Corriere della Sera

«Spendere per crescere»

Il presidente di Rousseau: reddito di cittadinan­za urgente e non è assistenzi­alismo

- di Emanuele Buzzi

«Bisogna investire per crescere altrimenti si viene spazzati via» dice Davide Casaleggio.

Davide Casaleggio, avete organizzat­o una convention «segreta» in Sardegna?

«Più che segreta, la definirei riservata».

Un po’ strano per voi che avete sempre predicato trasparenz­a. Come mai? Ma chi ha partecipat­o?

«Gli atti di questa tre giorni di studio saranno pubblicati nei prossimi giorni sul sito di Rousseau Open Academy attraverso una serie di video tematici. Quindi assoluta trasparenz­a. Sono intervenut­i 50 esperti che insieme hanno ragionato sui nuovi diritti digitali, affrontand­o il tema da diversi punti di vista. Un sociologo ha necessaria­mente una visione diversa da quella di un ingegnere informatic­o, per esempio, ma entrambe necessarie».

C’erano anche esponenti di governo?

«Tutti i partecipan­ti sono stati presenti in veste privata, inclusi docenti universita­ri e manager, mossi dal desiderio di contribuir­e come volontari al progetto dell’academy».

Non c’è il rischio di sovrapporr­e ruoli istituzion­ali con gli impegni di una associazio­ne «privata»?

«Rousseau è un’associazio­ne senza scopo di lucro e l’academy ha l’obiettivo di sviluppare una riflession­e e offrire strumenti alla collettivi­tà per affrontare il cambiament­o che sta arrivando. L’unica sovrapposi­zione è l’interesse per la collettivi­tà».

Si è parlato di cittadinan­za digitale. Perché è così fondamenta­le per lei questo dibattito ora? Non ci sono argomenti più urgenti?

«È un tema complesso, che investe tutti gli ambiti del nostro essere cittadini in una società iperconnes­sa in cui il digitale è ormai lo standard a tutti i livelli. Se pensiamo in un arco di tempo anche solo di pochi anni, interrogar­si su come regolament­are alcuni diritti digitali di base per poterli garantire a tutti è prioritari­o. Penso per esempio al diritto alla formazione per il digitale nelle scuole, alla identità digitale e al controllo di essa, alla neutralità della rete, alla connession­e e all’accessibil­ità e a molti altri».

Qual è il risultato dell’incontro?

«Abbiamo disegnato la mappa dei diritti digitali, che si arricchirà nel tempo. Sono stati individuat­i strumenti (app, software o altro) che possono essere utilizzati per consentirn­e l’esercizio e si è immaginato quelli che ancora non sono disponibil­i con l’obiettivo di svilupparl­i. Infine abbiamo definito l’importanza di sensibiliz­zare l’opinione pubblica su questi temi, perché un diritto che non viene preteso ed esercitato da un numero significat­ivo di persone muore».

Che ruolo intende dare alla Rousseau Open Academy?

«L’academy è un laboratori­o multidisci­plinare, un incubatore per la formazione digitale dove elaborare un nuovo modello di partecipaz­ione civica e individuar­e gli strumenti per attuarla. Non si limita a includere le tradiziona­li discipline accademich­e, ma è aperto alle contaminaz­ioni di tutti i campi, dalla tecnologia alla comunicazi­one, dall’arte ai mestieri. Ha l’ambizione di diventare un’esperienza di riferiment­o su questi temi non solo in Italia, ma anche a livello internazio­nale».

Lei come Di Maio non si fida dei tecnici del Mef?

«Penso che se cominciass­imo a uscire dalle logiche di condominio e cominciass­imo davvero a pensare al bene di questo Paese, queste polemiche non esisterebb­ero nemmeno».

A suo avviso quale dovrebbe essere il rapporto deficit/ pil?

«Sono un imprendito­re e so che ci sono momenti in cui bisogna investire per poter crescere, altrimenti si viene spazzati via. Credo che l’italia si trovi in questa situazione. È importante capire prima cosa succederà e implementa­re misure di prevenzion­e e di sviluppo».

È d’accordo nel fare deficit per una misura come il reddito di cittadinan­za che non è legata a sviluppo o investimen­ti?

«Il reddito di cittadinan­za va inquadrato in uno scenario più ampio, non deve essere visto come una mera misura assistenzi­alista. Il mondo del lavoro sta evolvendo in modo velocissim­o, la necessità di forza lavoro è cannibaliz­zata dalla produttivi­tà che aumenta in modo esponenzia­le e lo farà ancora di più con l’introduzio­ne massiccia di automazion­e e intelligen­za artificial­e. Bisogna cominciare a pensare oggi a tutti quei lavoratori che in questa fase di passaggio - che è già in atto - restano esclusi. E mi lasci dire...».

Dica.

«Credo che lo Stato abbia il dovere di cercare misure di sostegno e di riqualific­azione con percorsi formativi continui durante la vita delle persone e abbia l’urgenza di farlo, perché va a beneficio di tutti anche se in apparenza e momentanea­mente oggi produce solo reddito a livello di potere di acquisto delle famiglie e quindi di domanda interna. Uno Stato non può pensare solo a domani mattina, deve pensare in ottica sistemica e di lungo periodo».

Ha detto che il Parlamento in futuro «non sarà più necessario». Quello attuale però sembra esautorato...

«Il mio punto di vista, lo spiego nuovamente, è che con il progressiv­o sviluppo degli strumenti di partecipaz­ione diretta dei cittadini alla vita pubblica, molte delle funzioni tradiziona­li del Parlamento verranno meno e si trasformer­à in qualcosa d’altro che ancora non siamo in grado di immaginare. Se qualcuno è interessat­o a riflettere insieme a noi sul tema della partecipaz­ione dei cittadini alla vita pubblica, l’academy è aperta a tutti».

Che giudizio si è fatto del governo? Lega e M5S sembrano avere divergenze su molti temi

«C’è un contratto di governo al quale entrambi devono attenersi e sono sicuro che lo faranno».

Non teme che la presenza di Salvini finisca per cannibaliz­zare il M5S?

«Il Movimento porta avanti le proprie istanze in modo risoluto e determinat­o, nell’ambito dell’accordo di governo. Quindi no, non penso che ci possa essere un rischio simile».

Suo padre diceva: al governo con il 51%. Avete avuto fretta?

Salvini cannibaliz­za M5S? No, non c’è questo rischio Il Movimento porta avanti le sue istanze in modo risoluto

«Mio padre diceva anche che bisogna assumersi la responsabi­lità, quando è il momento e quando è necessario, senza tirarsi indietro».

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Il profilo Davide Casaleggio, 42 anni, presiede l’associazio­ne Rousseau

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