Precariato e sacrifici, Giovinazzi riporta l’italia in F1
Il pugliese titolare all’alfa-sauber l’anno prossimo, un pilota tricolore mancava dal 2011
Due anni in Formula 1 sono un’era geologica. Settecentotrenta giorni a vedere gli altri girare, a guidare il simulatore in una stanza senza finestre, a salire e scendere dalla prima macchina libera nelle prove del venerdì o nei test. Che se anche siedi su una panchina dorata, quella della Ferrari, sempre panchina è. Non aveva mai smesso di crederci Antonio Giovinazzi, neanche nei giorni più cupi. Quando le porte gli si chiudevano in faccia rispondeva con i suoi modi gentili con un «vedremo», sorridendo e mordendosi le unghie. E continuava ad aspettare.
A 24 anni il sogno del bimbo di Martina Franca che ha iniziato a cavalcare un kart giocattolo spinto da papà Vito finalmente si compie: nella prossima stagione sarà al volante dell’alfa Romeo-sauber accanto a Kimi Raikkonen. Al posto dello svedese Marcus Ericsson, «retrocesso» a riserva. Dopo un lunghissimo digiuno — dal 2011 con Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi — l’italia tornerà a schierare un pilota in F1. A tempo pieno, perché l’anno scorso Giovinazzi aveva corso il Gp d’australia e quello di Cina, finito malissimo, sempre con la Sauber, per sostituire l’infortunato Pascal Wehrlein.
Ma stavolta è diverso: per Giovi la fine del precariato significa poter programmare il futuro senza ansia, con le dovute proporzioni la sua storia assomiglia a quelle di tanti suoi coetanei in perenne lotta per un posto fisso. «È un grande onore rappresentare un marchio come Alfa», ha detto, aggiungendo che affronterà «questa nuova sfida con impegno, passione e sacrificio perché qualunque obiettivo si può realizzare quando sei disposto a dare tutto il tuo impegno e le tue energie». Parole di un ragazzo umile che si è fatto da solo. Legatissimo alla sua terra — «appena posso torno a Martina Franca, l’unico problema è che si mangia troppo bene e devo stare attento alla linea», ha raccontato — ha dovuto lasciarla presto per cercare fortuna all’estero. I campionati in Cina, poi in Indonesia: l’amicizia nata sui kart con Sean Gelael, figlio del proprietario della catena locale di Kentucky Fried Chicken, gli fa trovare uno sponsor. Il sogno continua. Con il logo del pollo fritto sulla macchina diventa vicecampione del mondo della Gp2 nel 2016 (l’anticamera della F1), poco dopo Sergio Marchionne lo chiama alla Ferrari per fare la riserva, in attesa di un sedile libero da titolare in un team satellite.
Giovi si mette in coda ma il suo numeretto sembra non uscire mai. La pazienza viene premiata, con la promozione di Charles Leclerc sulla Rossa e il ritorno di Kimi a Hinwil, l’alfa insieme alla Ferrari (che fornisce i motori al team svizzero) esercita il suo potere di scelta sui piloti. E consegna le chiavi del 2019 ad Antonio: ora tocca a lui.