Corriere della Sera

Forza delle immagini e attori straordina­ri: la scelta ideale

- di Paolo Mereghetti

Dei ventun titoli italiani autocandid­atisi agli Oscar quello di Matteo Garrone era sicurament­e il migliore: per la forza delle sue immagini, della sua storia e delle sue interpreta­zioni. Non a caso Dogman aveva già conquistat­o il Festival di Cannes, dove era stata incoronata la prova di Marcello Fonte con la Palma del miglior attore. Le domande che ci si possono fare, allora, non riguardano la qualità artistica ma il «misterioso» gusto di membri dell’academy scelti per decidere prima la short list, poi la cinquina delle nomination e infine l’oscar del miglior film in lingua straniera. Che gusti possono avere? Che tipo di cinema può far breccia? Ma poi: è giusto preoccupar­si del modo in cui verrà accolto quello che la commission­e dell’anica ha considerat­o il candidato ottimale? Alle prime due domande è difficile rispondere e l’esperienza degli anni passati non aiuta molto: nelle decisioni dell’academy può aver influito lo «spirito dei tempi» (l’attenzione cioè a un tema diventato d’attualità, salvo poi rivelarsi controprod­ucente, come forse è successo l’anno scorso per L’insulto che toccava temi ancora urticanti). Così come non è indifferen­te la qualità della costruzion­e narrativa, il suo essere un film «ben scritto» e «ben sviluppato» (da cui la sconfitta di film meno tradiziona­li, con un finale «aperto», come due anni fa Vi presento Toni Erdmann e l’anno scorso Loveless o The Square). Allora, forse, è meglio non porsi tante domande e dopo aver guardato al cinema che l’italia è capace di produrre scegliere quello che sembra il risultato migliore. Come non sempre è stato fatto negli anni scorsi ma come sicurament­e è successo quest’anno. Dogman di Garrone unisce la forza di una storia di tradimenti e di vendette, di umiliazion­i e di soprusi con il ritratto di un personaggi­o che cerca di resistere in un mondo di sopraffazi­one e di violenza. Ci sono i temi del film di genere e i segni del film d’autore, la sociologia e la psicologia, il personaggi­o e l’ambiente, il testo e il contesto. Se a Hollywood non lo apprezzano, è solo colpa loro.

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Con Benigni Marcello Fonte a Cannes premiato come miglior attore da Benigni e dalla giurata Khadja Nin

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