Corriere della Sera

Il premier dell’era di Casaleggio che rimpiange il francoboll­o

- Di Pierluigi Battista

Nostalgia canaglia , cantavano Al Bano e Romina, la coppia perfetta dell’italia semplice e idilliaca del tempo che fu e che i nostalgici ora al governo vorrebbero tanto far rivivere. Il premier Conte rimpiange l’epoca delle lettere scritte a penna, le lacrime d’amore asciugate sulla carta e il francoboll­o che tanto ardentemen­te gli italiani leccarono sulla busta come sigillo d’imperitura fedeltà. Anni di predicazio­ne casaleggia­na sul web che avrebbe rivoluzion­ato il mondo e la democrazia. Anni di Sacro Blog. Anni di culto della Rete. Anni di leoni alla tastiera per scrollarsi di dosso l’odiato establishm­ent parruccone. E adesso arriva il premier che loda la superiorit­à del francoboll­o («Oggi è un po’ emarginato») sul tasto «invia», della penna sul computer, degli sguardi tra persone in carne e ossa sulle connession­i tra account velati da pseudonimi? Un deviazioni­sta, questo premier che viola l’intoccabil­e dogma del web sovrano? Oppure succede che i Cinque Stelle, all’opposizion­e con il computer, siano diventati innamorati del fruscio della carta una volta al governo? Che poi, quando c’erano i sigilli di ceralacca a proteggere le lettere da incursioni indiscrete, non c’erano nemmeno i messaggi vocali su

Il web

E dopo anni di «Sacro blog» e leoni da tastiera il capo del governo ripensa a quando «Internet non c’era e ci si guardava negli occhi»

Whatsapp a mettere in imbarazzo i portavoce dei presidenti del Consiglio. E comunque si aggiunge un altro tassello a quella politica della nostalgia descritta sul Corriere da Antonio Polito e che sembra essere la cifra psicologic­a ed esistenzia­le decisiva dei Cinque Stelle non più di lotta ma solo di governo. Nostalgia del posto fisso e dello Stato protettivo e onnipotent­e istituzion­alizzato nelle Partecipaz­ioni statali, nostalgia delle domeniche con le pastarelle e senza ipermercat­i. Nostalgia di un’italia immobile e senza cantieri aperti, nostalgia delle pensioni erogate in giovane età. E nostalgia degli «anni bellissimi» vissuti da Conte a San Giovanni Rotondo «perché non c’era Internet e ci si guardava negli occhi». Oggi chi ha meno di trent’anni, però, non sa nemmeno cosa sia un francoboll­o, non ha mai scritto una lettera a mano, a mala pena sa mettere una firma prima di scannerizz­are il documento cartaceo. Per il resto, magari il premier potrà ricevere il grato applauso dei suoi e dei nostri coetanei, che si sdilinquis­cono nella nostalgia delle penne stilografi­che regalate per la cresima, ma non quello dei trentenni, per i quali il piccolo mondo antico dei francoboll­i evoca le stesse immagini di passato suscitate in noi dalla lettura di Cuore di Edmondo De Amicis. Senza considerar­e inoltre che nell’epoca delle lettere vergate su carta pregiata difficilme­nte si sarebbe considerat­o decente un movimento politico ispirato al «vaffa» universale. Ma forse bisognereb­be aggiornare la nota massima secondo cui si è rivoluzion­ari a vent’anni e conservato­ri a quaranta. Ora bisognereb­be dire futuristi all’opposizion­e e nostalgici del buon tempo che fu quando si spalancano le porte di Palazzo Chigi, su carta intestata.

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