Pipita out, il Milan cerca un piano B
Rossoneri a Empoli senza Higuain infortunato. Gattuso: «I tre punti ci servono come il pane»
MILANO Il peso dell’assenza. Che nel caso specifico è la peggiore delle assenze possibili, la più seria, la più insidiosa: Higuain. Stasera non c’è, niente Empoli per l’uomo della provvidenza che con i suoi tre gol consecutivi ha già scacciato parecchie streghe dal cielo rossonero. È stato messo al tappeto da una vecchia cicatrice muscolare che preoccupa e suggerisce cautela. Un dolorino al flessore nel finale della partita con l’atalanta, tutto è iniziato così. La cosa fra l’altro non era uscita dai cancelli di Milanello. Gattuso l’ha lasciato a riposo un paio di giorni, confidando in un miglioramento, ieri però s’è dovuto rassegnare: il suo acchiappafantasmi non ci sarà, troppo alto il rischio di perderlo per un pezzo. Anche perché domenica si gioca di nuovo. E in casa del Sassuolo.
Trattasi di stop precauzionale fa sapere il Milan, ma la sintesi è comunque sinistra: brutta botta, guaio serio, serissimo. Perché se da una parte è chiaro che prima o poi doveva succedere, perche era impensabile che il trentenne Pipita potesse santificare ogni benedetta partita fra campionato e coppe, dall’altra era difficile beccare coincidenza peggiore. Cutrone, l’altro centravanti di ruolo, ha avuto una caviglia gonfia come un melone per giorni: adesso sta bene ma si è allenato una volta sola. Ecco perché Gennarino non è del tutto convinto di metterlo titolare, col rischio poi di non disporre più di soluzioni alternative nel caso in cui le cose a Empoli si mettessero male. Da qui l’ipotesi di dare una chance a Borini, che però ormai è un esterno. Da punta centrale giocava ai tempi della Roma, ma secondo Rino in quel ruolo può starci ancora. Si decide oggi. Dietro a sinistra dovrebbe esserci Laxalt, Caldara invece è ancora indisponibile: «inizio di pubalgia» per l’ex atalantino, che in campionato non ha disputato manco un minuto.
Comunque vada a finire, in attacco la questione è seria. Il Milan ha un problema, il reparto offensivo è numericamente difettoso. Era solo questione di tempo, prima o poi la criticità sarebbe emersa. «In estate si sono fatte scelte diverse privilegiando altri ruoli» ha provato a spiegare più volte Gattuso, ma la sostanza rimane immutata: avere in rosa due sole punte e tre portieri che insieme ti costano di stipendio 20 milioni di euro annui tasse incluse non è il massimo dell’efficienza. La rivoluzione dirigenziale estiva in questo senso non ha aiutato, anzi, il problema è stato tutto lì. Qualcosa a gennaio bisognerà fare.
Meglio arrivarci però con qualche punto in più, perché i 5 in 4 partite fin qui ottenuti non sono granché come bilancio, specie se l’obiettivo è il quarto posto, oggi distante. C’è già un piccolo solco. Ragion per cui Rino ha chiesto ai suoi praticità: «Non voglio la gara perfetta, voglio una vittoria, ora ci serve come il pane». Il tecnico è quindi tornato sui deficit caratteriali: «Non siamo ancora una grande squadra, ci piacciamo troppo, dobbiamo credere nella nostra forza». A partire da stasera, contro un Empoli inguaiato dalle due sconfitte consecutive. Come Gattuso, anche Andreazzoli non può già più rallentare.
Non voglio una partita perfetta, ma la vittoria Non siamo ancora una grande squadra, ci piacciamo troppo Dobbiamo credere nella nostra forza