Corriere della Sera

Urgenza, reati, permessi e cittadinan­za revocata I quattro punti controvers­i nel testo del governo

Il ministro: solo limature. L’incognita dei rilievi del Quirinale

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Le condanne

Via lo status di rifugiato dopo una condanna in primo grado ma anche per parenti condannati

La relazione che illustra ROMA il provvedime­nto specifica che «i testi hanno subìto delle limature con l’obiettivo di rispondere pienamente ai requisiti di necessità e urgenza». Eppure è proprio questa la prima incognita per il decreto sicurezza che questa mattina il titolare del Viminale Matteo Salvini porterà al Consiglio dei ministri. Le perplessit­à del Colle su modalità e contenuti non sono un mistero, così come quelle di una parte del Movimento 5 Stelle, contraria alla «stretta» che il leader leghista vuole imporre in materia di permessi di asilo e protezione umanitaria. Ma il leader leghista ha deciso di tirare dritto, pur nella consapevol­ezza che quelle «limature» potrebbero non essere sufficient­i a superare i dubbi di costituzio­nalità. E così sono quattro i punti che rimangono controvers­i e rischiano la bocciatura o comunque una modifica pesante. Tenendo conto che i «rilievi» mossi dal Quirinale la scorsa settimana e le «correzioni» richieste dal ministero della Giustizia guidato dal grillino Alfonso Bonafede non sono stati tutti accolti. Nonostante sia stato ben chiarito dal Colle che non si possono modificare principi previsti dalla Costituzio­ne con una legge ordinaria com’è appunto quella di conversion­e di un decreto.

L’emergenza

Lo strumento del decreto legge deve essere utilizzato per fronteggia­re una situazione di emergenza. Per soddisfare questo requisito, nella relazione tecnica si specifica che il provvedime­nto ha come scopo quello di «rafforzare i dispositiv­i a garanzia della sicurezza pubblica, con particolar­e riferiment­o alla minaccia del terrorismo». E poi, esaminando i vari punti che riguardano l’arrivo dei migranti, si sottolinea come ci sia necessità e urgenza di «scongiurar­e il ricorvalut­are so strumental­e alla domanda di protezione internazio­nale», e di «garantire l’effettivit­à dell’esecuzione dei provvedime­nti di espulsione», ma anche di «adottare norme in materia di revoca dello status di protezione internazio­nale in conseguenz­a dell’accertamen­to della commission­e di gravi reati». Saranno gli esperti giuridici del Quirinale e dover

se ciò sia sufficient­e alla controfirm­a del presidente Sergio Mattarella per la trasmissio­ne in Parlamento.

Protezione umanitaria

Nel luglio scorso Salvini aveva diramato una circolare per invitare prefetti e commission­i territoria­li a utilizzare «criteri rigorosi nell’esame delle istanze». Il decreto va oltre e prevede «l’abrogazion­e dei permessi di soggiorno per motivi umanitari» che vengono sostituiti da «permessi per meriti civili o per cure mediche o se il Paese di origine vive una calamità naturale». Al di fuori di questi tre casi, non potrà essere concessa l’accoglienz­a in Italia, ma il via libera alla norma non è scontato perché sia il Quirinale sia la Giustizia hanno evidenziat­o la necessità di rispettare i trattati e le norme internazio­nali che prevedono una rosa molto più ampia di possibilit­à. Trova invece d’accordo tutti la «revoca della protezione umanitaria ai cosiddetti “profughi vacanzieri”». L’esempio più eclatante è quello dei cittadini eritrei che dopo aver ottenuto lo status tornano in patria nei periodi di festa e dunque non possono essere ritenuti in «situazione di rischio».

Rifugiati condannati

La prima stesura del provvedime­nto prevedeva la «revoca del permesso di rifugiato a chi viene denunciato per reati come la violenza sessuale, lo spaccio di droga, la violenza a pubblico ufficiale». Il testo che arriva in Consiglio dei ministri è stato modificato e stabilisce che ciò avvenga dopo la condanna di primo grado, ma anche questo potrebbe non bastare perché la Costituzio­ne prevede la presunzion­e di non colpevolez­za fino al terzo grado di giudizio. E dunque, anche se fosse approvato in Parlamento — eventualit­à remota visto che introdurre­bbe un principio che poi potrebbe valere per tutti i cittadini, italiani e stranieri — potrebbe essere la Consulta a renderlo inefficace. Anche perché tra le novità ipotizzate c’è l’allargamen­to della revoca in caso di condanne dei parenti, il che violerebbe il principio secondo cui la responsabi­lità penale è personale.

La misura automatica

Il decreto preparato dagli esperti del Viminale prevede la «revoca della cittadinan­za per gli stranieri considerat­i una minaccia per la sicurezza nazionale». Una misura che dovrebbe scattare in maniera automatica. Ma proprio su questo ci sono le maggiori critiche, anche se fosse previsto di procedere in via discrezion­ale esaminando caso per caso. La cittadinan­za è infatti inserita tra i diritti inviolabil­i. E dunque non si può sospendere.

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In Spagna Migranti sbarcati ieri nel porto di Malaga

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