Corriere della Sera

La Consulta boccia il Jobs act sull’indennità di licenziame­nto

«Incostituz­ionale legarla all’anzianità». Di Maio: parte lo smantellam­ento

- Enrico Marro

Cambia l’indennità di risarcimen­to sui licenziame­nti illegittim­i per motivi disciplina­ri ed economici nelle aziende con più di 15 dipendenti. Il giudice non dovrà più stabilirla in base agli anni di servizio, come dice la legge, ma, fermi restando i limiti minimi e massimi dell’indennità (636 mesi di stipendio), deciderà il risarcimen­to al lavoratore valutando la gravità del singolo caso. Per esempio, un dipendente licenziato in modo pretestuos­o e che abbia carichi familiari gravosi (figli disabili, genitori anziani, ecc.) potrebbe vedersi riconosciu­to un indennizzo pari a 36 mesi di stipendio anche se assunto da poco, contro i 6 mesi cui avrebbe diritto secondo le norme finora vigenti. Norme introdotte con il Jobs act dal governo Renzi, con una forchetta di indennizzo tra 4 e 24 mesi di stipendio, e recentemen­te modificate col «decreto dignità» del vicepremie­r Di Maio, che ha allargato appunto la forchetta a 6-36 mesi. Il cambiament­o delle modalità di definizion­e dell’indennizzo è conseguent­e alla sentenza della Corte costituzio­nale che sarà depositata nelle prossime settimane ma di cui ieri è stato anticipato con un comunicato il dispositiv­o.

La Corte costituzio­nale, si legge nella nota, ha dichiarato illegittim­o il meccanismo «che determina in modo rigido l’indennità spettante al lavoratore ingiustifi­catamente licenziato. In particolar­e, la previsione di un’indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore è, secondo la Corte, contraria ai principi di ragionevol­ezza e di uguaglianz­a e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzio­ne». Il caso nasce dal licenziame­nto, nel dicembre 2015, di una lavoratric­e che si era rivolta alla Cgil. Su richiesta dei suoi avvocati, Amos Andreoni e Carlo De Marchis, il tribunale aveva rinviato la questione alla Consulta, che ha appunto dichiarato incostituz­ionale il criterio rigido dell’anzianità di servizio, restituend­o al giudice autonomia nella determinaz­ione dell’indennizzo, sia pure entro la forchetta 636 mesi.

«Una decisione importante per la dignità dei lavoratori», dice la leader della Cgil, Susanna Camusso, per la quale ora «si deve ripristina­re l’articolo 18 dello Statuto» che prevedeva il diritto al reintegro nel posto di lavoro nel caso dei licenziame­nti illegittim­i. Possibilit­à alla quale sembra alludere anche Di Maio: «Sistemerem­o le assurde storture causate dal Jobs act che ha tolto ai lavoratori un sacco di diritti e torneremo all’epoca precedente».

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Giorgio Lattanzi guida la Consulta

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