Corriere della Sera

Dogman verso l’oscar

Garrone: inizia un nuovo viaggio ma la strada è ancora lunga Rohrwacher battuta per un voto

- Valerio Cappelli

È Dogman di Matteo Garrone il film italiano candidato agli Oscar. Ma non è stata una passeggiat­a, come tutti prevedevan­o. C’è stato un testa a testa con Lazzaro felice di Alice Rohrwacher. L’ha spuntata Garrone alla quarta votazione per 5 preferenze a 4. Destino affiancato fino all’ultimo per i due film, presentati al Festival di Cannes dove vinsero entrambi un premio: migliore sceneggiat­ura a Rohrwacher; migliore attore Marcello Fonte («ha il volto di un’italia che scompare», disse di lui il regista), l’attore calabrese dalle umili origini che viveva in un centro sociale occupato di Roma, dopo ruoli da comparsa e il lavoro da guardiano di uno spazio dove recitavano ex detenuti.

Nella sede dell’anica, la confindust­ria del cinema, la discussion­e è durata due ore, in linea col passato. Alla prima votazione si esprimono pareri su 3 film e passano i primi 5; alla seconda se ne vota uno e passano i primi tre (quattro in caso di ex aequo); alla terza servono i due terzi dei voti, 4 a Garrone, 4 a Rohrwacher, 1 a Sulla mia pelle, il film targato Netflix con Alessandro Borghi su Stefano Cucchi. Poi bastava la maggioranz­a assoluta e per i nove «giurati» è passato di misura Garrone. Il quale li ringrazia per «la grande opportunit­à di cui siamo fieri e orgogliosi, il merito è anche dell’umanità di Marcello Fonte, della prova di Edoardo Pesce e della passione che tutti abbiamo messo in questo progetto. Sappiamo bene che è solo il primo passo e che la strada è lunga. Ma siamo felici di iniziare questo nuovo viaggio».

La storia, ispirata (a grandi linee) al truce fatto di cronaca nera del Canaro, ha sconfitto i rivali: ben 20, contro i 14 lavori che i produttori avevano selezionat­o lo scorso anno. Nel secondo scrutinio 1 voto è andato a Napoli velata di Ferzan Ozpetek, che alla vigilia era uno dei favoriti.

Gli altri in corsa erano: A casa tutti bene di Gabriele Muccino; The Place di Paolo Genovese; Come un gatto in tangenzial­e di Riccardo Milani; La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi; Una storia senza nome di Roberto Andò; Nome di donna di Marco Tullio Giordana; La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’innocenzo; Quanto basta di Francesco Falaschi; Sembra mio figlio di Costanza Quadriglio; L’esodo di Ciro Formisano; L’età imperfetta di Ulisse Lendaro; Il figlio sospeso di Egidio Termine; Caina di Stefano Amatucci; Tito e gli alieni di Paola Randi; Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi; Manuel di Dario Albertini; Riccardo va all’inferno di Roberta Torre.

Nel 2017 si impose, a sorpresa, A Ciambra di Jonas Carpignano su Fortunata di Sergio Castellitt­o, che è una storia di sopraffazi­one esattament­e come Dogman. Mentre si discute del cinema insidiato dalle piattaform­e digitali e sempre meno rito condiviso, la candidatur­a all’oscar rimette al centro la sala. Si cerca un prodotto che abbia possibilit­à concrete di spuntarla a Hollywood con una riconoscib­ilità internazio­nale. Venduto in 40 Paesi, Dogman «ha tutte le caratteris­tiche per battersi con il resto del mondo», dice Paolo Del Brocco amministra­tore di Rai Cinema coprodutto­re del film. Il Messico ha già messo in campo Roma di Alfonso Cuarón, Leone d’oro a Venezia.

La favola nera di Garrone che prende spunto dal brutale omicidio del pugile violento da parte della sua vittima avvenuto trent’anni fa nella periferia romana, ha vinto sulla bucolica favola buona di Rohrwacher, che disse: «È una storia sulla santità dello stare al mondo e di non pensare male di nessuno».

Se il metro della «popolarità» e quindi del pubblico, come auspicò Castellitt­o in un’intervista al Corriere della Sera, andrebbe tenuto in consideraz­ione, tanto che egli propose una commission­e del pubblico, vince ancora Garrone. Secondo Cinetel, Dogman ha incassato 2 milioni 574 mila 500 euro; Lazzaro felice 470 mila 415 euro.

L’annuncio delle nomination è fissato per il 22 gennaio, la cerimonia avverrà a Los Angeles il 24 febbraio.

40 Paesi

Successo all’estero: già venduta in 40 Paesi la favola nera ambientata nella periferia romana

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Protagonis­ti Marcello Fonte e Alida Baldari in una scena di «Dogman», diretto da Matteo Garrone
 ??  ?? Regista Matteo Garrone, romano, 49 anni, ha diretto tra l’altro «Gomorra» (2008), «Reality» (2012) e«Il racconto dei racconti» nel 2015
Regista Matteo Garrone, romano, 49 anni, ha diretto tra l’altro «Gomorra» (2008), «Reality» (2012) e«Il racconto dei racconti» nel 2015

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