«Dai, sono nei primi dieci...»
Crisi Yamaha senza fine. Resterà fino al 2020, ma il dubbio è se ha senso La sesta dell’italia: anche la Finlandia finisce schiacciata dai giganti azzurri
ALCAÑIZ L’hospitality della Yamaha è diventata un ambulatorio di tristezze, i sorrisi sono di cortesia, se domandi «come va» ti ritornano solo sospiri. Si stava meglio quando si stava meglio, insomma, e pure il Grande Comunicatore sembra avere esaurito le cartucce: «Non è male, dai, sono nei primi dieci…», esordisce dopo l’ennesima giornata a remare controvento, 9° mentre Marquez, Lorenzo e Dovizioso fanno un altro sport. Ma è un’ironia stanca, quasi rassegnata. Ai tempi della Ducati, una volta metabolizzato il flop, Valentino sapeva che sarebbe tornato in Yamaha, e tanto bastava a dargli serenità. Adesso invece c’è solo lo spettro di altri due anni su una moto che persino lui fatica a riconoscere: «Più fatico e mi impegno, meno buoni sono i risultati».
In questo eterno ritorno dell’uguale, cambiano appena le sfumature: «Qui va peggio che a Misano (dove non ha fatto neanche un sorpasso, ndr), perché si scivola tanto, ci sono curve lunghe e fa caldissimo…». La sostanza rimane la stessa: la M1, con la sua elettronica che contro quelle di Ducati e Honda sembra un Commodore che sfida un Mac, non è competitiva e il campione si avvia a una stagione senza vittorie proprio come nel biennio ducatista 2011-2012. Non solo: la Yamaha, a 22 gare senza successi, ha eguagliato il proprio record negativo che risale al 1997 e che, con molta probabilità, verrà battuto qui al Motorland.
Che sia soprattutto una crisi del sistema Yamaha lo ha ammesso anche la dirigenza di Iwata quando in Austria ha pubblicamente fatto goffe scuse a Rossi e Viñales. E che per Valentino sia la situazione più paradossale vissuta in 22 anni di carriera lo pensano in tanti. «È allenatissimo come mai e ancora fortissimo di testa — dice Carlo Pernat, che lo allevò ragazzino ai tempi dell’aprilia —. Uno debole o disinteressato non rifiuta la mano a Marquez come ha fatto lui. Il suo problema è un altro: non ha una moto decente…».
Ammesso allora che per il 39enne Rossi il tempo non funzioni da killer implacabile di forza e riflessi come nei mortali, resta la domanda: come si fa ad andare avanti così? Qui il Dottore, lo sportivo meno incline alla depressione sul pianeta terra, svicola netto: «È il mio lavoro e cerco di farlo al meglio. So che a meno di miracoli non posso vincere ma mantengo la calma e spero in un futuro migliore…». Che, comunque sia, sarà sulla M1 fino al 2020, come da contratto. «Vale vive nel timore di smettere — osserva Pernat —. Questa è la sua Disneyland, ci è nato e vuole restarci. Deve solo trovare la via d’uscita». Che per ora sta solo nelle gioie che gli danno il suo team e i suoi pupilli, tra cui il fratello Luca Marini, e nella visione forzata di un bicchiere mezzo pieno anche se è vuoto. Valentino, gli domanda un giornalista, ma questa è una stagione buttata? «Mannò. Vado in giro per il mondo, incontro gente simpatica, vedo bei posti…». Risa in sala. E per un attimo l’ambulatorio sembra il vecchio teatro dell’arte di una volta. Peccato che oggi si debba tornare in pista.
d Qui va peggio che a Misano perché fa caldo e si scivola tantissimo
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Mi impegno al massimo. So però che a meno di miracoli non posso vincere
MILANO Ormai in presa diretta con il Mondiale, precisa e concentrata, l’italia del volley disintegra per 3-0 la Finlandia e si presenta al superesame di questa sera contro la Russia come l’unica formazione ad avere il massimo bottino possibile: Azzurra è a 6 vittorie e zero sconfitte come gli Usa, ma ha 18 punti contro 16 perché due vittorie degli yankees sono arrivate al tie break. Incidentalmente, nel quinto set ieri si è «bruciata» la Polonia contro l’argentina: fin qui aveva imitato l’italia, ma i Velasco’s Boys le hanno regalato una brutta sorpresa.
Così la Nazionale che piace e muove folle bibliche (12.610 umani osannanti al Forum) è a un passo dalla promozione alla fase conclusiva di Torino. Ma la qualificazione ancora non c’è – di diritto passa la vincente di ciascuno dei quattro gironi Ieri –, anche se sembra improbabile A Varna: Serbiafrancia che non si strappi 3-2 (2225, almeno il posto che tocca alle 26-24, 2520,
migliori due seconde. Azzurra, 18-25, 1816) ammesso non vada bene
oggi con i russi, ha comunque A Sofia: Usacanada 3-1 (2517, la «domanda di riserva» domani: 25-14, 21-25, superare l’olanda stritolata 25-17) da Mikhaylov & Co non A Bologna: è impresa titanica, pur con la Brasile-australia necessità di dare del lei a ogni 3-0 (25-21, 2522, avversario. E a quel punto il 25-15).
primato nel girone non ce lo A Milano:
leverebbe nessuno. Olanda-russia 03
La galoppata sui finlandesi, (17-25, 16-25,
21-25); Italiafinlandia scoppiati come un palloncino, 3-0 vagamente insidiosi solo con (25-20, 25-18, l’opposto Sivula, è stata un 25-16) esercizio di potenza che ha Oggi esaltato prima di tutto Osmany Sempre a Milano Juantorena (ha superato i 70 attacchi gli azzurri a segno nel Mondiale) e affrontano la
poi Ivan Zaytsev, partito contratto Russia alle 21.15 ma diventato implacabile: Così in tv
Diretta 14 punti a testa. Molto bene su Raidue però anche Mazzone al centro,
così come il compagno di reparto Anzani. E il muro, quando ha dovuto intervenire, ha fatto il suo. L’incertezza è durata poco più di mezzo set. Il primo. Sull’11-13 Juantorena e Mazzone (prima del match avevano ricevuto in regalo la maglia dell’amata Inter. Battuta di un buontempone: non li ha frenati) hanno piazzato un parziale di 5-1, indirizzando frazione e incontro. Da lì in poi è stata una sinfonia azzurra.
E ora la Russia. La prima candidata al titolo è all’ultima spiaggia. Il rilancio passa infatti attraverso le tre vittorie. Una è già in cassaforte; quella di domani (avversario la Finlandia) la diamo per scontata; la terza è la meno facile da conquistare, ma può essere quella che lava i balbettii di Bari e rimette la Grande Madre sul piedistallo. «Non ci consideriamo i favoriti, ma vogliamo dimostrare qualcosa» dice il coach Sergei Shliapnikov. È uno dei pochi a parlare. Gli altri scappano via, da Mikhaylov al vice del c.t., l’italianissimo Sergio Busato che in Russia si è costruito una bella carriera: «Non sono autorizzato a parlare» si schermisce, scusandosi. Forse l’urgenza di riscattarsi suggerisce le bocche cucite. Ma i programmi sono chiari. Rispetto massimo per l’italia («È squadra bilanciata, difficile da affrontare») e un avviso: «Per Zaytsev abbiamo preparato una specie di gabbia». Pallavolistica, s’intende.