Brozovic e la nuova Inter
Il croato è diventato leader di un centrocampo sempre più decisivo da cui è arrivata la metà dei gol
reti delle 8 totali dell’inter arrivano dai centrocampisti gol segnati dall’inter negli ultimi 10’ delle prime 6 partite vittorie in campionato per i nerazzurri nelle prime cinque giornate MILANO Il nuovo slogan dell’inter potrebbe essere quello lanciato da Marcelo Brozovic dopo il suo primo gol stagionale che ha regalato il successo contro la Samp: «Non molliamo mai, grande vittoria».
Un’anima nuova per i nerazzurri, accusati spesso di non avere una mentalità forte e di essere limitati da un carattere fragile. La vittoria in rimonta con il Tottenham e quella all’ultimo soffio con la Samp cambiano la percezione di una squadra in crescita, anche per merito dei suoi centrocampisti, sempre più determinanti. Delle otto reti realizzate tra campionato e coppa, la metà portano la firma di Nainggolan, Candreva, Vecino e Brozovic.
Il croato è l’uomo su cui ha scommesso Luciano Spalletti, la chiave della sua nuova Inter. Le prime uscite non erano state felici, molte ombre, qualche luce. Le ruggini del Mondiale pesano ancora, a Genova però è stato lui a trascinare l’inter: non solo per il gol, ma con un secondo tempo convincente per gioco e intensità.
L’anima fragile l’inter l’ha sempre avuta lì nel mezzo del campo, con troppa discontinuità. Un punto debole che si è tentato di colmare in estate inseguendo prima Arturo Vidal e poi il sogno Luka Modric. Sfumati per diverse ragioni, Spalletti non ha avuto dubbi nel confermare Brozovic regista basso. L’anno scorso il tecnico ha avuto il merito di trovare la posizione giusta per esaltare le doti del croato, un lavoro che sta perfezionando in questa stagione. «Il suo gol contro la Samp è stato una liberazione», l’analisi dell’allenatore espulso dall’arbitro Guida per l’esplosione di gioia dopo la rete di Brozo. «Una decisione ingiusta. Al quarto uomo non ho detto nulla, ho urlato soltanto gol», ha raccontato. Un grido liberatorio, ma con troppa enfasi secondo il quarto uomo Piccinini. Il tecnico conoscerà oggi il suo destino, una squalifica sarebbe ingiusta, ma il rischio c’è, perché l’allenatore era già stato multato di 10 mila euro e diffidato dopo il match con il Sassuolo per «espressioni gravemente offensive nei confronti dell’arbitro», come scrisse il giudice sportivo.
L’inter non può fermarsi e aspettando il primo gol in campionato di Icardi, s’aggrappa ai suoi centrocampisti. Deve crescere nella condizione e nella partecipazione al gioco Radja Nainggolan, costretto dall’infortunio estivo a Bomber Marcelo Brozovic, 25 anni, croato, è stato il match winner dell’inter contro la Samp a Genova (Afp) saltare la preparazione. Il belga è stato spesso richiamato da Spalletti durante la partita con la Samp, per andare a occupare la corretta zona di campo. S’era inventato un gran gol, cancellato dalla Var, gli manca però continuità. La stessa che l’allenatore chiede a un reparto in crescita e non ancora al top.
Tottenham e Samp sono stati passi importanti per aumentare autostima e mentalità, ma in campionato l’inter è costretta a infilare una serie di vittorie per rientrare presto nella zona Champions. Il match di domani contro la Fiorentina, formazione in salute e con ottime individualità, è un’altra tappa da non sbagliare nella risalita. Le parole giuste le ha usate il talismano Borja Valero: nelle due volte in cui è entrato l’inter ha sempre vinto. «Le ultime due partite vinte negli ultimi minuti non sono state il massimo per le persone che hanno il cuore debole, speriamo di farle soffrire meno. Sicuramente ci hanno dato un bel carico di fiducia, ma dobbiamo ripeterci con la Fiorentina». Continuità è il nuovo mantra. chi le realizza ma c’è anche qualche imprecisione di chi le subisce». Prandelli è più fatalista: «Una squadra può essere organizzata quanto vuole ma di fronte al talento puro c’è poco da fare. Sarebbe stato bello se a Parma un gol così lo avessero applaudito anche i tifosi avversari».
Di sicuro è sempre una forte emozione. Il coast to coast è il sogno dei ragazzini che giocavano all’oratorio e sognavano la serie A. L’ivoriano Gervinho, con quell’aria scanzonata, ha ridato il potere al pallone, nel senso puro del termine. «Gol così non sono per tutti. Ancelotti era un campione, ma non lo avrebbe mai fatto...», racconta sorridendo Ventura.
Contromosse non ce ne sono. «Perché capita all’improvviso. Si può bloccare l’azione con un fallo, ma quando l’avversario è già partito in velocità rischi l’espulsione. E nel calcio moderno è meglio prendere una rete che rimanere
Parola di ex c.t.
«In quel momento pensi che sei un allenatore fortunato ad avere giocatori così»
in dieci», il pensiero di Prandelli. A Gervinho tutti questi discorsi interessano poco. Lui è istinto e classe. In Cina, dove era andato per soldi e non per passione, c’era riuscito anche con l‘hebei Fortune. Ma in Italia ha un altro significato. E potete scommetterci che alla prossima occasione ci riproverà.