IL CROLLO DEL CENTRO AL TEMPO DELLA RETE
Caro Aldo, l’implosione della Democrazia cristiana ha portato alla fine politica del centro. Craxi prima, e Berlusconi poi, hanno cercato di dare risposte alle richieste dei moderati col populismo. Ma se il centro non c’è più, possono Salvini e/o Di Maio governare il cambiamento con due partiti trasversali? Francesco Italo Russo Montecatini Terme (Pt)
Caro Francesco Italo,
In effetti la scomparsa del centro non è meno importante dell’avanzata dei populismi. Dal centro sono state governate l’italia e la Germania per quarant’anni. Quando nel 1998, dopo la lunga stagione di Kohl, Gerhard Schröder riportò al governo i socialdemocratici a Berlino, il suo slogan elettorale era «Die neue Mitte», il nuovo centro: non voleva dire che l’spd fosse uguale alla Cdu, voleva rivendicare una centralità all’insegna delle riforme e della rappresentanza del ceto medio.
La sinistra perde non solo perché ha ceduto voti popolari ai nuovi movimenti antisistema, ma anche perché non ha saputo conquistare i moderati: l’elettorato di Forza Italia guarda ora in grande maggioranza alla Lega, non al Pd. Il problema però è anche della destra liberale, conservatrice, cattolica. Che ieri esprimeva personaggi appunto come Kohl, Chirac, Major; e ora non è più competitiva, non innova, non forma classe dirigente; tenta invano di cooptare e addomesticare gli Orbán. Si pensi al declino della Merkel, e alle difficoltà di Macron; che è un centrista, proprio come Renzi.
Le cause del crollo del centro sono molte: la crisi economica, la distruzione del lavoro, la guerra tra poveri scatenata dall’immigrazione senza controllo, il discredito delle vecchie classi dirigenti. Ma non va sottovalutata la Rete. Che parla il linguaggio crudo e sgrammaticato dell’insulto e della mistificazione. Ai tempi della Rete, anche un genio come De Gasperi avrebbe faticato a trovare un pubblico capace di starlo a sentire.