Iushra, nuove ricerche nel bosco Al vaglio le auto con il permesso
Brescia, la piccola affetta da autismo sparì il 19 luglio. In campo 80 uomini
BRESCIA Il foglio con i numeri utili scritti in grande a pennarello, i riferimenti per la sequenza delle squadre al lavoro e la sua foto, quella in cui sorride con in braccio la sorellina Fatima. Tutti appiccicati alla grande bacheca di legno con le puntine. Perché nessuno possa anche solo dimenticare il volto della piccola Iushra Gazi: origini bengalesi, 12 anni, affetta da autismo, è scomparsa il 19 luglio dopo essere scappata durante una gita organizzata dalla Fobap (Fondazione bresciana assistenza psicodisabili) con un gruppo di altri ragazzini disabili sull’altopiano di Cariadeghe — uno dei più densi di grotte a livello internazionale — a Serle, in provincia di Brescia. Poi di lei più nessuna traccia. È come un déjà vu. Due mesi dopo, si ricomincia a cercare.
Arrendersi non è una possibilità che né la Procura (il pm Donato Greco ha aperto un fascicolo per lesioni colpose an- cora a carico di ignoti) né le istituzioni o i soccorritori vogliono contemplare. Non per adesso. E allora si riparte dalla frazione di Castello, che porta dritta a Botticino, noto per i suoi marmi: cioè dalla zona in cui un testimone — Enrico Ragnoli, 30 anni, residente del posto (già sentito per ore all’epoca dagli inquirenti che si attivarono per le prime verifiche) — disse di aver avvistato la piccola il giorno dopo la sua sparizione: «Era su una panchina e girava i pollici — disse —. Quando ha sentito il rumore di un portone che si stava chiudendo ha iniziato a correre ed è scappata. Non l’ho più vista». Dal punto in cui la piccola ha iniziato a correre per poi volatilizzarsi nel nulla per arrivare qui serve un’ora abbondante di cammino.
Si riparte dai boschi e dalle grotte. Ieri, con il coordinamento della prefettura al lavoro c’erano circa 80 uomini altamente specializzati tra Protezione civile, Vigili del fuoco, soccorso alpino e speleologi (che hanno perlustrato tre grotte), oltre alle «guide» locali a guidarli nei punti più complicati in modo da battere palmo a palmo anche questi boschi, torrenti compresi. La tabella di marcia prevede di scandagliare una settantina di ettari al giorno, «per una decina di giorni, poi si vedrà», conferma il sindaco di Serle Paolo Bonvicini, che oggi come due mesi fa è sempre stato presente durante le battute di ricerca della piccola. Nelle prossime ore si leveranno in volo anche i droni dei Vigili del fuoco, nel tentativo di mappare il territorio impervio. Assente (per la prima volta) il padre di Iushra, Liton Gazi, di turno in fabbrica all’iveco ma che già oggi dovrebbe raggiungere i soccorritori con la moglie Khanam, che ha sempre temuto che qualcuno potesse aver fatto del male alla sua bambina.
Nel frattempo, proprio per non lasciare nulla di intentato, la Procura di Brescia ha acquisito l’elenco dei permessi rilasciati alle auto dal Comune di Serle per l’accesso al bosco, lungo la strada in cui la piccola ha iniziato a correre, concessi per sistemare i capanni di caccia (anche i nomi dei proprietari sono stati rintracciati) o tagliare legna: «Dalle verifiche — spiega il sindaco — nel periodo in cui Iushra è scomparsa abbiamo rilasciato 15 autorizzazioni». Finite agli atti. Di Iushra, per ora, ancora nessuna traccia.