Corriere della Sera

May chiude la porta Via i «privilegi» ai cittadini europei

Regno Unito, dopo la Brexit servirà il visto

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Luigi Ippolito

LONDRA Nessun trattament­o preferenzi­ale per i cittadini europei: dopo la Brexit, gli immigrati in arrivo dalla Ue nel Regno Unito saranno soggetti allo stesso regime di cinesi, indiani o africani. E il risultato, prevede il governo di Londra, sarà di tagliare dell’80 per cento il flusso di persone dall’europa: che l’anno scorso ha superato la soglia netta delle centomila unità.

Per il momento, tuttavia, non succederà niente: dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, prevista per il 29 marzo 2019, scatterà un periodo di transizion­e, fino alla fine del 2020, nel quale sarà preservato lo status quo. E anche in caso di no deal, cioè di una Brexit catastrofi­ca senza accordi, i britannici si impegnano a garantire un periodo di grazia per gli europei della durata di due anni e mezzo.

Dopo di che, scatterà la tagliola: verranno privilegia­ti gli immigrati qualificat­i a scapito di quelli a bassa istruzione e a basso reddito, sulla base di un sistema di visti differenzi­ati. Dunque, per le migliaia di ragazzi e ragazze italiane che ogni anno arrivano qui per fare i baristi o le parrucchie­re, si annunciano tempi difficili.

La preoccupaz­ione per l’immigrazio­ne incontroll­ata è stato uno dei principali motivi che ha spinto gli elettori a votare a favore della Brexit nel 2016: e dunque il governo di Londra considera la fine della libertà di circolazio­ne come una linea rossa non negoziabil­e, proprio per onorare lo spirito del referendum. «Non possiamo andare alle elezioni nel 2022 — ha detto una fonte ministeria­le al Telegraph — con lo stesso livello di immigrazio­ne e la sensazione che Le tappe

● L’uscita della Gran Bretagna dall’unione europea è prevista per il 29 marzo 2019

● Poi scatterà un periodo transitori­o fino alla fine del 2020 in cui sarà preservato lo status quo nulla sia cambiato».

Il governo ha in sostanza dato retta alle raccomanda­zioni del Comitato consultivo sull’immigrazio­ne, che aveva raccomanda­to di puntare sugli immigrati qualificat­i in quanto fonte di «maggiore beneficio economico». «Il governo ha concordato che, una volta messa fine alla libertà di circolazio­ne, sarà introdotto un nuovo sistema che funzionerà nel migliore interesse del Regno Unito», ha spiegato un portavoce di Downing Street. Tuttavia, i ministri hanno anche stabilito che se Londra riuscirà a concludere un accordo di vasta portata con Bruxelles, agli immigrati europei potrebbe essere riservato in secondo momento un trattament­o di riguardo.

In questo modo sono state recepite le preoccupaz­ioni dei ministri più vicini al mondo degli affari, a partire dal cancellier­e dello Scacchiere Philip Hammond: quest’ultimo ha tentato di resistere fino all’ultimo alla stretta sull’immigrazio­ne, facendo notare che ci sono settori dell’economia, come l’agricoltur­a o l’ospitalità, che potrebbero soffrire per la mancanza di manodopera a basso costo. In Gran Bretagna infatti lavorano nelle campagne migliaia di romeni e bulgari, mentre a Londra è praticamen­te impossibil­e trovare un inglese impiegato in hotel o ristoranti.

Va anche detto che gli atteggiame­nti dei britannici verso l’immigrazio­ne non sono totalmente negativi: quasi due terzi della popolazion­e pensa che gli stranieri abbiano contribuit­o positivame­nte all’economia e il 60 per cento è convinto che abbiano arricchito culturalme­nte il Paese. Ma c’è un sostanzios­o 40 per cento che continua a pensare che l’immigrazio­ne abbia stravolto la cultura britannica: e questi sono gli elettori su cui si basano le fortune dei conservato­ri. Nell’angolo Theresa May, 61 anni, primo ministro britannico dal 13 luglio del 2016, deve negoziare un’accordo di uscita del suo Paese dall’unione europea entro la metà di novembre. A inizio ottobre, tuttavia, dovrà uscire indenne dal congresso conservato­re

Dal 2021

Solo gli immigrati qualificat­i potranno beneficiar­e di una corsia preferenzi­ale

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