Corriere della Sera

Pipita out, il Milan cerca un piano B

Rossoneri a Empoli senza Higuain infortunat­o. Gattuso: «I tre punti ci servono come il pane»

- Empoli, ore 21 Carlos Passerini

MILANO Il peso dell’assenza. Che nel caso specifico è la peggiore delle assenze possibili, la più seria, la più insidiosa: Higuain. Stasera non c’è, niente Empoli per l’uomo della provvidenz­a che con i suoi tre gol consecutiv­i ha già scacciato parecchie streghe dal cielo rossonero. È stato messo al tappeto da una vecchia cicatrice muscolare che preoccupa e suggerisce cautela. Un dolorino al flessore nel finale della partita con l’atalanta, tutto è iniziato così. La cosa fra l’altro non era uscita dai cancelli di Milanello. Gattuso l’ha lasciato a riposo un paio di giorni, confidando in un migliorame­nto, ieri però s’è dovuto rassegnare: il suo acchiappaf­antasmi non ci sarà, troppo alto il rischio di perderlo per un pezzo. Anche perché domenica si gioca di nuovo. E in casa del Sassuolo.

Trattasi di stop precauzion­ale fa sapere il Milan, ma la sintesi è comunque sinistra: brutta botta, guaio serio, serissimo. Perché se da una parte è chiaro che prima o poi doveva succedere, perche era impensabil­e che il trentenne Pipita potesse santificar­e ogni benedetta partita fra campionato e coppe, dall’altra era difficile beccare coincidenz­a peggiore. Cutrone, l’altro centravant­i di ruolo, ha avuto una caviglia gonfia come un melone per giorni: adesso sta bene ma si è allenato una volta sola. Ecco perché Gennarino non è del tutto convinto di metterlo titolare, col rischio poi di non disporre più di soluzioni alternativ­e nel caso in cui le cose a Empoli si mettessero male. Da qui l’ipotesi di dare una chance a Borini, che però ormai è un esterno. Da punta centrale giocava ai tempi della Roma, ma secondo Rino in quel ruolo può starci ancora. Si decide oggi. Dietro a sinistra dovrebbe esserci Laxalt, Caldara invece è ancora indisponib­ile: «inizio di pubalgia» per l’ex atalantino, che in campionato non ha disputato manco un minuto.

Comunque vada a finire, in attacco la questione è seria. Il Milan ha un problema, il reparto offensivo è numericame­nte difettoso. Era solo questione di tempo, prima o poi la criticità sarebbe emersa. «In estate si sono fatte scelte diverse privilegia­ndo altri ruoli» ha provato a spiegare più volte Gattuso, ma la sostanza rimane immutata: avere in rosa due sole punte e tre portieri che insieme ti costano di stipendio 20 milioni di euro annui tasse incluse non è il massimo dell’efficienza. La rivoluzion­e dirigenzia­le estiva in questo senso non ha aiutato, anzi, il problema è stato tutto lì. Qualcosa a gennaio bisognerà fare.

Meglio arrivarci però con qualche punto in più, perché i 5 in 4 partite fin qui ottenuti non sono granché come bilancio, specie se l’obiettivo è il quarto posto, oggi distante. C’è già un piccolo solco. Ragion per cui Rino ha chiesto ai suoi praticità: «Non voglio la gara perfetta, voglio una vittoria, ora ci serve come il pane». Il tecnico è quindi tornato sui deficit caratteria­li: «Non siamo ancora una grande squadra, ci piacciamo troppo, dobbiamo credere nella nostra forza». A partire da stasera, contro un Empoli inguaiato dalle due sconfitte consecutiv­e. Come Gattuso, anche Andreazzol­i non può già più rallentare.

Non voglio una partita perfetta, ma la vittoria Non siamo ancora una grande squadra, ci piacciamo troppo Dobbiamo credere nella nostra forza

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(Ansa) Fermo ai box Gonzalo Higuain, alla sua prima stagione con il Milan
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