Totti, la festa al Colosseo e quella rissa sfiorata con Spalletti
Il suo giorno: 27 settembre, 42° compleanno. La sua città: Roma. Il simbolo della sua città: il Colosseo. Gli amici calcistici: i compagni del Mondiale 2006 e «quel matto» di Cassano. Il passato: Rosella Sensi. Il presente: Eusebio Di Francesco. Francesco Totti ha presentato il libro «Un Capitano», scritto con Paolo Condò (Rizzoli, 512 pp, 21 euro), come fosse nel salotto di casa. Roma «alta» e Roma «bassa». C’era il compagno di calcetto Giovanni Malagò, presidente del Coni, ma anche Gianni Guigou, non certo il più dotato con cui ha giocato nella Roma. Il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, e l’interista Materazzi che segnò nella finale di Berlino; l’erede Daniele De Rossi e la moglie Ilary Blasi; l’attore e doppiatore Luca Ward, voce del Gladiatore, la sindaca Virginia Raggi. C’era chi l’ha allenato — Ranieri, Delneri, Prandelli — ma non Spalletti. Non era stato invitato. L’allenatore dell’inter ha promesso una «recensione» del libro quando lo avrà letto. Se vuole guadagnare tempo può saltare a pagina 465, quella del litigio dopo Atalanta-roma 3-3 del 17 aprile 2016: «Spalletti ci aspetta sull’uscio dello spogliatoio. Si chiude la porta alle spalle, sbattendola, e comincia a urlare. Il mio armadietto è il più lontano dall’ingresso, sono accanto a De Rossi e Florenzi, chinato sulle scarpe che mi sto sfilando. Quando rialzo la testa trovo la faccia di Spalletti a un centimetro dalla mia. Mi aspettava: “Basta, hai rotto le palle, pretendi ancora di comandare e invece te ne dovresti andare!”. Il tutto gridato a massimo volume. È l’ultimo litigio tra me e Spalletti, nel senso che perdo le staffe anch’io e ci devono separare in quattro perché altrimenti ce le daremmo di santa ragione. Di lì in poi, chiuso». (l.v.)
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