Il protagonista della seconda stagione della serie «I bastardi di Pizzofalcone»
CAPRI «È il racconto di un gruppo di antieroi, per certi aspetti dei falliti e dei perdenti, persone che hanno difetti e commettono errori. Personaggi credibili, con psicologie profonde, in cui il pubblico può immedesimarsi». Alessandro Gassmann torna a fare l’ispettore tra I bastardi di Pizzofalcone.
Presentata a Capri nell’ambito del Prix Italia, la seconda stagione (sei puntate) della serie di Rai1 parte lunedì 8 ottobre.
Lei è il leader di questi sconfitti, un perdente di successo...
«L’ispettore Lojacono è un uomo che ha subito un’ingiustizia, è stato mandato a Pizzofalcone per punizione. Ma da quell’abisso è riuscito a risalire, sempre con le sue imperfezioni. È uno che ha relazioni affettive complicate, sia con la figlia, sia con la Pubblico Ministero Piras (Carolina Crescentini). Però è un uomo generoso, perbene, è uno che mi piacerebbe frequentare anche nella vita reale. Sicuramente è meglio di me».
La serie nasce dai romanzi di Maurizio De Giovanni ambientati a Napoli, un luogo simbolico...
«Napoli raccoglie tutto il peggio e il meglio della società del nostro Paese, una società stratificata che va dai ricchi delle case aristocratiche alla gente dei vicoli, dalla borghesia alta o arricchita alla camorra. È un riassunto sociale dell’italia. E poi mi sono ricreduto su Napoli». In che senso?
«Ero vittima di luoghi comuni e pregiudizi. Pensavo: vado a Napoli e mi scippano.