Il fisco? Un nemico per un italiano su 2 «Sì alle riforme»
Boccia: chi evade le tasse fa concorrenza sleale Greco: impunità alta. Rossi: ripensare il sistema
ROMA Nemico, iniquo e non adeguato. Aggettivi che calzano con facilità quando si tratta del fisco. Un’analisi elaborata da Deloitte indica la cifre che danno una misura della percezione delle famiglie e delle imprese riguardo ai meccanismi fiscali. In Italia le tasse piacciono meno che altrove, il dato emerge dallo studio presentato alla quinta edizione dello Strategic Council di Deloitte. I numeri dicono che un contribuente italiano su due percepisce il fisco come un nemico, a fronte di una media estera che si aggira al 27% (negli Stati Uniti a catalogare come ostile il fisco sono il 14% dei cittadini). In Italia 9 volte su 10 il sistema tributario è considerato non equo, mentre la media estera indica 8 volte su 10. Un quadro a cui fa da cornice una forte evasione, generata nel 44% dei casi da un carico fiscale eccessivo, nel 36% da sanzioni troppo leggere o da controlli poco efficaci. Spunti da cui muovere per trattare della correlazione tra equità fiscale e crescita economica sostenibile. tanto più alla vigilia di una manovra che punta su flat tax e pace fiscale. La discussione ha coinvolto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, Jacques Attali, economista, Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Andrea Poggi, responsabile monitor, Deloitte Strategy Consulting, Francesco Greco, procuratore capo, Maria Bianca Farina, presidente di Poste Italiane, Mario Moretti Polegato, fondatore di Geox e Enrico Ciai, amministratore delegato di Deloitte Italy.
Una delle evidenze dello studio di Deloitte è che «senza riforma fiscale non può esserci futuro», riassume Poggi, indicando come 7 italiani su 10 siano convinti che una rifondazione del meccanismo che disciplina tasse e tributi potrebbe tradursi in una spinta per l’economia. «In particolare, l’89% degli italiani reputa già oggi sostenibile una riduzione della pressione fiscale, attraverso l’eliminazione degli sprechi (46%) e la lotta all’evasione (34%)», dice Poggi. Una dinamica quella della riduzione fiscale che tuttavia «non deve impattare i servizi pubblici: solo il 29% degli italiani sarebbe disposto a pagare meno tasse in cambio di una riduzione dei servizi offerti». A concordare sul fatto che il sistema fiscale sia da ripensare è Rossi di Bankitalia. «È nella realtà dei fatti che non funzioni», osserva, «c’è la percezione di una pressione troppo alta e probabilmente lo è, ma le percezioni si trasformano in scelte elettorali e non vanno ignorate anche se sbagliate». L’eccesso di pressione viaggia di pari passo con tassi di elevata evasione, fenomeno su cui si sofferma il presidente di Confindustria. «Chi rispetta le regole e paga le tasse deve essere tutelato. L’evasione è una forma di concorrenza sleale: se un evasore va in carcere è un bene perché è concorrenza sleale a quelli che pagano le tasse» sottolinea Boccia.
Una considerazione in risposta al procuratore capo della Repubblica di Milano Greco, che concorda «sull’elevata dimensione dell’impunità in Italia per il reato di evasione rispetto a quanto capita all’estero e, in particolare, negli Stati Uniti». «Occorre investire per migliorare capacità e tecnologie investigative dell’agenzia delle Entrate, affinché sia più attrezzata nel comprendere e ricostruire architetture societarie, finanziarie e fiscali, realizzate a fini di evasione», è l’osservazione contenuta nel messaggio del vicepremier Luigi Di Maio affidato all’apertura dei lavori della tavola rotonda.
Le sanzioni
Il 36% degli italiani, secondo Deloitte, ritiene leggere le sanzioni per chi evade