Corriere della Sera

«Ogni nostro brano è un essere vivente»

Il ritorno dei 21 Pilots: per migliorare il rapporto con il pubblico filmiamo e studiamo tutti i concerti

- Paola De Carolis

A Bologna ● Il tour della band, diventata famosa con «Holding on to You», farà tappa il 21 febbraio a Bologna (Unipol Arena) LONDRA In scena sono esplosivi. Sul fondo del palcosceni­co della Brixton Academy, locale storico dove sono passati i Clash, David Bowie, Madonna, gli Smith, James Brown, una macchina lambita dalle fiamme dà il la per uno spettacolo che segna il ritorno dei 21 Pilots dopo un’assenza di quasi due anni. Una prova generale per la tournée di una settantina di date che il 21 febbraio toccherà l’italia (Unipol Arena di Bologna) e un modo di sondare l’entusiasmo del pubblico per il nuovo album, Trench (in uscita il 5 ottobre). «C’è sempre un momento in cui ti chiedi, ma piacerà?», spiega Tyler Joseph, metà del duo che ha scalato le vette delle classifich­e internazio­nali e conquistat­o milioni di seguaci. A giudicare dalla reazione dei 4.500 presenti non aveva motivo di temere, ma i dubbi, le domande, i quesiti esistenzia­li ai quali non c’è risposta fanno parte della musica dei 21 Pilots.

Per quanto acrobatici, scatenati e coinvolgen­ti dal vivo, in privato Joseph e il batterista Josh Dun sono posati e riflessivi, dicotomia che è il loro pane quotidiano. «Fa parte del mestiere — spiega Joseph —. Le canzoni nascono da un momento di silenzio, di tranquilli­tà, di solitudine», che non potrebbe essere più diverso della loro esecuzione sul palco. «Ogni brano — aggiunge — è un essere vivente, che respira e sa dove vuole andare. Gli devi permettere di dire la sua, impari che un pezzo, non solo sa dove dirigersi, ma anche come rispondere alle altre canzoni dello stesso album. La cosa che ci rende una squadra sola è che tutti, noi due sul palco e chi ascolta, ci riconoscia­mo in quel momento di silenzio che ha portato alla creazione».

È forse proprio il dialogo continuo con il pubblico — composto da gente di ogni età e di ogni etnia — il segno particolar­e dei 21 Pilots, una comunicazi­one che non nasce per caso. «Ci lavoriamo sodo — rivela Joseph —. Filmiamo ogni spettacolo e lo studiamo attentamen­te, ci chiediamo come possiamo migliorare, sempre. È un’applicazio­ne metodica». Tra di loro, si capiscono quasi senza parlare. «Eravamo amici già prima di suonare insieme — precisa Dun —. Quando è arrivato il momento di collaborar­e sapevamo cosa volevamo ottenere». Provengono dalla stessa cittadina statuniten­se, Columbus, Ohio, le madri vanno dallo stesso parrucchie­re. «Siamo stati fortunati, perché siamo riusciti a crescere insieme musicalmen­te in modo Volti

Josh Dun (batterista) e Tyler Joseph (cantante, tastierist­a e bassista), il duo americano dei Twenty One Pilots graduale, quasi di nascosto. Vedi tanti giovani che invece arrivano sul palco senza aver fatto la gavetta e ti accorgi che è avvenuto tutto troppo in fretta, ancora non sanno cosa vogliono comunicare».

A Bologna i biglietti sono esauriti in 24 ore. Il video di Stressed out su Youtube è stato guardato un miliardo e 400 milioni di volte, tanto che il problema, adesso, è un altro. «Riuscire a rimanere onesti ai grossi quesiti della vita, ritornare in quello spazio in cui è nato tutto». Joseph ricorda la prima volta che ha fatto sentire ai genitori una sua canzone: «Ero preoccupat­o perché era pieno di domande serie e temevo che sarebbe stato l’inizio di una conversazi­one difficile, invece sono rimasti entusiasti e ho capito che quello che provavo io lo provano in tanti». La musica per lui è modo di superare le difficoltà. Blurryface, il personaggi­o mito che ha dato il nome all’album precedente, è «un alter ego nato per uscire dall’insicurezz­a».

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 ??  ?? ● A tre anni di distanza da «Blurryface», arriva «Trench», il nuovo disco del duo americano Twenty One Pilots
● A tre anni di distanza da «Blurryface», arriva «Trench», il nuovo disco del duo americano Twenty One Pilots

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