Il Milan va avanti, poi si butta via
Suso indiavolato L’atalanta riaggancia i rossoneri due volte. Leonardo: «Mentalità da 7° posto»
5,5 G. Donnarumma Un’uscitaccia a vuoto e due gol a carico: serata grigia anche per lui.
5 Calabria Si perde malamente il Papu. Distrazione grave, dinamica leggibile.
5,5 Musacchio Illude con un primo tempo di alto livello.
5,5 Romagnoli Nel posto sbagliato al momento sbagliato: tiene in gioco Rigoni.
6,5 Rodriguez Dinamismo e personalità, in più salva sulla linea un gol fatto.
5,5 Kessie Il gol trangugiato al tramonto del primo tempo è un peccato capitale: sarebbe stata tutta un’altra storia.
6 Biglia Primo tempo eccellente, taglia e cuce, nella ripresa il calo.
7 Bonaventura Nell’ordine: un gol annullato, un palo, un gol buono. Seratona, per lui.
7 Suso Indiavolato. Due assist, uno meglio dell’altro. E il feeling con quel signore là davanti cresce di partita in partita.
6,5 Higuain Se è davvero il migliore al mondo, come assicura il suo allenatore, poco importa. Conta che ne ha segnato un altro, il terzo consecutivo. Avrebbe fatto comodo anche il quarto, invece prende il palo esterno.
5 Calhanoglu Spettrale. Di nuovo. 5,5 Abate Casca con gli altri.
5,5 Bakayoko Non incide.
5,5 Gattuso Come una sconfitta, c’è poco da girarci intorno. Cinque punti in quattro partite somigliano già molto a una piccola crisi. pareggi fra Milan e Atalanta negli ultimi 7 incroci in A (2 vittorie dei nerazzurri). A San Siro i rossoneri non segnavano dal 2014 le reti di Higuain all’atalanta in serie A. Solo alla Lazio ne ha fatte di più: 12. L’argentino è andato in gol in due partite consecutive di campionato MILANO Silenzio. Come solo a San Siro quando c’è silenzio. Minuto 91, pieno recupero, l’argentino Rigoni ha appena uncinato il 2-2 finale con una diabolica girata a un metro dalla porta di Donnarumma. Milan ripreso per la seconda volta, dopo esser stato due volte in vantaggio. Una partita assurda, due punti al macero, altri due. Un delitto.
L’unico rumore, in lontananza, è quello dei tifosi ospiti lassù al terzo anello. Dopo due sconfitte filate l’atalanta torna a respirare. Gattuso, fin lì una furia, come se in fondo sapesse che stava per succedere qualcosa, come se se lo sentisse, è impietrito. Un’occhiata disperata all’assistente e poi all’arbitro Doveri: niente da fare, gol buono, nessun fuorigioco. Ammutolito Rino, ammutoliti i suoi, ammutoliti ovviamente anche gli altri 51mila che fin lì avevano seriamente accarezzato l’ipotesi di un successo che avrebbe cambiato i connotati a una classifica che invece resta grigia, modesta, mediocre. Là davanti corrono, il Milan arranca.
C’è poco da girarci intorno, è un pareggio che sa di sconfitta, il secondo consecutivo, dopo quello di Cagliari che però ha avuto una dinamica diversa e quindi una percezione diversa. Lì si era andati sotto e si è arrivati ad aggiustarla, stavolta il contrario, stavolta fa male. I bergamaschi restano un tabù: la vittoria manca dal 2015, in casa addirittura dal gennaio 2014, con Allegri. La verità è che 5 punti in 4 partite sono già la prova di una piccola crisi. Tecnica ma forse prima ancora mentale. Là davanti non aspettano e se l’obiettivo è il 4° posto è chiaro che qualcosa va corretto. Qui e subito. A partire appunto dalla testa, come ha ammesso uno sconsolato Leonardo a fine partita: «Dobbiamo cambiare la mentalità da Girata Gonzalo Higuain, 30 anni, segna il suo gol in apertura di Milanatalanta. È la terza partita di fila con gol per il Pipita (Afp) settimo posto, sia in società che in campo. Dobbiamo crescere, questa come altre sono partite in cui bisogna vincere. Quando negli anni passati giri dal sesto al decimo posto, pensare che ora sei da quarto sembra un obiettivo lontano. Dobbiamo trovare una convinzione da grande». Va probabilmente molto vicino alla verità, il direttore rossonero.
Non è bastato nemmeno il solito Higuain, sempre più decisivo con il terzo gol consecutivo, una formidabile volée dopo nemmeno 2 minuti, e non è bastato nemmeno un primo tempo eccellente durante il quale, però, il Milan ha avuto la colpa fatale di non giustiziare un’atalanta irriconoscibile, senza nervo, con i reparti slegati e gli uomini sbagliati. In panchina non c’era Gasperini, squalificato per la bestemmia di Ferrara, ma il suo vice Gritti: è stato formalmente lui a correggere gli errori all’intervallo togliendo i disastrosi Barrow e Pasalic e inserendo Zapata e Rigoni. La partita è svoltata lì, anche perché Kessie nel finale di primo tempo si era divorato un gol fatto, solo davanti a Gollini.
Nella ripresa il 3-4-1-2 dell’atalanta è cresciuto e il 4-3-3 del Milan è calato, anzi crollato. Prima è arrivato il pari di Gomez, poi l’illusione di un nuovo vantaggio rossonero con Bonaventura, fra i migliori insieme a Suso e al Pipita. Anche Gattuso ci ha messo del suo, togliendo troppo presto Jack. La squadra lì si è abbassata ed è arrivata l’uncinata fatale che ha ammutolito San Siro. Ora due trasferte, giovedì a Empoli e domenica col Sassuolo. Non puoi già più sbagliare, Diavolo.