«Lui no!»: contro Bolsonaro l’appello dei musicisti brasiliani
Da Veloso a Buarque, 300 firme per bloccare il candidato dell’ultradestra
RIO DE JANEIRO «Ele não», lui no! Come può un ex militare e militarista, filofascista e omofobico, tornare al potere in America Latina trent’anni dopo la fine delle dittature che insanguinarono il continente? E perdipiù nel Paese più grande della regione?
Chiunque, «ma lui no» è l’ennesima catena da social network che tra pochi giorni dovrà fare i conti con la realtà, e cioè le urne elettorali, i voti veri. Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra, si sta ancora riprendendo in ospedale da una coltellata alla pancia ricevuta in un comizio elettorale, ma è tuttora in testa ai sondaggi in Brasile, con il 28 per cento delle intenzioni di voto al primo turno che si terrà il 7 ottobre. È quasi certo che andrà al ballottaggio, dopo aver drenato consensi dagli altri candidati di centro e centrodestra.
Da fenomeno marginale, al limite del folkloristico — è in Parlamento da decenni, nostalgico quasi silente della dittatura — Bolsonaro a questo punto ha una possibilità concreta di assumere il potere in una delle più grandi democrazie del mondo. «Una chiara minaccia al nostro patrimonio di civiltà», sono le parole che aprono il manifesto firmato da oltre 300 personalità, tra cui i musicisti brasiliani più noti (Chico Buarque, Caetano Veloso, Gilberto Gil), intellettuali e imprenditori. «Nella storia, leader fascisti e autocratici sono stati eletti con la promessa di riscattare l’autostima e la credibilità di un Paese — dice il testo — È necessario comprendere la responsabilità storica delle prossime scelte», ammonisce.
Fino a qualche settimana fa, chi detesta Bolsonaro poteva puntare con una certa tranquillità sui suoi alti indici di rigetto al secondo turno, a un probabile effetto Le Pen (in Francia padre e figlia, per Gil
Gilberto Gil, icona della musica brasiliana, 76 anni, otto figli Chico Buarque, 74 anni, uno dei grandi interpreti della Bossa Nova. Sotto, il cantautore Caetano Veloso, 76 anni due volte, coalizzarono contro di loro tutto lo schieramento politico, e persero al ballottaggio).
La promessa di mettere ordine con le buone o le cattive in un Paese con 70.000 omicidi all’anno e altissimi indici di corruzione, dopo tre anni di crisi economica, ha certamente la sua presa. Ma l’elogio della dittatura, l’invito a farsi giustizia da soli, la guerra ostinata ai «diversi» e ai diritti delle donne non sono certo temi da maggioranza. A meno che Bolsonaro non riesca a convincere molti che l’alternativa è persino peggiore.
Non è impossibile, viste le ultime novità. A tallonare nei sondaggi l’ex militare con il 22 per cento dei consensi è salito Fernando Haddad, cioè il candidato della sinistra in- dicato da Lula, quasi e dichiaratamente una marionetta dell’ex presidente oggi in carcere per corruzione. Gli altri possibili contendenti si sono allontanati e sembrano tagliati fuori.
Un ballottaggio sempre più probabile tra Bolsonaro e Haddad sta già creando un enorme dilemma ad almeno metà dell’elettorato, coloro che non vogliono nè il «fascista», nè il ritorno al potere del Lui sì Sostenitori di Jair Bolsonaro, 63 anni, Partito Social-liberale (Nelson Almeida) Pt, il Partito dei lavoratori devastato dalle inchieste giudiziarie contro la corruzione e responsabile dell’ultima dura recessione economica. E sta creando panico sui mercati finanziari.
Nelle ultime due settimane Bolsonaro non ha praticamente fatto campagna elettorale e ha addirittura zittito i suoi dal letto di ospedale a San Paolo, proibendo loro la partecipazione a dibattiti e interviste. Ha un voto consolidato, tutto costruito sulla rete e una buona dose di fake news, ma per raggiungere il 50,1 per cento a fine ottobre avrà anche bisogno di una strategia per sfondare al centro.
Sei donne su dieci in Brasile dicono che non lo voterebbero per ragione alcuna, riflesso
Ostilità femminile
Sei donne su 10 non lo voterebbero per le sue posizioni conservatrici su diritti civili e famiglia
inevitabile delle sue posizioni conservatrici sui diritti civili e la famiglia. Il movimento «Ele não» è nato proprio per iniziativa di gruppi femminili sulla rete. Nel Nord-est povero e assistito è quasi sconosciuto.
A meno di improbabili recuperi dei suoi avversari, Bolsonaro può tirare a campare fino al primo turno per poi mettere a punto una strategia per le tre settimane che seguiranno. Al momento i sondaggi lo danno sotto di qualche punto al ballottaggio contro Haddad. Che Lula riesca a far eleggere un presidente dalla sua cella sarebbe una notizia incredibile (e per molti terrorizzante), ma mai quanto il ritorno al potere di un militare dichiaratamente a favore della tortura.