L’italvolley appesa a un filo O travolge la Polonia o è fuori
Il k.o. della Serbia obbliga gli azzurri a vincere stasera 3-0 e con un +15
TORINO Non ha finito di grandinare, sull’italia del volley. Dopo la batosta contro la Serbia, ecco il k.o. (dal chiaro sapore di «biscotto») degli stessi avversari che l’altra sera erano un’iradiddio e che ieri contro la Polonia si sono invece normalizzati, concedendosi anche ai cambi e agli esperimenti per arrendersi infine per 3-0.
È lo scenario peggiore per l’italia: la qualificazione alle semifinali è ora appesa a un miracolo. Anzi, a due. Il primo impone di lasciare a secco di set i polacchi — e già qui la parete si fa impervia —, il secondo prevede che si vinca con un margine ampio (possiamo concedere, ammesso non si vada ai vantaggi, fino a 60 punti in tre set: dunque, non oltre 75-60; in ogni caso un differenziale di almeno 15 punti) per ribaltare un quoziente set sfavorevole ed eliminare i biancorossi. I serbi, forti di numeri migliori, sono già sicuri di passare. Morale: sognare è bello, l’importante è non crederci troppo.
Nella giornata che ha visto l’addio della Russia, mandata a casa dagli Stati Uniti (ora favoriti per il titolo), la Serbia l’ha dunque rifatto. Nella fase di qualificazione si era allenata, contro la Polonia: lo scopo, quella volta, era di evitare i russi. Ieri la manovra è stata più scientifica: qua e là ha giocato e ha pure «rischiato» di vincere quel set che avrebbe aiutato l’italia. Ma poi non ha mai concluso. Clamoroso il buco nel finale del primo set: dal 21-18 ha ceduto fino al 2628. Solfa simile nella seconda frazione, quando Grbic ha tolto Atanasijevic (poi sarebbero usciti pure Podrascanin e altri), dando spazio alle riserve. A quel punto era tutto deciso, anche se qualche titolare è rientrato. Non ci stupiamo: di fregature chirurgiche è piena la storia di tante squadre italiane di varie discipline. Vanno poi anche dette due cose: ci siamo messi noi nei guai. E chi non sarebbe ingolosito dal cacciare la squadra organizzatrice? Forse lo faremmo pure noi.
Adesso, comunque, la parola passa all’italia, che incidentalmente saluta la squadra femminile, domani al debutto a Sapporo nel suo Mondiale (sfiderà la Bulgaria, primo atto di un percorso che ci si augura raggiunga la finale del 20 ottobre). Ma oggi si tratta, se si può, di rifare l’azzurra dei maschi. «Non vediamo l’ora che arrivi la partita, per mangiare il campo e la Polonia: dobbiamo tirare fuori tutto quello che abbiamo dentro», diceva ieri Simone Giannelli nell’incontro con la stampa. Facile a dirlo, meno a farlo. Il Pala Alpitour, già sede della mancata qualificazione del basket ai Giochi di Rio, rischia di diventare il luogo delle streghe dell’italia dello sport.
Risultato sospetto Aria di biscotto nel match di ieri. Giannelli: «Tiriamo fuori tutto quello che abbiamo»