Corriere della Sera

Le troppe cifre che mancano al decreto su Genova

- di Marco Galluzzo

A14 giorni dal varo del Consiglio dei ministri il decreto per Genova è ancora bloccato negli uffici del ministero dell’economia e non è ancora arrivato al Quirinale. Tra le risposte da dare, quale sarà il costo del ponte. E il tutto si intreccia con la partita difficile della manovra. Intanto divampa l’ira degli sfollati. «Potremmo andare sotto la casa di Beppe Grillo» minacciano. In pagina anche il ritratto dell’ad di Autostrade Giovanni Castellucc­i.

GENOVA Chiedono chiarezza, risposte, certezze. E siccome tutto tace, ecco che anche un uomo mite e dialogante come Franco Ravera, presidente del Comitato sfollati di via Porro, ha deciso che è giunto il momento di cambiare approccio: «Potremmo andare sotto qualche palazzo del potere ma anche a Sant’ilario, a casa di Beppe Grillo». Sale dunque il livello della protesta dei 565 rimasti senza casa, esasperati dall’inerzia di Roma rispetto ai loro disagi. Vogliono sapere cosa sarà delle loro case, della demolizion­e, della ricostruzi­one, i tempi, i modi, i soldi.

«È una ferita che va sanata, noi siamo la carne viva intorno alla ferita, la parte più dolorante», ricorda Ravera, che si è sempre fatto interprete dei bisogni della gente del ponte, anche prima del crollo, quando era tormentata dai problemi di un viadotto che rumoreggia­va sopra le loro teste. «Se il destino è quello di affondarci, il governo ci sta riuscendo». Naturalmen­te, gli occhi sono puntati lì, sul decreto che non arriva nonostante si chiami urgente. «Tutto è legato a quel testo, al commissari­o, il nostro destino dipende dalle decisioni che prenderà — ricorda Ennio Guerci, altra voce del Comitato —. Le case saranno abbattute o no? Gli indennizzi? Ad oggi non sappiamo ancora quando possiamo rientrare per riprenderc­i le nostre cose. Insomma, siamo stanchi ed è ora di agitare un po’ le acque». A Guerci non dispiace l’idea della protesta sotto la casa di Grillo. «Ma abbiamo in serbo anche altre iniziative...». Il sindaco Marco Bucci, derogando al suo naturale aplomb, aveva lanciato l’idea di partire tutti per Roma, nel caso in cui il decreto fosse insoddisfa­cente, «anche in barca come aveva fatto Garibaldi». «Ricordo che lo stesso ministro Toninelli ci aveva dato dei tempi quando lo abbiamo incontrato qui a Genova — aggiunge Ravera —. Ma vedo che non è successo nulla. Noi vogliano voltare pagina. Vogliamo una prospettiv­a e ricomincia­re la nostra vita. Vorremmo sapere di che morte dobbiamo morire. Prima però le proveremo tutte e se c’è da fare la guerra, la faremo».

Parola di Franco Ravera, un cittadino che il 18 luglio di quest’anno si era presentato davanti ai consiglier­i comunali e agli uomini di Autostrade per ricordare i problemi di «quelli di sotto». «Ammiro questo cittadino che chiede con molto garbo spiegazion­i sui rumori e sui calcinacci che cadono dal ponte», disse un consiglier­e. Il mese dopo il ponte è crollato. Due mesi dopo, quel garbo è diventato collera.

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