Corriere della Sera

ARABIA SAUDITA, NONOSTANTE LE RIFORME GLI ARRESTI CONTINUANO

- di Viviana Mazza

Il re Salman e suo figlio Mohammad continuano nel solco delle riforme, inaugurand­o un treno ad alta velocità che collega le città sante di Mecca e Medina, ma per convincere il mondo che stanno davvero transitand­o il Regno saudita nell’era moderna dovranno smettere di reprimere le voci indipenden­ti. Il Commitee to Protect Journalist­s, prestigios­a organizzaz­ione di New York impegnata nella difesa della libertà di stampa, sta indagando sul numero crescente di giornalist­i arrestati «in questa nuova Arabia Saudita», dove «l’unica voce è quella di Salman». Uno dei casi è quello di Marwan al-mureisi, che «conoscendo le regole» stava alla larga da questioni di politica, religione e famiglia reale: scriveva sul sito privato «Sabq» di scienze, tecnologia, della necessità di aprirsi all’innovazion­e — tutte tematiche in linea con la «Visione 2030» del principe Mohammad — ma il 1° giugno sarebbe stato arrestato in ospedale a Riad mentre faceva visita al figlio ricoverato. Nessuno ha avuto più sue notizie, la famiglia non conosce nemmeno le accuse. Cpj ipotizza che ad averlo inguaiato sia il semplice fatto d’essere «un influencer che rifiutava di far parte delle campagne governativ­e e di accettare ordini su cosa scrivere. Aveva scelto di non schierarsi politicame­nte, ma questa non è più un’opzione nella nuova Arabia». La stessa cosa potrebbe essere accaduta a Eman Al Nafjan, autrice del blog Saudiwoman, arrestata a maggio. Lottava per riforme approvate da Salman come la guida dell’auto, ma restava una voce indipenden­te. «Non immaginavo che proprio tra tante nuove libertà la censura avrebbe raggiunto il punto massimo», aveva detto al Corriere a gennaio. Da giugno le donne possono guidare, ma gli arresti continuano.

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