Trump spiazza l’onu: interferenze cinesi
Consiglio di Sicurezza, il leader Usa svia dal dibattito su armi (e Iran). Pechino: sgradevoli insinuazioni
NEW YORK Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi si guarda intorno e poi alza le spalle, come a dire: «Ma veramente ce l’ha con noi?». Sì Donald Trump ce l’ha con «loro». Il leader americano presiede la riunione speciale del Consiglio di Sicurezza. Apre con una lunga dichiarazione. Il tema è la non proliferazione nucleare. Ma dopo poche battute, Trump spiazza tutti: «Purtroppo abbiamo scoperto che la Cina sta cercando di interferire nelle nostre elezioni che terremo a novembre (rinnovo della Camera e di un terzo del Senato, ndr). Non vogliono che io vinca perché sono il primo presidente che abbia mai sfidato la Cina sul commercio. Ma noi vinceremo e vinceremo largamente. Non possono immischiarsi nelle nostre elezioni». Più tardi i cronisti al seguito gli chiedono: ci sono delle prove? «Siamo pieni di prove», risponde Trump.
Il ministro Wang Yi ha una mezz’oretta per riprendersi dalla sorpresa e per buttare giù qualche riga di risposta che legge alla fine del suo intervento: «Non abbiamo mai interferito e non interferiremo negli affari interni di altri Paesi. È una lunga tradizione. Pertanto rifiutiamo queste sgradevoli insinuazioni. Anzi siamo noi che chiediamo di non interferire negli affari interni di altri Stati».
Anche questa mossa di Trump comporta dei rischi. L’appoggio di Xi Jinping, come ha riconosciuto lo stesso presidente Usa, è stato essenziale per sbloccare la crisi con la Corea del Nord. Ma evidentemente alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato sono convinti di poter tenere distinti i dossier.così da una parte Trump torna ad attaccare l’iran, «che esporta violenza, terrore, disordine», dall’altra lo ringrazia, insieme con Russia e Siria «per aver rallentato, su mia richiesta, l’offensiva contro i tre milioni di persone che vivono a Idlib».
Poi prendono la parola gli altri capi di Stato o i ministri degli Esteri: il francese Emmanuel Macron, la britannica Theresa May, il ministro russo Sergei Lavrov e quindi Wang Yi. Alla fine è chiaro che la questione iraniana promette tensioni mondiali. Trump minaccia tutti: «Applicheremo altre sanzioni sull’iran e ci saranno gravi conseguenze per chi non le rispetterà».
A partire dal 4 novembre il governo di Washington intende chiudere i mercati statunitensi a tutte le imprese straniere che continueranno in qualsiasi modo a commerciare con gli ayatollah, comprando, per esempio, il petrolio. Gli europei stanno mettendo in piedi un «veicolo finanziario», una specie di stanza di compensazione, per aggirare il blocco Usa. Anche l’italia è nella partita. Ieri il premier Giuseppe Conte ha incontrato Hassan Rouhani. Il presidente iraniano ha commentato: «Conte ha espresso il suo sostegno personale e quello dell’italia all’accordo sul nucleare. L’italia è il nostro primo partner commerciale». Il segretario di Stato, Mike Pompeo, avverte: «Non consentiremo a nessuno di sfuggire alle sanzioni». Ma Russia e Cina sono altrettanto dirette. Ancora Wang Yi: «Saremo in grado di garantire il nostro commercio con l’iran».
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