«Attenti alle illusioni»
Dombrovkis, vicepresidente della Commissione Ue: peserà sulle famiglie
I l vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, usa toni morbidi tipici di chi riflette e non attacca ma ricorda che seguire le regole conta, sia per l’italia che per qualunque altro Paese.
Valdis Dombrovskis, il 47enne vicepresidente della Commissione europea responsabile per le politiche dell’euro, è abituato da decenni a esprimersi con cautela. Fa parte della sua cultura di studioso di fisica formatosi nei laboratori tedeschi, oltre che in Lettonia dove è nato e cresciuto. Ma se adesso Dombrovskis parla pesando ogni parola sulla situazione dell’italia dev’esserci una ragione di più, di natura politica questa volta. Si direbbe che il vicepresidente della Commissione Ue voglia evitare una trappola spalancata davanti alle istituzioni dell’unione europea: la discesa in una lite furiosa nella quale il governo di Roma possa accusare Bruxelles di pignoleria, rigidità e magari di praticare due pesi e due misure contro l’italia e a favore di qualche altro Paese.
Anche la Francia per esempio sta presentando in questi giorni un bilancio con un deficit crescente, benché la deviazione venga prevista per un solo anno e ciò dovrebbe convincere la Commissione Ue a dare il suo via libera. Per l’italia invece sarà diverso, perché l’indebitamento previsto in più è permanente e l’equilibrio del Paese è molto più precario.
In questo quadro, Dombrovskis capisce esattamente ciò che è meglio schivare: una polemica su presunte discriminazioni della Commissione Ue ai danni di un governo a guida populista; sarebbe materia prima perfetta, in mano alla Lega o ai 5 Stelle, per fare campagna alle elezioni europee di maggio. Per questo il commissario Ue venuto dalla Lettonia, di cui è stato premier, non dà nulla per scontato. «Rispettiamo qualunque governo democraticamente eletto e cerchiamo di lavorare in maniera costruttiva alle sfide che abbiamo davanti a noi», premette. «Come qualunque altro nell’area euro, anche il governo italiano ha degli impegni e degli obblighi da rispettare e questi includono le regole di bilancio europee perché — aggiunge Dombrovskis — l’euro è una comunità costruita sulla fiducia e questa fiducia si basa su regole concordate
insieme e condivise. È per questo che seguire le regole conta, sia per l’italia che per qualunque altro Paese».
Per il commissario Ue è impossibile far finta che i piani di bilancio usciti giovedì da Palazzo Chigi, fra urla dai balconi e bandiere al vento nella notte, siano in linea con quanto richiederebbe il Fiscal Compact europeo. «È chiaro che la strategia di bilancio che è stata presentata, prevedendo
un aumento sostanziale invece che un calo del deficit strutturale (al netto degli effetti transitori, ndr) è in contraddizione con gli impegni dell’italia, che erano stati concordati con tutti i Paesi dell’unione europea». Il governo precedente aveva indicato un percorso di riduzione del deficit pubblico sostanzialmente fino ad azzerarlo fra un paio di anni. Sulla credibilità degli intenti dei governi di centrosinistra di Matteo Renzi e poi di Paolo Gentiloni si stendevano molte ombre, se non altro perché erano stati rinviati già molte volte e ancora oggi dipendono da enormi aumenti dell’iva che poi vengono sempre sospesi.
Ma stavolta c’è un passo in più, perché l’italia per la prima volta da anni sceglie di aumentare l’indebitamento. Dombrovskis non salta alle conclusioni perché vuole lasciare spazio al governo di Roma di ripensarci nelle prossime due settimane, specie se i mercati finanziari lo obbligheranno a farlo. «Saremo in
grado di dare la nostra opinione una volta che l’italia presenterà il suo progetto di bilancio — dice —. Comunque ciò che si sta discutendo oggi sembra in contraddizione con il Patto di stabilità».
C’è però un problema che lo preoccupa di più, ed è la dinamica del populismo. Conquista il potere nel nome degli interessi del popolo e rischia di ottenere il risultato contrario, avverte Dombrovskis. «All’inizio sembra che la strategia (del fare più debito, ndr) porti immediati benefici, poi in realtà viene fuori che è un’illusione perché sta già producendo costi più alti in interessi sul debito per lo Stato, per le imprese italiane e per le famiglie — dice il vicepresidente della Commissione Ue —. Alla fine dei conti, il denaro pagato per il servizio del debito sarà sprecato per il bilancio pubblico e gli interessi più alti peseranno su famiglie e imprese, generando meno crescita, meno investimenti e minore creazione di posti di lavoro».
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