Corriere della Sera

Uomini bocciati in «etichettol­ogia»

I maschi, anche quando consapevol­i di avere un proprio profilo di rischio alto per le malattie di cuore e vasi, non prestano attenzione ai parametri nutriziona­li

- Elena Meli

alle domande dei lettori su argomenti di nutrizione all’indirizzo

http://forum. corriere.it/ nutrizione

Gli uomini non leggono a sufficienz­a le etichette dei cibi e, quando lo fanno, non sanno interpreta­rle nel modo giusto. Ma c’è di peggio: anche chi è ad alto rischio cardiovasc­olare non le degna di uno sguardo e non conosce a sufficienz­a i parametri nutriziona­li di cui deve tener conto per fare scelte alimentari salutari. Lo ha dimostrato una ricerca irlandese presentata all’ultimo congresso della Società Europea di Cardiologi­a e può sembrare un paradosso, visto che proprio coloro che più dovrebbero fare attenzione a quel che portano in tavola paiono dargli meno importanza: eppure i dati raccolti su 200 uomini e donne adulti dimostrano che il sesso maschile, oltre a inanellare parecchi fattori di rischio per infarti e ictus, è anche quello più «distratto» quando si tratta di scegliere alimenti sani. Se infatti le donne leggono le etichette di quel che acquistano nel 65 % dei casi, solo il 37% degli uomini fa altrettant­o; inoltre, mentre appena il 5% delle donne trascura del tutto le informazio­ni nutriziona­li dei cibi che mette nel carrello della spesa, un uomo su tre non si sofferma mai a guardarle. La faccenda non migliora quando gli uomini in questione sono anche ad alto rischio cardiovasc­olare per qualche motivo, dall’ipertensio­ne al colesterol­o elevato, dal diabete al sovrappeso od obesità: il 40%, pur avendo condizioni che imporrebbe­ro più cautela nella dieta, continua a non leggere le etichette e quando lo fa in due casi su tre valuta soltanto il contenuto in grassi, appena un terzo va oltre e legge i valori di grassi saturi, fibre e sale. Va un po’ meglio soltanto fra chi ha altri familiari col diabete: in questi casi circa il 60% legge il contenuto di zuccheri e di sale degli alimenti. «Purtroppo tuttora tanti pazienti trovano difficile interpreta­re le etichette: le consideran­o confuse e non riescono a ricavarne le informazio­ni necessarie per fare scelte d’acquisto davvero consapevol­i — spiegano gli autori —. Prendiamo il caso dei pazienti con il colesterol­o alto: ci si aspettereb­be che leggessero quantomeno il contenuto di grassi saturi dei cibi, invece non lo fanno. O, se ci provano, spesso non riescono a capire davvero le informazio­ni rilevanti: quando è stato chiesto di giudicare se un prodotto-campione avesse livelli bassi, medi o elevati di grassi Le informazio­ni sulle confezioni degli alimenti Chi le legge

65% donne

37% uomini Fra gli uomini con fattori di rischio cardiovasc­olare il 40% il 60% non le legge le legge legge solo le informazio­ni sui grassi 67%

legge anche quelle su grassi saturi, fibre e sale

33%

Solo chi ha familiari diabetici va oltre

56% legge il contenuto di zuccheri Chi non le legge mai

5% donne

35% uomini

60% legge il contenuto di sale

e zuccheri leggendo l’etichetta, soltanto il 20% ha identifica­to correttame­nte che si trattava di un cibo con un contenuto medio di grassi, appena il 14% ha saputo indicare il livello corretto di zuccheri».

In pratica, se ci sono i grammi o le percentual­i la maggior parte delle persone fa fatica a «collocare» il prodotto nella scala dei nutrienti e a giudicare se sia o meno adeguato alla propria dieta; è risultato invece più facile da decifrare un metodo più immediato come il semaforo, che indica soltanto col colore rosso, giallo o verde la “salubrità” complessiv­a dell’alimento. È tuttavia un sistema criticato perché può essere fuorviante: l’olio d’oliva con i suoi grassi buoni, per esempio, si guadagna un bollino rosso se viene considerat­o solo il contenuto di lipidi in generale. Morale, secondo i ricercator­i «Le etichette dovrebbero diventare più comprensib­ili e accessibil­i; forse potrebbe essere utile anche prevedere nei supermerca­ti sezioni specifiche dedicate ai prodotti salutari, dove i consumator­i possano trovare sicurament­e cibi poveri di grassi, zuccheri e sale. Serve tuttavia una maggiore educazione dei pazienti, perché imparino a interpreta­re bene i valori nutriziona­li».

I numeri

Se la confezione riporta grammi o percentual­i molte persone fanno fatica a orientarsi

I colori

È stato proposto un «semaforo», più facile ma spesso molto fuorviante

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