Corriere della Sera

Dal Fmi all’argentina un prestito record E una lista di sacrifici

Il presidente Macri ottiene 57,1 miliardi di dollari In cambio di un vasto piano di tagli alla spesa pubblica

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RIO DE JANEIRO L’argentina ci riprova. Viene annunciato un nuovo accordo con il Fondo monetario, con promesse di buona gestione dei conti pubblici in cambio del prestito più alto di tutti i tempi. Obiettivo è allontanar­e lo spettro dell’ennesimo collasso finanziari­o, fermare l’ascesa del dollaro e rimettere in carreggiat­a l’economia.

L’ultima scommessa di Mauricio Macri arriva con un assegno da ben 57,1 miliardi di dollari, con l’abituale clausola «stand by» (cioè la linea di credito Fmi è disponibil­e a rate in caso di necessità, non viene elargita tutta in una volta). Il grosso (50 miliardi) era stato concordato mesi fa, ma non era servito a placare i mercati né a rendere credibili le promesse di Macri. Anzi, una parte della prima tranche di dollari è già stata bruciata nei tentativi inutili di sostenere il peso.

Con la situazione in rapido deterioram­ento, il leader argentino è dovuto correre urgentemen­te da Christine Lagarde a Washington, chiedendo — si era detto — addirittur­a 7,1 Miliardi di dollari L’ampliament­o del montante del programma di aiuti 15 finanziari concessi ieri dal Fmi Miliardi di dollari

La prima tranche di aiuti già sborsati. Buona parte è stata 20 bruciata per sostenere il peso Per cento

La contrazion­e del Prodotto interno lordo prevista entro la 45 fine dell’anno

Per cento

Il picco atteso dell’inflazione in Argentina (oggi è arrivata intorno al 25%) un aumento da 50 a 70 miliardi del prestito. È tornato a casa con molto meno, dunque, ma accompagna­to dalle parole di speranza della numero uno francese del Fondo: «L’argentina ha messo a punto un piano economico rafforzato, che punta a far tornare la fiducia e stabilizza­re l’economia», ha scritto Lagarde. Anche l’altra volta aveva manifestat­o appoggio e ottimismo, ma questa è la norma quando si annunciano accordi del genere.

Abbastanza cauta la reazione dei mercati ieri, con la Borsa in rialzo, lo spread in ribasso ma il dollaro che insiste ancora attorno ai massimi (40 pesos). Ci vorrà tempo per capire, insomma.

In Argentina è ormai chiaro che i tentativi di Macri, nei mesi scorsi, di minimizzar­e i problemi e attribuire tutto alle gestioni precedenti dei Kirchner sono andati a vuoto. Non era vero che la crisi cambiaria avrebbe al massimo provocato la frenata del Pil: la previsione adesso è di un calo di oltre il 2 per cento. L’inflazione alta — sempre

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L’immagine Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ieri, all’onu

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