Corriere della Sera

Ora il sogno diventa incubo

Per le semifinali potrebbe non bastare battere domani la Polonia 3-0

- Flavio Vanetti

All’improvviso il buio. E nelle tenebre si palesa il rischio, elevato, palpabile, di lasciare un Mondiale per il quale avevamo disegnato un’altra storia e un altro epilogo. La Serbia butta fuori l’italia dal Paese delle Meraviglie con una dimostrazi­one di pallavolo totale: devastante negli attacchi, implacabil­e nelle rigiocate, perfetta in quelle strepitose tenute difensive che erano veri cancelli invalicabi­li per le conclusion­i azzurre, in particolar­e del trio delle schiacciat­e Zaytsevjua­ntorena-lanza.

Ma in una serataccia in cui nulla, ma proprio nulla, ha funzionato, si sono persi pure gli altri, incluso un Giannelli stavolta annebbiato nel manovrare Azzurra: 3-0 e tutti a meditare, con i cattivi pensieri a forare la mente. La situazione è pericolosa perché non possiamo più essere arbitri del nostro destino.

Premesso che domani sarà indispensa­bile superare la Polonia per 3-0, la missione potrebbe essere complicata, al limite del praticabil­e, nel caso stasera i serbi alzino il piede dal gas e finiscano al tappeto con i campioni del mondo in carica. Lo scenario è da brividi: se la Polonia s’impone 3-0, Azzurra domani sera dovrà esibirsi con lo stesso score ma ancora più «rotondo», pena rischiare la pelle nei calcoli sui set che ci vedono penalizzat­i per i parziali incassati ieri sera. Ma anche nell’ipotesi di un 3-1, cambierebb­e poco: al 3-0 saremmo ancora obbligati.

La soluzione più blanda per noi sarebbe affrontare una Polonia vincitrice per 3-2: in tal caso basterebbe, si fa per dire, un 3-1. Ammesso di riuscirci.

No, siamo nel cuore di un incubo. E prima di sperare in una reazione di orgoglio, tra 24 ore, oggi siamo costretti a tifare Serbia con tutte le forze. L’italia è stata presa a pallate fin dal primo set, quando due turni di battuta, il primo del palleggiat­ore Jovovic e il secondo del centrale Podrascani­n, hanno scavato un baratro (12-19) nel quale la squadra è sprofondat­a senza remissione, trovandosi azzerata nella potenza di fuoco. Nel secondo, l’equilibrio è durato fino al 7-7. Poi è salito in cattedra l’altro centrale, Lisiniac, e ci ha ferito a più non posso, anche e soprattutt­o in battuta. E in tutto questo ha spadronegg­iato il tremendo Atanasjevi­c, campione d’italia con Perugia: non usava le mani, ma il martello di Thor per mazzolare da ogni posizione (19 punti per lui). L’immagine simbolo — leitmotiv di una serata disgraziat­a — è stato quanto è capitato sul punto che ha portato al 7-11: Azzurra non ha chiuso tre attacchi e sull’ultima rigiocata è stata la Serbia a prendersi lo scalpo. Da lì in poi il tramonto è stato definitivo e ha avvolto pure la terza frazione: il Brasile ha avuto la forza di rimontare la Russia da 0-2, noi invece abbiamo continuato a fare acqua e a incassare punti su punti, autentico veleno se alla fine la promozione sarà decisa dal pallottoli­ere. Di colpo, l’italia s’è scoperta brutta e fragile.

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