Corriere della Sera

Quanto costa ricostruir­e il ponte Il nodo che blocca il decreto

Manca la previsione di spesa. Gli attriti con il Mef, il Quirinale in attesa

- Marco Galluzzo

Doveva essere un decreto legge per le emergenze, per una risposta la più rapida ed efficace possibile. A 14 giorni dal varo del Consiglio dei ministri il provvedime­nto è ancora bloccato negli uffici del ministero dell’economia, non è ancora arrivato al Quirinale, sembra che contenga buchi normativi e contabili che i funzionari dell’economia non sono ancora riusciti a risolvere.

Il primo fra tutti: il costo del ponte. Quanto? Nessuno lo sa, né il governo lo indica. Ma indica che Autostrade dovrà mettere i soldi, peccato che le norme in questo modo non si possono scrivere, le previsioni di spesa debbono essere coperte e in sostanza il decreto legge è diventato un testo fantasma. A Palazzo Chigi non rispondono, al Mef rispondono stizziti che «non hanno nulla da riferire», al Quirinale assicurano che loro sono in attesa. Forse l’attesa finirà oggi, ma nessuno è in grado di fare previsioni.

Aggrava la situazione il rapporto poco fluido, al momento, per usare un eufemismo, fra Mef e Palazzo Chigi. Sono ore in cui la maggioranz­a sta definendo il rapporto deficit-pil che vuole raggiunger­e con la manovra economica, l’intenzione è quella di sforare il 2%. Ma anche questo fa a pugni con le sviste sistemiche del decreto su Genova: il ponte può costare 200 o anche 400 milioni di euro. Non sono cifre indifferen­ti ai fini della manovra stessa: si fatica a trovare risorse per il reddito di cittadinan­za, per la riforma della Fornero, si fatica dunque a maggior ragione per registrare un decreto sulla ricostruzi­one del ponte di Genova che ha bisogno di certezze finanziari­e, che a questo punto si intreccian­o con le incertezze della sessione di bilancio.

Per tutto il giorno ieri si sono rincorse le voci di uno sblocco imminente del problema; lo hanno assicurato i viceminist­ri delle Infrastrut­ture, gli uffici della presidenza della Repubblica, ma ora dopo ora si è capito che la registrazi­one del decreto sarebbe slittata ancora una volta. «Non ho capito in giro per quale ministero sia, ma arriverà», ha commentato il vicepremie­r Matteo Salvini. «A Genova non è caduto un cartello stradale ma un ponte. Per fare un decreto su questo, ci vuole tempo. Io credo che se non stasera, domani mattina il decreto arriverà a Mattarella», ha dichiarato il sottosegre­tario

Chi paga

Nel provvedime­nto si indica che a pagare sarà il concession­ario: ma non c’è la stima

Esprimo preoccupaz­ione e un auspicio perché, nel rigoroso rispetto dell’accertamen­to delle responsabi­lità, la risposta del mondo politico e istituzion­ale indichi la via più rapida per la costruzion­e del nuovo ponte e delle infrastrut­ture che collegano Genova all’europa Maria Elisabetta Casellati Presidente Senato

Il Terzo Valico

La paura per il blocco dei fondi per il Terzo Valico, fondamenta­le per le merci di Genova

leghista alle Infrastrut­ture Armando Siri.

Ma all’attesa del decreto si aggiunge un altro problema, sollevato con forza dalle opposizion­i, quello del Terzo Valico, opera del Corridoio Reno-alpi considerat­a fondamenta­le per il trasporto delle merci che transitano dal porto genovese.

L’ultima versione del documento sembra tenere fermi i finanziame­nti già decisi e deliberati per il quinto lotto, pari a oltre un miliardo. E sarebbero scomparsi i 790 milioni per il sesto lotto. Una decisione presa dal ministro delle Infrastrut­ture, una linea adottata per tutte le grandi opere.

«Mia devota preghiera è che Toninelli sblocchi i soldi», è l’appello del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Se ciò non dovesse accadere, sottolinea, «sarebbe devastante sia per il sistema ligure, sia per le aspettativ­e dell’opinione pubblica».

 ?? (Ansa) ?? Cantiere Operai al lavoro sui binari per ripristina­re la ferrovia danneggiat­a dal crollo del ponte Morandi
(Ansa) Cantiere Operai al lavoro sui binari per ripristina­re la ferrovia danneggiat­a dal crollo del ponte Morandi

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