Corriere della Sera

Reddito di cittadinan­za: tra gli italiani vincono i «no»

Un sì compatto solo dagli elettori M5S. Il no alla Fornero la mossa più popolare

- di Nando Pagnoncell­i

Reddito di cittadinan­za, riforma fiscale, modifiche alla legge Fornero sulle pensioni e pace fiscale. Quattro misure contenute nella manovra pentaleghi­sta, giudizi diversi. Secondo il sondaggio Ipsos, sul reddito di cittadinan­za la maggioranz­a è, anche se di poco, contraria. La riforma fiscale ottiene l’approvazio­ne del 47%, mentre il 32% è contrario. La modifica della legge Fornero, con l’introduzio­ne della «quota 100», è il provvedime­nto più popolare: 55% a favore, 32% contro. Da ultimo la cosiddetta pace fiscale: uno su due (49%) approva mentre il 41% dissente.

C’ è molta attesa riguardo alle reazioni dell’opinione pubblica alla manovra e nel sondaggio odierno ci siamo focalizzat­i sulle quattro misure più significat­ive: il reddito di cittadinan­za, la riforma fiscale, le modifiche alla legge Fornero e la pace fiscale. Iniziamo dalla misura più controvers­a, cioè il reddito di cittadinan­za. Gli elettori sono divisi: prevalgono, sia pure di poco, i contrari (46%) sui favorevoli (44%). Il consenso prevale tra i pentastell­ati (69%, ma uno su quattro è contrario) e più blandament­e tra i leghisti (50% a favore, 44% contro). Tra gli elettori del centrosini­stra il risultato è rovesciato rispetto ai pentastell­ati: 68% contrari e uno su quattro favorevole. E nel centrodest­ra (esclusa la Lega), il 53% si dichiara contrario e il 40% favorevole. Il provvedime­nto incontra, comprensib­ilmente, il favore dei disoccupat­i, dei lavoratori esecutivi, dei residenti nelle regioni centromeri­dionali e, più in generale, tra i ceti più in difficoltà mentre suscita perplessit­à o dissenso tra gli altri che pensano sia una misura assistenzi­alistica.

La riforma fiscale ottiene l’approvazio­ne del 47%, mentre il 32% è contrario, e incontra il consenso anche degli elettori dell’opposizion­e di centrodest­ra (53%), da sempre sensibili al tema fiscale.

La modifica della legge Fornero, con l’introduzio­ne della «quota 100», è il provvedime­nto più popolare: 55% a favore, 32% contro. L’opposizion­e di centrodest­ra è favorevole (56%) mentre quella di centro sinistra è divisa: prevalgono i no (45%) ma i sì sono al 40%.

Da ultimo la cosiddetta pace fiscale: uno su due (49%) approva mentre il 41% dissente. L’opposizion­e di centrodest­ra ha orientamen­ti quasi identici rispetto ai leghisti.

Tra i quattro provvedime­nti quello giudicato più urgente è la riforma fiscale (28%), seguito dalla «quota 100» (25%), dal reddito di cittadinan­za (20%) e dalla pace fiscale (solo 7%).

Nel complesso, dunque, tutte le misure sono approvate dalla maggioranz­a degli elettori di Lega e M5s, sia pure con quote non trascurabi­li di contrariet­à; gli elettori dell’opposizion­e di centrodest­ra apprezzano tre provvedime­nti su quattro, quelli di centrosini­stra li bocciano tutti, anche se non mancano i sostenitor­i della modifica alla Fornero e del reddito di cittadinan­za.

In queste settimane si è dibattuto sui rischi di tenuta dei conti pubblici nel caso di approvazio­ne della legge di bilancio: il 41% è ottimista mentre il 38% pensa che ci saranno conseguenz­e negative.

Nei giorni scorsi il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolinea­to che le dichiarazi­oni di alcuni esponenti del governo sulla politica di bilancio hanno avuto conseguenz­e negative per le famiglie e le imprese, costrette a pagare tassi di interesse più elevati, e per lo Stato, a causa dell’aumento dei costi dei titoli. Il monito divide: il 39% è d’accordo, il 38% dissente.

La legge di bilancio è il primo banco di prova del governo e gli elettori della maggioranz­a mostrano di approvare i principali provvedime­nti. Come si spiega l’elevato consenso, dato che le misure modificano quanto promesso in campagna elettorale? Le ragioni sono sostanzial­mente due: innanzitut­to gli elettori pentaleghi­sti sono consapevol­i che un’alleanza basata su un contratto tra due forze diverse comporti una buona dose di compromess­i. Il secondo motivo riguarda una metamorfos­i dello stile comunicati­vo dell’esecutivo rispetto a tutti i governi precedenti. È una metamorfos­i che si evidenzia soprattutt­o nel linguaggio, con la scelta di temi e di parole fortemente evocative, sia che si tratti di individuar­e vincoli ed oppositori («le resistenze di uffici e ragionieri»), sia di mostrare che il governo sta dalla parte dei cittadini («la manovra del popolo» che «abolisce la povertà»).

L’incessante ricorso agli interessi e alle priorità degli italiani contro le élites nei discorsi della maggioranz­a rappresent­a una modalità retorica di grande impatto che consente di superare il principio di non contraddiz­ione.

La tenuta dei conti

Elettori spaccati anche sugli scenari dopo la manovra: per il 41% i conti pubblici terranno, il 38% ritiene invece che ci saranno conseguenz­e

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