Da Mattarella un appello al Csm: scelte libere da logiche di schieramento
Domani voto sul vicepresidente tra i veti incrociati. Fico: no a interferenze toghe-politica
Ai magistrati il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda che «non devono rispondere alle opinioni correnti, perché sono soggetti soltanto alla legge; né devono orientare le decisioni giudiziarie secondo le pressioni mediatiche, e tantomeno pensare di doverle difendere pubblicamente». Quello che conta nel lavoro dei giudici sono «la credibilità e la trasparenza», da preservare in ogni occasione.
I richiami del capo dello Stato, nella veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura, arrivano nella cerimonia quirinalizia di commiato dal vecchio Csm e di insediamento del nuovo, che domani è chiamato a scegliere il vicepresidente. Sarà uno degli otto componenti «laici» eletti dal Parlamento, a cui deve dare il consenso la maggioranza dei sedici «togati» (più i due membri di diritto, presidente e procuratore generale della Cassazione). Uno scrutinio segreto dall’esito ancora incerto, molto più che in altre occasioni. Anche per questo assumono rilievo altre due esortazioni di Mattarella, che auspica una nomina il più possibile condivisa dal Consiglio.
La prima: «I componenti laici sono eletti non perché rappresentanti di singoli gruppi politici, di maggioranza o di opposizione, bensì perché dotati di specifiche particolari professionalità»; la seconda: «I togati non possono e non devono assumere le decisioni secondo logiche di pura appartenenza». Affermazioni che si limitano a richiamare quanto previsto dalla Costituzione, ma non suona casuale che il presidente abbia voluto ribadirle alla vigilia di una scelta nella quale proprio la provenienza (o l’appartenenza) politica del possibile vice-presidente sembra avere un peso significativo.
La corrente Autonomia e Indipendenza rappresentata da Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita punta su uno dei tre professori eletti su indicazione del Movimento 5 stelle (in particolare Alberto Maria Benedetti, ma anche uno degli altri due andrebbe bene). Le correnti considerate rispettivamente centrista e di destra — Unità per la costituzione e Magistratura indipendente — sono invece orientate per l’ex deputato del Pd (di cui è stato responsabile Giustizia) David Ermini; preferenza favorita anche dal fatto che l’ex leader di Mi Cosimo Ferri è nel frattempo divenuto parlamentare proprio del Pd. Ermini è l’unico laico portato al Csm da un partito di sinistra (i restanti quattro sono stati scelti da Lega e Forza Italia) ma paradossalmente su di lui è molto incerta la sinistra giudiziaria raccolta nel gruppo di Area, a causa della spiccata militanza «renziana» nella sua precedente attività. Niente di personale, tengono a precisare, ma preferirebbero un tecnico che non sia di diretta derivazione politica.
La corrente delle toghe di sinistra sarebbe dunque favorevole ad uno dei professori indicati dai grillini, nell’arduo tentativo di far convergere su quel nome anche gli altri due gruppi. Ma se questo non accadesse, e dal gioco dei veti incrociati dovesse emergere l’impossibilità di un accordo fra le toghe, potrebbe tornare ad avere qualche possibilità anche l’avvocato Alessio Lanzi (provenienza Forza Italia), un nome sul quale Mi s’era detta pure disponibile. Contatti e riunioni tra i consiglieri per cercare una soluzione che non divida in due il Csm proseguiranno fino a domattina. Ieri al Quirinale c’era anche il presidente della Camera Roberto Fico, secondo il quale «la magistratura deve lavorare in piena autonomia senza alcun tipo di interferenza della politica, e viceversa».