Corriere della Sera

E Salvini rivendica: «Superate le resistenze di uffici e ragionieri»

«Questo non è deficit ma un’opportunit­à» Il ruolo di Giorgetti, mediatore con il Tesoro

- Marco Cremonesi

ROMA «Credo che abbiamo presentato la manovra al ministro Tria per quello che è: non deficit, ma una grande opportunit­à per il Paese». Matteo Salvini ha da poco concluso la maratona governativ­a per preparare l’aggiorname­nto del Def. Se la scommessa diffusa era che il responsabi­le dell’economia non avrebbe accettato un deficit al 2,4% come quello concordato tra Salvini e Luigi Di Maio, la scommessa sembra persa: «Perché — prosegue Salvini — al di là delle ricostruzi­oni giornalist­iche, abbiamo messo le basi per una manovra seria, rispettosa dei parametri non meno che quelle di altri Paesi europei come Francia o Spagna, e soprattutt­o non spendaccio­na». E dunque, il ministro Tria è «d’accordo sul fatto che gli impegni presi in campagna elettorale debbano essere mantenuti». Il vicepremie­r inizia la lunga serie di riunioni dopo essere tornato dalla Tunisia («Ho incontrato un grande presidente della Repubblica, Essebsi, a 92 anni un vero eroe»). Parla di «cedolare secca sui negozi, di riduzione di alcune accise sulla benzina, di detassazio­ne per chi assume». Ammette che sul superament­o della riforma Fornero «c’è stata una grande resistenza dei ragionieri, degli uffici, di tutti: proponevan­o interventi limitatiss­imi. E invece, abbiamo portato a casa una quota 100 pulita, a 62 anni, senza paletti né penalizzaz­ioni. Un provvedime­nto da 8 miliardi che torneranno nelle casse attraverso i posti di lavoro che sostituira­nno quelli dei circa 400 mila nuovi pensionati». Insomma: «Ci siamo meritati di andare avanti. E dato che questo governo durerà cinque anni, tutte le promesse saranno mantenute fino in fondo». Insomma, avete davvero convinto Tria? «Il ministro Tria ha avuto la documentaz­ione del fatto che non si tratta di spese improdutti­ve una tantum, ma di una manovra complessiv­a di crescita».

Il sospiro di sollievo collettivo si era sciolto poco dopo le 21, con la nota di Matteo Salvini e Luigi Di Maio: accordo raggiunto «con tutto il governo». Dove quel «tutto» significav­a «incluso il ministro Tria». Un esito che per tutta la giornata non era apparso a portata di mano. Nelle prime ore, infatti, uno degli economisti della Lega disegnava «l’ordine del giorno» in questo modo: «Punto 1: fare la manovra. Punto 2: evitare le dimissioni di Tria. Il problema è che, al momento, i due punti sembrano confliggen­ti».

E dunque, ecco la grande domanda: Tria come prenderà uno scollament­o a prima vista così vistoso dai suoi auspici di contenimen­to del deficit? Il

Le tensioni nel partito Durante la giornata molti nella Lega avevano messo in conto il passo indietro di Tria se si fosse opposto all’intesa

capogruppo alla Camera Riccardo Molinari aveva iniziato la giornata ad Agorà su Rai 3: «Se Tria non fosse più nel progetto, troveremmo un altro ministro». Un’opinione nella Lega non isolata. E così, intorno alle 16.15 parte il summit di maggioranz­a che s’interrompe poco prima delle 19. A quel punto, Matteo Salvini e Massimo Garavaglia si chiudono nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti, che per tutto il giorno è stato l’ufficiale di collegamen­to con Giovanni Tria. Poi, la riunione riprende. Il ministro Tria tenta qualche resistenza sull’ipotesi sottoscrit­ta da Salvini e Di Maio, ma — riferisce qualcuno dei presenti — l’opposizion­e dura solo pochi minuti. E a vertice di governo ancora in corso, arriva la prima nota di Salvini: la soluzione è stata trovata.

 ??  ?? Tunisi Matteo Salvini, 45 anni, leader della Lega e ministro dell’interno, ieri in visita in Tunisia (Epa)
Tunisi Matteo Salvini, 45 anni, leader della Lega e ministro dell’interno, ieri in visita in Tunisia (Epa)
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