pietre di colore, non colorate». Mette in guardia Gaetano Cavalieri, l’italiano presidente di Cibjo, la Confederazione internazionale della gioielleria. Tra due settimane, a metà ottobre, Cibjo aprirà la nuova sessione del suo congresso mondiale, «quest’anno a Bogotá, in Colombia, non a caso — spiega Cavalieri al Corriere —. Perché lo sforzo della Confederazione da anni va proprio nella direzione di tracciare in modo sempre sicuro e condiviso a livello globale, la provenienza delle pietre di colore, principalmente smeraldi, zaffiri e rubini. E due tra i Paesi maggiori produttori di gemme di colore sono appunto la Colombia e la Thailandia».
La direzione nella quale si sta muovendo il settore della gioielleria — e del quale si parlerà molto nel corso di questa edizione di Vicenzaoro, è infatti quella di un percorso estrattivo sempre più monitorato e certificato. Per le pietre di colore come per i diamanti. Per questi ultimi è una battaglia che ha avuto il suo climax negli anni Duemila grazie all’impulso del World Diamond Council che ha portato al varo del Kimberly Process che oggi assicura ai consumatori che i diamanti acquistati e montati su anelli di fidanzamento e collier arrivano da un percorso lecito e tracciabile. «Il settore ha dedicato molto impegno alla tracciabilità dei diamanti, e oggi i risultati sono davanti agli occhi: per i diamanti semmai la nuova insidia sono i lab grown minerals (le pietre create in laboratorio) che vorremmo fossero dichiarati, come tali, in modo più netto — continua Cavalieri —. Adesso, complici anche le nuove tendenze che mettono al centro le pietre di colore, la sfida è quella di replicare per zaffiri, rubini e smeraldi. Ma non sarà facile».
Perché? «Perché il mercato di zaffiri e smeraldi, e ovviamente dei rubini, è molto più frammentato: a parte il colosso Gemfields, perlopiù il business è fatto da piccole aziende estrattive, spesso a conduzione semi famigliare con la difficoltà di un monitoraggio efficace».
Quali sono le pietre di colore più richieste dal mercato? «Digruppo rei smeraldi e zaffiri anche perché per i rubini il processo di tracciabilità è tanto più complesso e articolato». Ma anche sui rubini si lavora.
Per esempio, Ressigeac Gems ha acquistato, durante l’ultima asta di Gemfields a Singapore, un lotto di rubini grezzi e ogni gemma è stata analizzata e documentata nelle sue varie fasi: dallo stato grezzo al taglio fino a un esame conclusivo da parte dello Swiss Gemmological Institute (Ssef) per il rilascio di un rapporto per ogni rubino tagliato.
«Crediamo che la tracciabilità possa essere raggiunta con uno sforzo congiunto del settore della gioielleria», racconta l’italiana Mariaveronica Favoroso che ha fondato Ressigeac Gems con Philippe Ressigeac, dopo aver lavorato in Gemfields. «Questo nuovo servizio sarà disponibile sia per i marchi che per i dealers», dichiara Michael S. Krzemnicki, direttore del laboratorio gemmologico elvetico. Solo un esempio del «viaggio» per un impiego più consapevole, nel settore della gioielleria, delle pietre di colore. «L’ssef è uno degli istituti gemmologici con cui collaboriamo — continua Cavalieri —. Ed è chiaro che il futuro va in quella direzione».
Non a caso a Vicenzaoro Settembre debuttano i Gem Talks in collaborazione con Igi(istituto Gemmologico Italiano) e con il patrocinio di Borsa dei Diamanti, Federpreziosi Confcommercio, Associazione Italiana Gemmologi e Cibjo. Con l’obiettivo di offrire a tutti gli espositori e i visitatori della manifestazione un momento di approfondimento sul mondo delle gemme. Dalle differenze fra giada e giadeite al la rinascita del granato, un di gemme note sin dall’antichità che hanno conosciuto recentemente un nuovo boom nella moda e nel mercato.
Mentre sono sempre più numerose le presenze in Fiera di espositori che si distinguono proprio per la capacità di creare valorizzando la bellezza delle pietre di colore. Dai nomi più noti come Pasquale Bruni, Fope, Annamaria Cammilli, Roberto Coin, Antonini, Leo Pizzo, Mirko Visconti o Alfieri & St.john, storico brand italiano della gioielleria dal 1977 e Maria De Toni. Fino a Nanis, Mangiarotti, Giovanni Ferraris o Moraglione. «E a proposito di gemme di colore, come per i diamanti c’è anche il problema della chiarezza tra gemme autentiche e gemme di sintesi, oggi molto usate dalla gioielleria di fantasia che abbina plexiglass, legni particolari e altri materiali — conclude Cavaglieri —. Il punto fondamentale è chiarire che oggi ci sono trattamenti che la tecnologia permette, leciti purché dichiarati: dalla possibilità di valorizzare il colore a quella di valorizzare la lucentezza. Ma serve trasparenza nei confronti di chi sceglie un gioiello».