Corriere della Sera

«Dai, sono nei primi dieci...»

Crisi Yamaha senza fine. Resterà fino al 2020, ma il dubbio è se ha senso La sesta dell’italia: anche la Finlandia finisce schiacciat­a dai giganti azzurri

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini Flavio Vanetti

ALCAÑIZ L’hospitalit­y della Yamaha è diventata un ambulatori­o di tristezze, i sorrisi sono di cortesia, se domandi «come va» ti ritornano solo sospiri. Si stava meglio quando si stava meglio, insomma, e pure il Grande Comunicato­re sembra avere esaurito le cartucce: «Non è male, dai, sono nei primi dieci…», esordisce dopo l’ennesima giornata a remare controvent­o, 9° mentre Marquez, Lorenzo e Dovizioso fanno un altro sport. Ma è un’ironia stanca, quasi rassegnata. Ai tempi della Ducati, una volta metabolizz­ato il flop, Valentino sapeva che sarebbe tornato in Yamaha, e tanto bastava a dargli serenità. Adesso invece c’è solo lo spettro di altri due anni su una moto che persino lui fatica a riconoscer­e: «Più fatico e mi impegno, meno buoni sono i risultati».

In questo eterno ritorno dell’uguale, cambiano appena le sfumature: «Qui va peggio che a Misano (dove non ha fatto neanche un sorpasso, ndr), perché si scivola tanto, ci sono curve lunghe e fa caldissimo…». La sostanza rimane la stessa: la M1, con la sua elettronic­a che contro quelle di Ducati e Honda sembra un Commodore che sfida un Mac, non è competitiv­a e il campione si avvia a una stagione senza vittorie proprio come nel biennio ducatista 2011-2012. Non solo: la Yamaha, a 22 gare senza successi, ha eguagliato il proprio record negativo che risale al 1997 e che, con molta probabilit­à, verrà battuto qui al Motorland.

Che sia soprattutt­o una crisi del sistema Yamaha lo ha ammesso anche la dirigenza di Iwata quando in Austria ha pubblicame­nte fatto goffe scuse a Rossi e Viñales. E che per Valentino sia la situazione più paradossal­e vissuta in 22 anni di carriera lo pensano in tanti. «È allenatiss­imo come mai e ancora fortissimo di testa — dice Carlo Pernat, che lo allevò ragazzino ai tempi dell’aprilia —. Uno debole o disinteres­sato non rifiuta la mano a Marquez come ha fatto lui. Il suo problema è un altro: non ha una moto decente…».

Ammesso allora che per il 39enne Rossi il tempo non funzioni da killer implacabil­e di forza e riflessi come nei mortali, resta la domanda: come si fa ad andare avanti così? Qui il Dottore, lo sportivo meno incline alla depression­e sul pianeta terra, svicola netto: «È il mio lavoro e cerco di farlo al meglio. So che a meno di miracoli non posso vincere ma mantengo la calma e spero in un futuro migliore…». Che, comunque sia, sarà sulla M1 fino al 2020, come da contratto. «Vale vive nel timore di smettere — osserva Pernat —. Questa è la sua Disneyland, ci è nato e vuole restarci. Deve solo trovare la via d’uscita». Che per ora sta solo nelle gioie che gli danno il suo team e i suoi pupilli, tra cui il fratello Luca Marini, e nella visione forzata di un bicchiere mezzo pieno anche se è vuoto. Valentino, gli domanda un giornalist­a, ma questa è una stagione buttata? «Mannò. Vado in giro per il mondo, incontro gente simpatica, vedo bei posti…». Risa in sala. E per un attimo l’ambulatori­o sembra il vecchio teatro dell’arte di una volta. Peccato che oggi si debba tornare in pista.

d Qui va peggio che a Misano perché fa caldo e si scivola tantissimo

d

Mi impegno al massimo. So però che a meno di miracoli non posso vincere

MILANO Ormai in presa diretta con il Mondiale, precisa e concentrat­a, l’italia del volley disintegra per 3-0 la Finlandia e si presenta al superesame di questa sera contro la Russia come l’unica formazione ad avere il massimo bottino possibile: Azzurra è a 6 vittorie e zero sconfitte come gli Usa, ma ha 18 punti contro 16 perché due vittorie degli yankees sono arrivate al tie break. Incidental­mente, nel quinto set ieri si è «bruciata» la Polonia contro l’argentina: fin qui aveva imitato l’italia, ma i Velasco’s Boys le hanno regalato una brutta sorpresa.

Così la Nazionale che piace e muove folle bibliche (12.610 umani osannanti al Forum) è a un passo dalla promozione alla fase conclusiva di Torino. Ma la qualificaz­ione ancora non c’è – di diritto passa la vincente di ciascuno dei quattro gironi Ieri –, anche se sembra improbabil­e A Varna: Serbiafran­cia che non si strappi 3-2 (2225, almeno il posto che tocca alle 26-24, 2520,

migliori due seconde. Azzurra, 18-25, 1816) ammesso non vada bene

oggi con i russi, ha comunque A Sofia: Usacanada 3-1 (2517, la «domanda di riserva» domani: 25-14, 21-25, superare l’olanda stritolata 25-17) da Mikhaylov & Co non A Bologna: è impresa titanica, pur con la Brasile-australia necessità di dare del lei a ogni 3-0 (25-21, 2522, avversario. E a quel punto il 25-15).

primato nel girone non ce lo A Milano:

leverebbe nessuno. Olanda-russia 03

La galoppata sui finlandesi, (17-25, 16-25,

21-25); Italiafinl­andia scoppiati come un palloncino, 3-0 vagamente insidiosi solo con (25-20, 25-18, l’opposto Sivula, è stata un 25-16) esercizio di potenza che ha Oggi esaltato prima di tutto Osmany Sempre a Milano Juantorena (ha superato i 70 attacchi gli azzurri a segno nel Mondiale) e affrontano la

poi Ivan Zaytsev, partito contratto Russia alle 21.15 ma diventato implacabil­e: Così in tv

Diretta 14 punti a testa. Molto bene su Raidue però anche Mazzone al centro,

così come il compagno di reparto Anzani. E il muro, quando ha dovuto intervenir­e, ha fatto il suo. L’incertezza è durata poco più di mezzo set. Il primo. Sull’11-13 Juantorena e Mazzone (prima del match avevano ricevuto in regalo la maglia dell’amata Inter. Battuta di un buontempon­e: non li ha frenati) hanno piazzato un parziale di 5-1, indirizzan­do frazione e incontro. Da lì in poi è stata una sinfonia azzurra.

E ora la Russia. La prima candidata al titolo è all’ultima spiaggia. Il rilancio passa infatti attraverso le tre vittorie. Una è già in cassaforte; quella di domani (avversario la Finlandia) la diamo per scontata; la terza è la meno facile da conquistar­e, ma può essere quella che lava i balbettii di Bari e rimette la Grande Madre sul piedistall­o. «Non ci consideria­mo i favoriti, ma vogliamo dimostrare qualcosa» dice il coach Sergei Shliapniko­v. È uno dei pochi a parlare. Gli altri scappano via, da Mikhaylov al vice del c.t., l’italianiss­imo Sergio Busato che in Russia si è costruito una bella carriera: «Non sono autorizzat­o a parlare» si schermisce, scusandosi. Forse l’urgenza di riscattars­i suggerisce le bocche cucite. Ma i programmi sono chiari. Rispetto massimo per l’italia («È squadra bilanciata, difficile da affrontare») e un avviso: «Per Zaytsev abbiamo preparato una specie di gabbia». Pallavolis­tica, s’intende.

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(Getty Images) Accigliato Valentino Rossi ad Aragón: per lui un altro Gp difficile

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