Quanto costa ricostruire il ponte Il nodo che blocca il decreto
Manca la previsione di spesa. Gli attriti con il Mef, il Quirinale in attesa
Doveva essere un decreto legge per le emergenze, per una risposta la più rapida ed efficace possibile. A 14 giorni dal varo del Consiglio dei ministri il provvedimento è ancora bloccato negli uffici del ministero dell’economia, non è ancora arrivato al Quirinale, sembra che contenga buchi normativi e contabili che i funzionari dell’economia non sono ancora riusciti a risolvere.
Il primo fra tutti: il costo del ponte. Quanto? Nessuno lo sa, né il governo lo indica. Ma indica che Autostrade dovrà mettere i soldi, peccato che le norme in questo modo non si possono scrivere, le previsioni di spesa debbono essere coperte e in sostanza il decreto legge è diventato un testo fantasma. A Palazzo Chigi non rispondono, al Mef rispondono stizziti che «non hanno nulla da riferire», al Quirinale assicurano che loro sono in attesa. Forse l’attesa finirà oggi, ma nessuno è in grado di fare previsioni.
Aggrava la situazione il rapporto poco fluido, al momento, per usare un eufemismo, fra Mef e Palazzo Chigi. Sono ore in cui la maggioranza sta definendo il rapporto deficit-pil che vuole raggiungere con la manovra economica, l’intenzione è quella di sforare il 2%. Ma anche questo fa a pugni con le sviste sistemiche del decreto su Genova: il ponte può costare 200 o anche 400 milioni di euro. Non sono cifre indifferenti ai fini della manovra stessa: si fatica a trovare risorse per il reddito di cittadinanza, per la riforma della Fornero, si fatica dunque a maggior ragione per registrare un decreto sulla ricostruzione del ponte di Genova che ha bisogno di certezze finanziarie, che a questo punto si intrecciano con le incertezze della sessione di bilancio.
Per tutto il giorno ieri si sono rincorse le voci di uno sblocco imminente del problema; lo hanno assicurato i viceministri delle Infrastrutture, gli uffici della presidenza della Repubblica, ma ora dopo ora si è capito che la registrazione del decreto sarebbe slittata ancora una volta. «Non ho capito in giro per quale ministero sia, ma arriverà», ha commentato il vicepremier Matteo Salvini. «A Genova non è caduto un cartello stradale ma un ponte. Per fare un decreto su questo, ci vuole tempo. Io credo che se non stasera, domani mattina il decreto arriverà a Mattarella», ha dichiarato il sottosegretario
Chi paga
Nel provvedimento si indica che a pagare sarà il concessionario: ma non c’è la stima
Esprimo preoccupazione e un auspicio perché, nel rigoroso rispetto dell’accertamento delle responsabilità, la risposta del mondo politico e istituzionale indichi la via più rapida per la costruzione del nuovo ponte e delle infrastrutture che collegano Genova all’europa Maria Elisabetta Casellati Presidente Senato
Il Terzo Valico
La paura per il blocco dei fondi per il Terzo Valico, fondamentale per le merci di Genova
leghista alle Infrastrutture Armando Siri.
Ma all’attesa del decreto si aggiunge un altro problema, sollevato con forza dalle opposizioni, quello del Terzo Valico, opera del Corridoio Reno-alpi considerata fondamentale per il trasporto delle merci che transitano dal porto genovese.
L’ultima versione del documento sembra tenere fermi i finanziamenti già decisi e deliberati per il quinto lotto, pari a oltre un miliardo. E sarebbero scomparsi i 790 milioni per il sesto lotto. Una decisione presa dal ministro delle Infrastrutture, una linea adottata per tutte le grandi opere.
«Mia devota preghiera è che Toninelli sblocchi i soldi», è l’appello del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Se ciò non dovesse accadere, sottolinea, «sarebbe devastante sia per il sistema ligure, sia per le aspettative dell’opinione pubblica».