Nostalgia del francobollo
Salvini: Casalino? Non serve minacciare, la manovra verrà bene
Eadesso arriva il premier dell’era di Casaleggio che loda la superiorità del francobollo sul tasto «invia», della penna sul computer.
«Miracolosa», «coraggiosa» per chi la sta redigendo. «Disastrosa», «pericolosa», per chi la attende dai banchi dell’opposizione. Le opinioni sono infinite. I fatti li conosceremo in settimana. Oggi si riunisce il Consiglio dei ministri, e anche se la manovra non è all’ordine del giorno, è presumibile che si discuta della Nota di aggiornamento al Def — il documento che aggiorna le previsioni economiche e di finanza del Paese — che il governo deve approvare entro giovedì. Per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non c’è dubbio: sarà una manovra «utile al Paese». Il premier ha chiarito di «aver fiducia» nel ministro dell’economia Giovanni Tria come «in tutti i ministri». Poi ha parlato dei tecnici, dopo le polemiche sull’audio del suo portavoce Rocco Casalino: «La burocrazia amministrativa è al servizio delle nostre iniziative, spetta a noi dare l’indirizzo, il dialogo è serrato», ha specificato. Dello stesso tono anche il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, che ha sottolineato la presunta armonia del gruppo di lavoro che sta stendendo la legge di Bilancio, ricordando che «non spetta ai tecnici decidere cosa fare, ma non c’è alcun conflitto con i politici». Savona ha evocato ancora lo spettro del cigno nero, la metafora per descrivere l’ipotesi improbabile dell’uscita dell’italia dall’euro: «Sarà il Parlamento a decidere cosa fare, ma un gruppo dirigente serio deve essere preparato a ogni evenienza».
Matteo Salvini, a Non è l’arena su La7 ieri in serata ha puntualizzato sulla tenuta dell’esecutivo: «Se qualcuno rema contro rema invano, non abbiamo bisogno di minacciare. La manovra verrà bene», ha detto il ministro degli Interni riferendosi alle invettive contro il Tesoro. Il suo collega al Lavoro e allo Sviluppo, Luigi Di Maio, ha tenuto invece a rispondere per le rime a Silvio Berlusconi che in mattinata aveva profetizzato una manovra in cui «l’italia rischia grosso». Di Maio, citando una scena di Non ci resta che piangere, il film con Roberto Benigni e Massimo Troisi, ha replicato ironicamente: «Sì, sì... mo me lo segno». Pungendo il leader di Forza Italia sul terreno delle sue attività: «La sua preoccupazione non è per l’italia, ma solo per le sue tv».
Frasi al veleno, battute sarcastiche, ma è chiaro che i due azionisti di governo, Lega e Cinque Stelle, hanno priorità diverse e dovranno trovare una sintesi. Per il Carroccio la «Quota 100» sulle pensioni e un ampliamento della platea di professionisti e partite Iva che beneficiano del regime forfettario del 15%, accantonando per il momento la flat tax. Per i Cinque Stelle il reddito di cittadinanza, ma si cercano le coperture per finanziare un assegno universalistico a chi è senza lavoro.
Il segretario del Pd, Maurizio Martina, ha annunciato che il partito presenterà «una controproposta». «Temo i condoni per gli evasori e il debito pubblico sulle spalle dei giovani», ha detto Martina. Scetticismo anche da parte di Renato Brunetta (Forza Italia), che smonta il reddito di cittadinanza: «La crescita si fa aumentando i consumi e gli investimenti». Per il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, è necessario che «il governo vari una manovra con la quale protegga le fasce più deboli, dando speranza ai giovani incentivando il lavoro».