«Offro lavoro da badante» Annuncio su Facebook poi la violenza sessuale
Milano, un fermo. A Varese aggredita 16enne Mille ettari andati in fiamme
La bacheca virtuale utilizzata per adescare le vittime era un gruppo Facebook da quasi 11 mila utenti. Persone che cercavano badanti e soprattutto donne dell’est disponibili a spostarsi su e giù per l’italia in cerca di un lavoro. Per agganciarle utilizzava il falso profilo «Roxana Alex» corredato dalla fotografia (clonata) di una donna in riva al lago. Poi lasciava il suo numero di telefono promettendo un lavoro in tempi brevi. Così il 39enne romeno Alexandru Razvan Popa ha adescato diverse centinaia di ragazze.
Non si sa quante poi sia riuscito effettivamente a incontrare. Ma il sospetto degli investigatori è quello di trovarsi di fronte ad uno stupratore seriale. Perché altre giovani hanno confermato di aver conosciuto Popa proprio con la promessa di un lavoro come badante. Loro sono riuscite a fermarsi in tempo, a respingere le sue richieste ancora prima di incontrarlo. Alina (nome di fantasia) 24 anni, moldava, invece non è riuscita a salvarsi. La disperazione e la speranza di trovare davvero un impiego l’hanno portata a salire a Milano dalla provincia di Salerno lo scorso 26 agosto. Era nel nostro Paese da pochi anni, insieme alla madre che lavora anche lei come badante. Alina è arrivata alla stazione Centrale di Milano con due valige, ha preso un taxi con destinazione Rozzano — popoloso Comune nell’hinterland sud — e ha incontrato il 39enne in un bar di via Gerani. Il resto è un piccolo racconto dell’orrore con la 24enne che viene costretta a bere, picchiata (setto nasale rotto) e violentata e l’uomo che dopo averla stuprata fugge per un mese prima di essere catturato, l’altra sera, dai carabinieri della tenenza di Rozzano.
Il finale è una storia già vista con le violenze sessuali che nel territorio Milanese aumentano di anno in anno (+5%) e oltre 70 casi di stupro con autore sconosciuto da gennaio. Come quello della 32enne aggredita da un tassista abusivo una settimana fa. Un’emergenza che non si ferma e non conosce confini. Lo testimonia la denuncia presentata tre giorni fa dai genitori di una 16enne abusata in un sottopassaggio ferroviario di Saronno (Varese). Sul caso ora indaga la Procura di Busto Arsizio.
Gli episodi si ripetono, tra esigenze investigative e una diffusa «ritrosia» di forze dell’ordine e magistrati a comunicare gli stupri che avvengono su strada. Anche se in molti casi si è di fronte a violentatori seriali con identico modus operandi. E magari le vittime potevano essere messe in guardia per tempo.
La storia di Alexandru Razvan Popa è quella di un fantasma: presente da molti anni in Italia, non risulta essere mai stato controllato dalle forze dell’ordine. Sulla sua testa, da due anni, pendevano due mandati d’arresto europei (5 anni per soldi falsi e una cattura per vari furti) emessi dalla procura di Bacau. «Popa — scrive il gip Giulio Fanales nell’ordinanza di custodia cautelare — è privo di stabile dimora e vanta una serie di conoscenze che paiono essere informate delle indagini a suo carico nonché di ogni suo spostamento, consentendogli di muoversi rapidamente e di non essere arrestato». Da qualche tempo occupava una casa Aler di via dei Giaggioli 10 a Rozzano, dove prima viveva la madre oggi tornata in Romania.
Per arrivare a lui, i carabinieri di Rozzano guidati dal luogotenente Massimiliano Filiberti, una lunga esperienza in inchieste antimafia, hanno dovuto sconfiggere sul tempo anche le «indagini» parallele avviate dalla malavita: la notizia dello stupro si era diffusa e in molti volevano dargli una lezione. I carabinieri lo hanno preso a Pero, in una casa dove aveva vissuto la sorella. Era nascosto sotto un cumulo di coperte: «L’ho fatto perché mi piaceva». Oltre 1.000 ettari bruciati e 430 sfollati. È ancora caccia ai piromani autori dell’incendio che ha cambiato «la geografia del territorio» nel Pisano, ha detto Vanna Gavia sottosegretario all’ambiente.
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Stupratore seriale L’ipotesi che l’uomo arrestato abbia già usato i social in cerca di vittime