«Ci sono troppi vincoli Per il nuovo ponte i tempi si allungano»
Il governatore Toti: il nostro piano sarebbe già partito
«Qualche luce, molte ombre». Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. Nell’ormai consueto ruolo di coscienza critica, chiamiamola così, del lavoro governativo sul decreto per Genova. «Noi, inteso io e il sindaco Marco Bucci, non abbiamo mai cercato lo scontro. Siamo pragmatici, non ideologici. In nome di una città che ne ha un disperato bisogno, avevamo chiesto alcune cose. Tutto qui».
Nel decreto ci sono?
«Con il contagocce. Mentre altre sono una nebulosa. A cominciare dalla cosa più importante, la ricostruzione del ponte».
Cominciamo dagli aspetti positivi?
«Il decreto mette dei soldi sulla città, seppure non moltissimi».
Dove mancano?
«Il governo aveva illuso il porto di Genova facendo intravedere un contributo straordi- nario del 3 per cento sull’iva, per un importo che sarebbe stato pari a cento milioni di euro. In realtà il gettito si riduce a 30 milioni. Così diventa un semplice gettone».
Veniamo al dunque?
«Resta un nodo gigantesco, quello della ricostruzione. Non vedo come un commissario straordinario ancora da nominare, al quale sono stati imposti moltissimi paletti, possa riuscire a stare nei tempi brevi che la città e la regione si aspettano».
Quali sono i principali paletti?
«Se non ci sarà un affidamento “in house” ad Autostrade occorre una gara, ancorché semplificata e ristretta. Ci vorranno mesi per scegliere i progetti presentati dalle principali aziende del settore. E poi l’esclusione delle società che hanno rapporti con tutte le concessionarie, non solo Autostrade, pone un tema di equità per l’accesso al mercato che si presta a eventuali ricorsi».
Lo scontro governo-autostrade rallenterà la ricostruzione del ponte?
«La controversia sul futuro della concessione è legittima. In Parlamento e soprattutto in tribunale, che dovrebbe restare il luogo principale per trovare i colpevoli. Ma trascinata sul tema del ponte e del futuro di Genova, finirà con il trasformare la ricostruzione in una battaglia, legale e politica. E così i regolamenti di conti verranno fatti sulla pelle dei genovesi e dei liguri».
Dov’è l’errore secondo lei?
«Nel ragionamento di base. Chi fa un danno, prima di tutto deve adoperarsi per rili, Poi arriveranno altre sanzioni. In tutto il mondo si fa così. Solo qui si teorizza il contrario: prima lo pagano i cittadini, poi, semmai, Autostrade risarcisce. Non si è mai vista una cosa del genere».
C’erano davvero possibili alternative?
«Avessimo proseguito sulla strada indicata dagli enti loca-
Lo scontro La controversia sul futuro della concessione è legittima, ma non deve trasformare la ricostruzione in un campo di battaglia
I Cinque Stelle Se pensano con le loro idiosincrasie di imporre delle strampalate idee sulle infrastrutture, troveranno una città compatta e determinata
ovvero il progetto di Renzo Piano con Autostrade, Fincantieri e altre partecipazioni minoritarie, oggi saremmo già ai progetti esecutivi, ragionando sul piano di demolizioni. Invece adesso tutto si complica. E i tempi si allungheranno. Ma tanto».
Per i Cinque Stelle la presentazione di quel progetto è stata solo un siparietto.
«Sbagliano. Era invece una soluzione che avrebbe garantito in massimo 15 mesi il nuovo ponte. Se l’altra ipotesi è il ponte da pic-nic che piace tanto ai Cinque Stelle, ma finanziato con le regole europee, tanti cari auguri».
Crede davvero che non sia possibile escludere Autostrade?
«Mi sembra che anche il governo abbia qualche dubbio. Infatti nel decreto si parla di finanziamento pubblico, ovvero a carico dei contribuenti, anziché di semplice risarcimento danni da parte dell’ente concessionario. E con prudenza vengono stanziati 30 milioni all’anno per i prossimi dieci anni. Tutti segnali che indicano consapevolezza del fatto che in caso di revoca o di esclusione dal progetto, non sarà facile far pagare ad Autostrade il dovuto».
L’assenza di ogni riferimento al Terzo Valico è un avviso ai naviganti?
«I Cinque Stelle, con le loro idiosincrasie, mi sembrano i veri ispiratori di questo decreto. Se pensano di imporre le loro strampalate idee sulle infrastrutture bloccando Terzo Valico e Gronda, si troveranno davanti una città molto compatta e determinata».
Genova sta perdendo la pazienza?
«Veda lei. A una città che nell’emergenza si è mostrata generosa e determinata viene offerto un decreto che nella parte fondamentale ha contorni fumosi e disposizioni di cui nessuno capisce l’utilità».
Un anno per il nuovo ponte?
«Bisogna essere molto ottimisti per crederci davvero. Oggi ci vuole ottimismo anche solo per capire che strada verrà presa per la ricostruzione».