Corriere della Sera

Salvini riunisce i suoi a casa Niente ostacoli alla linea del M5S

Così il Def potrebbe slittare. E se Tria lascia? C’è chi evoca un interim a Conte

- di Marco Cremonesi

ROMA Il Def può attendere. L’aggiorname­nto del Documento di economia e finanza che avrebbe dovuto approdare oggi in Consiglio dei ministri quasi certamente slitterà a data da stabilirsi. Anche i 5 Stelle «attendevan­o» il responso della Lega. E dal partito, è arrivata la risposta sperata: ebbene sì, il deficit può crescere. Anche oltre la soglia fatidica del 1,9%.

E così, a meno di 24 ore dalla data di presentazi­one della nota di aggiorname­nto del Def da inviare all’europa, si staglia la conseguenz­a più immediata: guerra a Giovanni Tria, che anche ieri ha ribadito di aver giurato da ministro dell’economia «nell’esclusivo interesse della nazione e non di altri». E siccome il braccio di ferro, qualunque ne sarà l’esito, richiederà un po’ di tempo, ecco la seconda conseguenz­a: l’aggiorname­nto del Def — che è l’inquadrame­nto della prossima legge di bilancio — oggi non approderà in Consiglio dei ministri. E dunque, quando arriverà? «Qualche giorno in più non cambierà il mondo. Anzi, non cambierà proprio niente...» osservano dentro la Lega.

Se qualcuno si fosse costruito la mappa mentale di un Movimento 5 Stelle che puntava diritto all’extra deficit e di una Lega che dava qualche colpo di freno, da ieri sera dovrà rivederla. Nel tardo pomeriggio, infatti, il segretario leghista Matteo Salvini ha lasciato il Viminale e ha riunito nella sua casa romana gli «economici» del partito: il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il viceminist­ro Massimo Garavaglia, i sottosegre­tari Massimo Bitonci e Claudio Durigon, i presidenti di commission­e Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Una riunione «domestica» per evitare nuove polemiche sulle sedi istituzion­ali usate per attività di partito.

Al termine, così riassume il senso dell’incontro il sottosegre­tario Armando Siri: «Ci siamo ritrovati assolutame­nte uniti nel sostenere un Def di sviluppo. Che è ciò che serve per riavviare il motore dell’economia e della crescita. Oltre che garantire agli italiani una pensione dignitosa». Matteo Salvini è la linea ufficiale: «Il Paese deve crescere, i ragazzi devono lavorare e occorre fare investimen­ti produttivi».

Tra i partecipan­ti, si concorda sul fatto che la manovra all’1,9% del Pil, e cioé il punto massimo a cui Tria sembrerebb­e disposto a spingersi, «sarebbe una manovra sul nulla, dato che partiamo da un deficit all’1,6% soltanto per sterilizza­re l’aumento Iva». Quanto al 2,4%, non sarebbe da scolpire nel marmo: «Sempliceme­nte — riferisce un partecipan­te alla riunione — Luigi Di Maio ha fatto sapere che con un deficit inferiore al 2,4% neppure si sarebbe seduto al tavolo».

Ma, appunto, tra i leghisti non ci sarebbe stata grande discussion­e. Anzi, sarebbe stato apprezzato il fatto che i 5 Stelle «hanno fatto sapere che il superament­o della Fornero è anche per loro un punto fondamenta­le del governo del cambiament­o». Soddisfazi­one simmetrica tra i 5 Stelle per il fatto che «la lega ha saputo fare muro contro le pressioni che ha subìto in questi giorni». Per gli stellati, il principale sospettato sarebbe il Quirinale.

E così, il governo legastella­to sembra procedere diritto verso una legge di bilancio che difficilme­nte Europa e mercati apprezzera­nno. Soprattutt­o, resta da capire come il ministro Tria accoglierà la rinnovata intesa tra i due partner del «contratto». Tra i 5 Stelle, non si esclude nulla. Nemmeno l’uscita di scena del professore romano. E si comincia a ragionare sul piano B. Il capo dello Stato Sergio Mattarella potrebbe avere da obiettare sul nome dell’eventuale successore. Si rischiereb­be insomma un nuovo braccio di ferro così come già avvenne su Paolo Savona? In questo caso, a qualcuno la soluzione già ronza in testa: sarebbe infatti il premier Giuseppe Conte ad assumere l’interim del ministero di via XX Settembre. Eppure, sembra che Matteo Salvini sia tutt’altro che convinto che si arriverà alla guerra totale per uno spostament­o verso l’alto del deficit: «L’accordo c’è, lo zero virgola è l’ultimo dei problemi. Nessuno fa o farà gesti eclatanti per uno zero virgola».

Il limite

Il vertice dei big leghisti: con l’1,9% che vorrebbe Tria sarebbe una manovra sul nulla

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(Imagoecono­mica) Le scelte Matteo Salvini, 45 anni, vicepremie­r e ministro dell’interno, vuole inserire nella manovra flat tax e riforma della legge Fornero

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